“L’Universo non giudica: cospira a favore di ciò che desideriamo. Perciò il guerriero ha il coraggio di guardare le ombre della propria anima, e si domanda se non stia chiedendo qualcosa di sbagliato per se stesso. E presta sempre grande attenzione a ciò che pensa.” PAULO COELHO
29/12/10
Dillo alla luna....
Una canzone meravigliosa scritta da Vasco Rossi e interpretata da mia Martini in modo stupendo...come solo lei sapeva fare....
27/12/10
Rosa purpurea

ROSA PURPUREA
Ti avevo cantato una canzone.
Tu tacevi.
La tua destra tendeva
con dita stanche una grande,
rossa, matura rosa purpurea.
E sopra di noi con estraneo fulgore
si alzò la mite notte d'estate,
aperta nel suo meraviglioso splendore,
la prima notte che noi godemmo.
Salì e piegò il braccio oscuro
intorno a noi ed era così calma e calda.
E dal tuo grembo silenziosa scrollasti
i petali di una rosa purpurea.
(Hermann Hesse)
26/12/10
24/12/10
Magia del Natale

Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale - un giorno - gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno.
(Natale, un giorno di Hirokazu Ogura)
23/12/10
Buon Natale
22/12/10
Pensiero

Pensiero,
io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero,
dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.
Alda Merini, da "La terra santa"
Prossimo Nobel per la Pace?

“…oggi è possibile affermare nel modo più scientificamente rigoroso che, se propriamente stimolato, il cervello può letteralmente ricreare se stesso: sviluppa nuove reti neuronali, apre nuovi percorsi, stabilisce nuovi circuiti cerebrali.” (Da: La disabilità non è un limite” di Reuven Feuerstein, Yaacov Rand, Rafi Feuerstein in collaborazione con Nessia Laniado e Gianfilippo Pietra, Ed. Libri Liberi 2005).
Il Professor Reuven Feuerstein, psicologo israeliano, padre del P.A.S. e grande mediatore, è stato proposto come candidato al Nobel per la Pace 2011.
Le capacità di apprendimento dell’uomo non sono innate, ma, con la giusta motivazione, possono essere modificate a qualsiasi età. Insomma: imparando a imparare si diventa più intelligenti. E’ attorno a questa convinzione che ruota il metodo creato da Reuven Feurstein dopo anni di lavoro dedicati al recupero delle persone con ritardi mentali provocati dalla prigionia nei lager nazisti. Psicologo “cognitivista” e allievo di Jean Piaget, Feuerstein – recentemente candidato al Nobel per la Pace – è padre del programma di arricchimento strumentale (Pas), utilizzato con successo in 70 paesi del mondo e tradotto in 16 lingue.
informazione del Metodo Feuerstein, vedi il sito:unmomentostopensando
Maria Luisa Boninelli , Applicatrice Metodo Feuerstein
20/12/10
Discriminazione
Ho appena inviato una lettera di reclamo all'ufficio provinciale addetto, in quanto ritengo discriminante il fatto che ai ragazzi con disabilità grave, i quali devono restituire parte della quota dell'assegno di cura, visto che frequentano il laboratorio protetto, viene richiesto il certificato medico per un solo giorno di malattia.
A parte il discorso discriminante rispetto a quelli meno gravi che non sono tenuti a portare il certificato medico, in quanto non devono pagare nessuna quota, esiste un problema di disagio per le famiglie in quanto anche se hanno il ragazzo/a con un forte raffreddore o solo perchè la notte ha avuto un malessere e non ha dormito e vorrebbero tenerlo a casa per un giorno, si astengono proprio per il motivo che li costringerebbe ad andare dal medico e spesso, vuoi per anzianità, vuoi perchè qualcuno si ritrova sola in casa senza aiuto, diventa problematico farlo. Nel contempo spesso, alcuni operatori criticano il fatto che ragazzi raffreddati vengono mandati lo stesso nel laboratorio protetto! Io ritengo che si dovrebbe abolire questa norma e dovrebbe bastare una telefonata entro le h 9 del mattino dove si avvisa l'assenza. Non è certo un certificato medico che risolve la continuità dal punto di vista educativo e pedagogico o altre scuse che vengono indicate. Non è vero poi che le famiglie in questo modo tendono a tenere i loro ragazzi a casa, visto la grande richiesta, invece, di voler prolungare le giornate di apertura all'anno dei laboratori! Io penso inoltre che, mettere certi meccanismi troppo rigidi verso le famiglie denota una certa insensibilità alle problematiche della disabilità grave e di ciò che questo comporta alle stesse famiglie. Sarebbe più giusto che le Istituzioni avessero invece un occhio di riguardo verso queste famiglie che hanno un compito così gravoso nell'accudire il loro familiare disabile e facilitare loro pertanto l'esistenza, non al contrario appensantirla, come troppo spesso accade.
Speriamo che abbia un seguito positivo.....
A parte il discorso discriminante rispetto a quelli meno gravi che non sono tenuti a portare il certificato medico, in quanto non devono pagare nessuna quota, esiste un problema di disagio per le famiglie in quanto anche se hanno il ragazzo/a con un forte raffreddore o solo perchè la notte ha avuto un malessere e non ha dormito e vorrebbero tenerlo a casa per un giorno, si astengono proprio per il motivo che li costringerebbe ad andare dal medico e spesso, vuoi per anzianità, vuoi perchè qualcuno si ritrova sola in casa senza aiuto, diventa problematico farlo. Nel contempo spesso, alcuni operatori criticano il fatto che ragazzi raffreddati vengono mandati lo stesso nel laboratorio protetto! Io ritengo che si dovrebbe abolire questa norma e dovrebbe bastare una telefonata entro le h 9 del mattino dove si avvisa l'assenza. Non è certo un certificato medico che risolve la continuità dal punto di vista educativo e pedagogico o altre scuse che vengono indicate. Non è vero poi che le famiglie in questo modo tendono a tenere i loro ragazzi a casa, visto la grande richiesta, invece, di voler prolungare le giornate di apertura all'anno dei laboratori! Io penso inoltre che, mettere certi meccanismi troppo rigidi verso le famiglie denota una certa insensibilità alle problematiche della disabilità grave e di ciò che questo comporta alle stesse famiglie. Sarebbe più giusto che le Istituzioni avessero invece un occhio di riguardo verso queste famiglie che hanno un compito così gravoso nell'accudire il loro familiare disabile e facilitare loro pertanto l'esistenza, non al contrario appensantirla, come troppo spesso accade.
Speriamo che abbia un seguito positivo.....
18/12/10
Albero di Natale alternativo

trovato su questo sito interessante di mammafelice
17/12/10
13/12/10
Festa Sociale Stella Polare


Domenica 12 dicembre, c'è stata la bellissima Festa Sociale dell'Associazione "Stella Polare-Volontariato delle disabilità"
Il gruppo dei ragazzi volontari coordinati da Andrea sono stati favolosi!!!
Abbiamo avuto la gradita visita dell'assessore al sociale Mauro Randi e del presidente della commissione al sociale Guido Margheri del Comune di Bolzano.
Ci ha fatto compagnia anche il referente dell'handicap Ubaldo Bacchiega...
e....abbiamo potuto così dimostrare anche come ci si può rapportare con il mondo della disabilità...semplicemente...
E' arrivata moltissima gente...i ragazzi si sono divertiti moltissimo con musica..ballo...spettacolo e vari giochi...Non è mancata neanche la danza del ventre da parte di una volontaria....e infine la cena allietata da due amici che hanno suonato e cantato.....
Insomma...è andata benissima..con un pò d'ansia all'inizio....ma soddisfazione alla fine.....
11/12/10
Le nomine dell'Osservatorio
Osservatorio sulla disabilità, ecco le nomine:
Sono quaranta i componenti l’Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità, costituito lo scorso 30 novembre con decreto ministeriale del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Oltre ai rappresentanti di diversi ministeri, istituzioni, enti pubblici e organizzazioni sindacali e datoriali, a comporre l’organo di consulenza previsto dalla legge di ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 3 marzo 2009 ci sono oltre quindici esponenti delle principali organizzazioni del non profit impegnate per la tutela dei disabili e dei loro familiari.Ecco nel dettaglio come sarà composto l’Osservatorio, la cui prima riunione annunciata dal ministero per lo scorso 2 dicembre è stata rinviata per ragioni organizzative al 16 dicembre. Sul fronte dei ministeri: Orietta Maizza (dipartimento della Pubblica amministrazione e innovazione della Presidenza del Consiglio dei ministri), Alessandra De Marco (dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri), Angelo Mari (dipartimento per Politiche per la famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri), Daniela Bas (ministero degli Affari esteri), Massimo Marconi (ministero dell’Economia e delle finanze), Corrado Loschiavo (ministero delle Infrastrutture e dei trasporti), Raffaele Tangorra (ministero del Lavoro e delle politiche sociali), Fiammetta Landoni (ministero della Salute), Massimo Zennaro (ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca).In rappresentanza degli enti locali e degli enti pubblici ci sono, invece, Fabio Cembrani (Conferenza delle regioni e delle province autonome), Raffaele Goretti (Conferenza delle regioni e delle province autonome), Francesco Lo Trovato (Upi), Paolo Anibaldi (Anci), Anna Radi (Inps), Ivano Mannucci (Inpdap), Saverio Gazzelloni (Istat).Per i sindacati e le associazioni datoriali: Antonina Daita (Cgil), Silvia Stefanovichj (Cisl), Sergio Ricci (Uil), Giovanni Scacciavillani (Ugl), Fabio Pontrandolfi (Confindustria).All’interno dell’Osservatorio sono previsti anche i rappresentanti delle due grandi federazioni delle organizzazioni dei disabili, Fish e Fand, e di alcune tra le realtà più rappresentative dell’associazionismo e del Terzo settore: Tommaso Daniele (Uic e Fand), Ida Collu (Ens e Fand), Franco Bettoni (Anmil e Fand), Alessandro Bucci (Unms e Fand), Giovanni Pagano (Anmic e Fand), Pietro Vittorio Barbieri (Faip e Fish), Giampiero Griffo (Edf, Dpi e Fish), Antonio Cotura (Fiadda e Fish), Ivo Manavella (Anffas e Fish), Donata Vivanti (Autismo Italia, Edf e Fish), Giuseppe Trieste (Fiaba), Sergio Silvestre (Coordown), Nicola Spinelli (Uniamo Firm Onlus), Fulvio De Nigris (Gli amici di Luca), Paola Menetti (Legacoopsociali), Ugo Campagnaro (Federsolidarietà regione Veneto).Presenti, infine, in qualità di esperti Carlo Francescutti (responsabile del Centro collaboratore dell’Oms per le classificazioni internazionali), Matilde Leonardi (responsabile della struttura “Neurologia, salute pubblica, disabilità” presso la Fondazione Irccs Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano) e Mario Melazzini (presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica-Aisla). Dieci invece gli invitati permanenti all’Osservatorio senza diritto di voto: Angelo Gianfranco Bedin (Fondazione don Carlo Gnocchi onlus), Giovanni Paolo Bernini (Comune di Parma), Luciano Bertozzi (Rete Imprese Italia), Antonello Bolis (Cura e riabilitazione cooperativa sociale onlus), Gianfranco Bordone (provincia di Torino), Mario Carletti (Inail), Mario Conclave (Italialavoro), Franco Deriu (Isfol), Angelo Ferro (Fondazione Opera Immacolata concezione onlus), Sergio Zini (Cooperativa sociale Nazareno). Cuore dell’organismo è, infine, il comitato tecnico scientifico presieduto da Matilde Leonardi e composto da otto membri dell’Osservatorio: Raffaele Tangorra (ministero del Lavoro e delle politiche sociali), Fiammetta Landoni (ministero della Salute), Raffaele Goretti (Conferenza delle regioni e delle province autonome), Paolo Anibaldi (Anci), Giovanni Pagano (Anmic e Fand), Pietro Vittorio Barbieri (Faip e Fish), Carlo Francescutti (esperto) e Mario Melazzini (esperto).
da social.tiscali
Sono quaranta i componenti l’Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità, costituito lo scorso 30 novembre con decreto ministeriale del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Oltre ai rappresentanti di diversi ministeri, istituzioni, enti pubblici e organizzazioni sindacali e datoriali, a comporre l’organo di consulenza previsto dalla legge di ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 3 marzo 2009 ci sono oltre quindici esponenti delle principali organizzazioni del non profit impegnate per la tutela dei disabili e dei loro familiari.Ecco nel dettaglio come sarà composto l’Osservatorio, la cui prima riunione annunciata dal ministero per lo scorso 2 dicembre è stata rinviata per ragioni organizzative al 16 dicembre. Sul fronte dei ministeri: Orietta Maizza (dipartimento della Pubblica amministrazione e innovazione della Presidenza del Consiglio dei ministri), Alessandra De Marco (dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri), Angelo Mari (dipartimento per Politiche per la famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri), Daniela Bas (ministero degli Affari esteri), Massimo Marconi (ministero dell’Economia e delle finanze), Corrado Loschiavo (ministero delle Infrastrutture e dei trasporti), Raffaele Tangorra (ministero del Lavoro e delle politiche sociali), Fiammetta Landoni (ministero della Salute), Massimo Zennaro (ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca).In rappresentanza degli enti locali e degli enti pubblici ci sono, invece, Fabio Cembrani (Conferenza delle regioni e delle province autonome), Raffaele Goretti (Conferenza delle regioni e delle province autonome), Francesco Lo Trovato (Upi), Paolo Anibaldi (Anci), Anna Radi (Inps), Ivano Mannucci (Inpdap), Saverio Gazzelloni (Istat).Per i sindacati e le associazioni datoriali: Antonina Daita (Cgil), Silvia Stefanovichj (Cisl), Sergio Ricci (Uil), Giovanni Scacciavillani (Ugl), Fabio Pontrandolfi (Confindustria).All’interno dell’Osservatorio sono previsti anche i rappresentanti delle due grandi federazioni delle organizzazioni dei disabili, Fish e Fand, e di alcune tra le realtà più rappresentative dell’associazionismo e del Terzo settore: Tommaso Daniele (Uic e Fand), Ida Collu (Ens e Fand), Franco Bettoni (Anmil e Fand), Alessandro Bucci (Unms e Fand), Giovanni Pagano (Anmic e Fand), Pietro Vittorio Barbieri (Faip e Fish), Giampiero Griffo (Edf, Dpi e Fish), Antonio Cotura (Fiadda e Fish), Ivo Manavella (Anffas e Fish), Donata Vivanti (Autismo Italia, Edf e Fish), Giuseppe Trieste (Fiaba), Sergio Silvestre (Coordown), Nicola Spinelli (Uniamo Firm Onlus), Fulvio De Nigris (Gli amici di Luca), Paola Menetti (Legacoopsociali), Ugo Campagnaro (Federsolidarietà regione Veneto).Presenti, infine, in qualità di esperti Carlo Francescutti (responsabile del Centro collaboratore dell’Oms per le classificazioni internazionali), Matilde Leonardi (responsabile della struttura “Neurologia, salute pubblica, disabilità” presso la Fondazione Irccs Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano) e Mario Melazzini (presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica-Aisla). Dieci invece gli invitati permanenti all’Osservatorio senza diritto di voto: Angelo Gianfranco Bedin (Fondazione don Carlo Gnocchi onlus), Giovanni Paolo Bernini (Comune di Parma), Luciano Bertozzi (Rete Imprese Italia), Antonello Bolis (Cura e riabilitazione cooperativa sociale onlus), Gianfranco Bordone (provincia di Torino), Mario Carletti (Inail), Mario Conclave (Italialavoro), Franco Deriu (Isfol), Angelo Ferro (Fondazione Opera Immacolata concezione onlus), Sergio Zini (Cooperativa sociale Nazareno). Cuore dell’organismo è, infine, il comitato tecnico scientifico presieduto da Matilde Leonardi e composto da otto membri dell’Osservatorio: Raffaele Tangorra (ministero del Lavoro e delle politiche sociali), Fiammetta Landoni (ministero della Salute), Raffaele Goretti (Conferenza delle regioni e delle province autonome), Paolo Anibaldi (Anci), Giovanni Pagano (Anmic e Fand), Pietro Vittorio Barbieri (Faip e Fish), Carlo Francescutti (esperto) e Mario Melazzini (esperto).
da social.tiscali
Orme sulla sabbia

Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che ho camminato sulla sabbia
accompagnato dal Signore
e sullo schermo della notte erano proiettati
tutti i giorni della mia vita.
Ho guardato indietro e ho visto che
d'ogni giorno della mia vita,
apparivano due orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore.
Così sono andato avanti,
finché tutti i miei giorni si esaurirono.
Allora mi fermai guardando indietro,
notando che in certi puntic'era solo un'orma...
Questi posti coincidevano con i giorni
più difficili della mia vita;
i giorni di maggior angustia,
di maggiore paura e di maggior dolore.
Ho domandato, allora:
"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me
in tutti i giorni della mia vita,
ed io ho accettato di vivere con te,
perché mi hai lasciato solo proprio nei momentipiù difficili?".
Ed il Signore rispose:
"Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato
con te e che non ti avrei lasciato solo
neppure per un attimo:
i giorni in cui tu hai visto solo un'orma
sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".
~ Margaret Fishback Powers ~
08/12/10
Diventare adulto con disabilità intellettiva

Se andiamo a vedere le storie di chi ha vissuto l'integrazione scolastica e valutare la posizione odierna di tanti disabili diventati adulti , la cosa che colpisce è la scarsa attenzione, anche della ricerca scientifica e della stessa pedagogia speciale, per i disabili adulti.
Mancano gli interventi per favorire inclusione e vita sociale dignitosa. Le strutture residenziali tendono a trasfomarsi in ghetti chiusi, separati dal resto della società.
Ci sono i genitori che diventando anziani, fratelli e sorelle che non vogliono o non possono farsi carico dei propri cari, si trovano ad avere grosse difficoltà di dialogo con i servizi addetti. Spesso, dopo lunghi anni di vita nei centri residenziali, molte persone disabili finiscono anche per sviluppare sofferenze psichiche alle quali vengono date risposte di tipo soltanto farmacologico.
Queste persone sono però dei cittadini come gli altri, con gli stessi diritti di riconoscimento e dignità. La cultura individualistica e poco solidale di questi ultimi decenni ha modificato nel profondo i comportamenti sociali. Manca il senso della solidarietà, dell'umanità e della giustizia.
06/12/10
Kahlil Gibran
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
"Non sei solo in questo mondo ma siamo due, insieme,e io so chi sei tu"
Kahlil Gibran
05/12/10
Henrietta Lacks

Henrietta Lacks e le sue cellule immortali!
Henrietta nacque nel 1920, a Roanoke, in Virginia. Sposò David Lacks e si trasferì in Maryland con lui: ebbe cinque figli.
Henrietta si spense nel 1951 nell'ospedale di Baltimora, a causa di un tumore alla cervice uterina. Prima che morisse, un chirurgo asportò, senza avvisare la paziente, così si usava allora, un campione del suo tessuto tumorale e lo analizzò in laboratorio. Capì subito che si trattava di cellule straordinarie.Gli scienziati, infatti, avevano provato per decenni a mettere cellule umane in coltura senza successo: morivano tutte.
Le cellule di Herietta erano differenti: riproducevano un'intera generazione ogni 24h e non si fermavano mai.
Sono le prime cellule umane immortali mai cresciute in un laboratorio. Si chiamano HeLa come le iniziali del nome della sfortunata donna che le ha generate.
Tali cellule sono ad oggi una delle più importanti e diffuse scoperte nell'ambito della ricerca medica genetica perché possiedono delle caratteristiche che le rendono speciali.
Nel 1954 furono queste cellule che permisero a Jonas Salk disviluppare il vaccino anti polio.
Con amarezza, i suoi figli chiedono, oggi: “ Nostra madre è stata determinante per la salute di milioni d’esseri umani e per la Scienza (Medica e no) stessa. Perché mai noi – suoi eredi – oggi viviamo in povertà? Perché non possiamo neanche permetterci un’assicurazione medica?”
L’incredibile storia di questa “donna immortale” è raccontata in un libro The Immortal Life .
Rebecca Skloot, l’autrice del libro , ha avviato la Henrietta Lacks Foundation, con lo scopo di raccogliere fondi per aiutare i familiari della donna a ricevere una formazione scolastica e a pagarsi un’assicurazione sanitaria.
04/12/10
Un garante per le persone con disabilità
Ha la funzione di un vero e proprio Difensore Civico, che si adopera per affermare i principi fondamentali delle persone con disabilità e che per queste ultime costituisce una fonte di informazione sui diritti fondamentali ad esse legati. È il Garante per i Diritti delle Persone con Disabilità, figura assai poco presente nei Comuni del nostro Paese, ma che in questi giorni è nato per la prima volta in Puglia, esattamente a Ugento, in provincia di Lecce.
Dopo due anni di battaglie e di ininterrotta dedizione, mette dunque a segno la sua vittoria Francesco Urso, persona con disabilità motoria della Provincia di Lecce, che si è speso per garantire nel suo Comune l'istituzione dell'Ufficio del Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità. Nasce così ad Ugento, nel sud del Salento, il primo Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità in Puglia e uno dei pochi a livello nazionale (è presente ad esempio in alcuni Comuni della Sicilia e a Palermo, dove è stato istituito anche a livello regionale). Infatti, il Consiglio Comunale, nel corso della sua ultima seduta, ha approvato all'unanimità la Delibera per l'istituzione dell'Ufficio a carattere municipale-
vedi articolo su superando
Dopo due anni di battaglie e di ininterrotta dedizione, mette dunque a segno la sua vittoria Francesco Urso, persona con disabilità motoria della Provincia di Lecce, che si è speso per garantire nel suo Comune l'istituzione dell'Ufficio del Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità. Nasce così ad Ugento, nel sud del Salento, il primo Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità in Puglia e uno dei pochi a livello nazionale (è presente ad esempio in alcuni Comuni della Sicilia e a Palermo, dove è stato istituito anche a livello regionale). Infatti, il Consiglio Comunale, nel corso della sua ultima seduta, ha approvato all'unanimità la Delibera per l'istituzione dell'Ufficio a carattere municipale-
vedi articolo su superando
3 Dicembre o tutti i giorni?
Giornata internazionale delle persone con disabilità - 3 Dicembre
Era il 1981 quando l’ONU istituiva per la prima volta l’anno internazionale delle persone con disabilità e indicava nel 3 dicembre la giornata che doveva ricordare, annualmente, la ricorrenza.
Un momento di confronto, relativo alla legislazione e superamento della discriminazione e soprattutto (indispensabile) con la piena collaborazione tra i servizi territoriali per realizzare, ragionevolmente, il progetto di vita di ciascuno.
La ricorrenza annuale della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ha lo scopo di promuovere la comprensione del tema della disabilità e di mobilitare sostegno alla dignità, ai diritti ed al benessere delle persone con disabilità..
Dal luglio 1993 diventa Giornata Europea delle Persone con Disabilità, voluta dalla Commissione Europea in accordo con le Nazioni Unite.
Una giornata per ricordare e far mantenere le promesse fatte: di garantire la piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità in tutti gli aspetti della vita sociale e di sviluppo.
Garantire alle persone con disabilità l’esercizio dei loro diritti fondamentali e la piena partecipazione alle attività della società è un obiettivo dichiarato dalle Nazioni Unite nel Programma d’Azione adottato dall’Assemblea Generale per l’istituzione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità.
Questa giornata dovrebbe essere l'occasione per promuovere innovazioni, agevolare scambi di esperienze, informazioni sulle nuove tecnologie e ricordare che esiste: la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, basata sul principio della non-discriminazione ed include tutte le categorie dei diritti esistenti, da quelli civili e politici a quelli economici, sociali e
culturali.
Non ci sono dubbi che deve essere una giornata da ricordare tutti i giorni e da non dimenticare!
Era il 1981 quando l’ONU istituiva per la prima volta l’anno internazionale delle persone con disabilità e indicava nel 3 dicembre la giornata che doveva ricordare, annualmente, la ricorrenza.
Un momento di confronto, relativo alla legislazione e superamento della discriminazione e soprattutto (indispensabile) con la piena collaborazione tra i servizi territoriali per realizzare, ragionevolmente, il progetto di vita di ciascuno.
La ricorrenza annuale della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ha lo scopo di promuovere la comprensione del tema della disabilità e di mobilitare sostegno alla dignità, ai diritti ed al benessere delle persone con disabilità..
Dal luglio 1993 diventa Giornata Europea delle Persone con Disabilità, voluta dalla Commissione Europea in accordo con le Nazioni Unite.
Una giornata per ricordare e far mantenere le promesse fatte: di garantire la piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità in tutti gli aspetti della vita sociale e di sviluppo.
Garantire alle persone con disabilità l’esercizio dei loro diritti fondamentali e la piena partecipazione alle attività della società è un obiettivo dichiarato dalle Nazioni Unite nel Programma d’Azione adottato dall’Assemblea Generale per l’istituzione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità.
Questa giornata dovrebbe essere l'occasione per promuovere innovazioni, agevolare scambi di esperienze, informazioni sulle nuove tecnologie e ricordare che esiste: la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, basata sul principio della non-discriminazione ed include tutte le categorie dei diritti esistenti, da quelli civili e politici a quelli economici, sociali e
culturali.
Non ci sono dubbi che deve essere una giornata da ricordare tutti i giorni e da non dimenticare!
27/11/10
Quello che le donne non dicono
per ricordare la giornata mondiale (25 novembre) contro la violenza alle donne.....
di Fiorella Mannoia: Quello che le donne non dicono
di Fiorella Mannoia: Quello che le donne non dicono
Uguale riconoscimento dinanzi alla legge
Articolo 12 Convenzione ONU sui diritti delle persone condisabilità
Uguale riconoscimento dinanzi alla legge
1. Gli Stati Parti riaffermano che le persone con disabilità hanno il diritto
al riconoscimento in ogni luogo della loro personalità giuridica.
2. Gli Stati Parti riconoscono che le persone con disabilità godono della
capacità giuridica su base di uguaglianza con gli altri in tutti gli aspetti
della vita.
3. Gli Stati Parti adottano misure adeguate per consentire l’accesso da
parte delle persone con disabilità al sostegno di cui dovessero necessitare
per esercitare la propria capacità giuridica.
4. Gli Stati Parti assicurano che tutte le misure relative all’esercizio della
capacità giuridica forniscano adeguate ed efficaci garanzie per prevenire
abusi in conformità alle norme internazionali sui diritti umani. Tali
garanzie devono assicurare che le misure relative all’esercizio della
capacità giuridica rispettino i diritti, la volontà e le preferenze della
persona, che siano scevre da ogni conflitto di interesse e da ogni influenza
indebita, che siano proporzionate e adatte alle condizioni della persona,
che siano applicate per il più breve tempo possibile e siano soggette a
periodica revisione da parte di una autorità competente, indipendente ed
imparziale o di un organo giudiziario. Queste garanzie devono essere
proporzionate al grado in cui le suddette misure incidono sui diritti e sugli
interessi delle persone.
5. Sulla base di quanto disposto nel presente articolo, gli Stati Parti
adottano tutte le misure adeguate ed efficaci per garantire l’uguale diritto
delle persone con disabilità alla proprietà o ad ereditarla, al controllo dei
propri affari finanziari e ad avere pari accesso a prestiti bancari, mutui e
altre forme di credito finanziario, e assicurano che le persone con
disabilità non vengano arbitrariamente private della loro proprietà.
su fb
Uguale riconoscimento dinanzi alla legge
1. Gli Stati Parti riaffermano che le persone con disabilità hanno il diritto
al riconoscimento in ogni luogo della loro personalità giuridica.
2. Gli Stati Parti riconoscono che le persone con disabilità godono della
capacità giuridica su base di uguaglianza con gli altri in tutti gli aspetti
della vita.
3. Gli Stati Parti adottano misure adeguate per consentire l’accesso da
parte delle persone con disabilità al sostegno di cui dovessero necessitare
per esercitare la propria capacità giuridica.
4. Gli Stati Parti assicurano che tutte le misure relative all’esercizio della
capacità giuridica forniscano adeguate ed efficaci garanzie per prevenire
abusi in conformità alle norme internazionali sui diritti umani. Tali
garanzie devono assicurare che le misure relative all’esercizio della
capacità giuridica rispettino i diritti, la volontà e le preferenze della
persona, che siano scevre da ogni conflitto di interesse e da ogni influenza
indebita, che siano proporzionate e adatte alle condizioni della persona,
che siano applicate per il più breve tempo possibile e siano soggette a
periodica revisione da parte di una autorità competente, indipendente ed
imparziale o di un organo giudiziario. Queste garanzie devono essere
proporzionate al grado in cui le suddette misure incidono sui diritti e sugli
interessi delle persone.
5. Sulla base di quanto disposto nel presente articolo, gli Stati Parti
adottano tutte le misure adeguate ed efficaci per garantire l’uguale diritto
delle persone con disabilità alla proprietà o ad ereditarla, al controllo dei
propri affari finanziari e ad avere pari accesso a prestiti bancari, mutui e
altre forme di credito finanziario, e assicurano che le persone con
disabilità non vengano arbitrariamente private della loro proprietà.
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Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie
art.11 Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie
Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto
internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme
internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la
protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di
rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie
e le catastrofi naturali.
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Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie
Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto
internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme
internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la
protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di
rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie
e le catastrofi naturali.
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Diritto alla vita
art.10 Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
Diritto alla vita
Gli Stati Parti riaffermano che il diritto alla vita è connaturato alla persona
umana ed adottano tutte le misure necessarie a garantire l’effettivo
godimento di tale diritto da parte delle persone con disabilità, su base di
uguaglianza con gli altri.
su fb
Diritto alla vita
Gli Stati Parti riaffermano che il diritto alla vita è connaturato alla persona
umana ed adottano tutte le misure necessarie a garantire l’effettivo
godimento di tale diritto da parte delle persone con disabilità, su base di
uguaglianza con gli altri.
su fb
Accessibilità
art.9 Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
Accessibilità
1. Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera
indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli
Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con
disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente
fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i
sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre
attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che
in quelle rurali. Queste misure, che includono l’identificazione e
l’eliminazione di ostacoli e barriere all’accessibilità, si applicano, tra
l’altro, a:
(a) edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, comprese
scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro;
(b) ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi
informatici e quelli di emergenza.
2. Gli Stati Parti inoltre adottano misure adeguate per:
(a) sviluppare ed emanare norme nazionali minime e linee guida per
l’accessibilità alle strutture ed ai servizi aperti o forniti al pubblico e
verificarne l’applicazione;
(b) garantire che gli organismi privati, che forniscono strutture e servizi
aperti o forniti al pubblico, tengano conto di tutti gli aspetti
dell’accessibilità per le persone con disabilità;
(c) fornire una formazione relativa ai problemi di accesso con cui si
confrontano le persone con disabilità a tutti gli interessati;
(d) dotare le strutture e gli edifici aperti al pubblico di segnaletica in
caratteri Braille e in formati facilmente leggibili e comprensibili;
(e) mettere a disposizione forme di assistenza da parte di persone o
animali e servizi di mediazione, incluse guide, lettori e interpreti
professionisti esperti nella lingua dei segni, allo scopo di agevolare
l’accessibilità a edifici ed altre strutture aperte al pubblico;
(f) promuovere altre forme idonee di assistenza e di sostegno a persone
con disabilità per garantire il loro accesso all’informazione;
(g) promuovere l’accesso delle persone con disabilità alle nuove
tecnologie ed ai sistemi di informazione e comunicazione, compreso
internet;
(h) promuovere alle primissime fasi la progettazione, lo sviluppo, la
produzione e la distribuzione di tecnologie e sistemi di informazione
e comunicazione, in modo che tali tecnologie e sistemi divengano
accessibili al minor costo.
su fb
Accessibilità
1. Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera
indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli
Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con
disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente
fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i
sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre
attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che
in quelle rurali. Queste misure, che includono l’identificazione e
l’eliminazione di ostacoli e barriere all’accessibilità, si applicano, tra
l’altro, a:
(a) edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, comprese
scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro;
(b) ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi
informatici e quelli di emergenza.
2. Gli Stati Parti inoltre adottano misure adeguate per:
(a) sviluppare ed emanare norme nazionali minime e linee guida per
l’accessibilità alle strutture ed ai servizi aperti o forniti al pubblico e
verificarne l’applicazione;
(b) garantire che gli organismi privati, che forniscono strutture e servizi
aperti o forniti al pubblico, tengano conto di tutti gli aspetti
dell’accessibilità per le persone con disabilità;
(c) fornire una formazione relativa ai problemi di accesso con cui si
confrontano le persone con disabilità a tutti gli interessati;
(d) dotare le strutture e gli edifici aperti al pubblico di segnaletica in
caratteri Braille e in formati facilmente leggibili e comprensibili;
(e) mettere a disposizione forme di assistenza da parte di persone o
animali e servizi di mediazione, incluse guide, lettori e interpreti
professionisti esperti nella lingua dei segni, allo scopo di agevolare
l’accessibilità a edifici ed altre strutture aperte al pubblico;
(f) promuovere altre forme idonee di assistenza e di sostegno a persone
con disabilità per garantire il loro accesso all’informazione;
(g) promuovere l’accesso delle persone con disabilità alle nuove
tecnologie ed ai sistemi di informazione e comunicazione, compreso
internet;
(h) promuovere alle primissime fasi la progettazione, lo sviluppo, la
produzione e la distribuzione di tecnologie e sistemi di informazione
e comunicazione, in modo che tali tecnologie e sistemi divengano
accessibili al minor costo.
su fb
21/11/10
Chiamatemi per nome
Non voglio più essere conosciuta per ciò che non ho
ma per quello che sono:una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome.
Anch'io ho un volto, un sorriso, un pianto,una gioia da condividere.
Anch'io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più portatrice di handicap, disabile,handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:"portatore di occhi castani" oppure "inabile a cantare"?
o ancora: "miope" oppure "presbite"?
Per favore. Abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,prima di tutto,io "sono".
Chiamatemi per nome.
L'ha scritta Gianni Scopelliti, pensando a sua figlia Benedetta
Vado via/ resto qui
Vado via perchè i nostri figli con disabilità grave sono discriminati in ogni momento.
Resto perchè esiste la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
17/11/10
I robot

Stimolare la creatività dei bambini con disabilità e favorire il superamento delle differenze.
Lo trovo interessantissimo come progetto e soprattutto quando la tecnologia viene messa a disposizione di quelle persone con esigenze speciali.
Come? Ci ha pensato la Scuola di Robotica, associazione non profit genovese a metà tra scienza e solidarietà, che utilizza la robotica nella sua veste forse meno conosciuta, quella educativa, organizzando laboratori per le scuole.
Dove? A a HANDImatica 2010, la mostra-convegno sulle tecnologie per la disabilità in programma dal 25 al 27 novembre a Bologna.
I bambini vengono coinvolti nella costruzione in team di piccoli robot.
«I bambini con autismo in genere sono attratti dalle tecnologie - e per loro è rassicurante vedere che a un'azione corrisponde una reazione».
Sin dall’ideazione i bambini sono chiamati a collaborare tra di loro e con gli insegnanti.Viene inserito il robot in una narrazione, in modo da stimolarli ulteriormente a interagire con l’ambiente esterno.
La collaborazione è al centro anche dei laboratori per l'integrazione scolastica, in cui i bambini, con e senza disabilità, si aiutano l’un l’altro nel progettare i robot.
16/11/10
Ti Prego
TI PREGO
Quando mi dai la tua piccola mano
Che tante cose mai dette esprime
Ti ho forse chiesto una sola volta
Se mi vuoi bene?
Non è il tuo amore che voglio
Voglio soltanto saperti vicina
E che muta e silenziosa
Di tanto in tanto, mi tenda la tua mano
(Hermann Hesse)
15/11/10
13/11/10
La famiglia nella disabilità
I dati dell'Istat lo dimostrano: in Italia la famiglia è il principale - se non l’esclusivo - fornitore di servizi di cura e assistenza, nonché di sopravvivenza, per i propri membri in generale e in assoluto per le persone con disabilità. Per riappropriarsi delle sue funzioni e responsabilità, lo Stato italiano dovrebbe prima percepire le persone con disabilità come cittadini titolari di diritti e poi come membri di un nucleo familiare. Dovrebbe poi attuare un'analisi seria del bisogno e realizzare efficaci politiche economiche e sociali che liberassero le famiglie da carichi assistenziali insostenibili. Dovrebbe infine attivare una seria lotta all’evasione fiscale, per recuperare le ingenti risorse economiche occultate e redistribuirle a tutti i cittadini, anche quelli con disabilità, in termini di accessibilità e fruibilità dei servizi, benefìci economici diretti e agevolazioni e benefìci fiscali.
Una riflessione di Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità), in occasione della Conferenza Nazionale della Famiglia
La presidente del Consiglio Nazionale sulla Disabilità, Luisella Bosisio Fazzi, nell'autunno del 2007 a Bruxelles, in occasione della campagna europea «1million4disability»«Mi è stato chiesto - ci scrive Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) - di intervenire con trenta righe nel quotidiano "L'Avvenire", illustrando sinteticamente le richieste al Governo in materia di politiche sociali e in occasione della Conferenza Nazionale della Famiglia, in corso di svolgimento a Milano fino al 10 novembre. Tema dell'articolo, lo stesso del titolo dato al Gruppo 9 della Conferenza, vale a dire Famiglie con fragilità/Disabilità/Anziani/Servizi». «Mi rendo ben conto - prosegue Bosisio Fazzi - che trenta righe sono pochissime per illustrare, spiegare ed eventualmente proporre considerazioni su un tema così difficile e complesso come quello della condizione delle persone con disabilità, della fragilità e dei servizi. Il rischio è anche quello di far percepire, a chi non conosce direttamente la condizione delle persone con disabilità, che nelle famiglie aleggi solo un sentimento di stanchezza, di rinuncia e di polemica. E tuttavia voglio dire che le famiglie incessantemente "ringraziano" il Governo delle continue parole di attenzione verso la famiglia, ma ne respingono questa attenzione quando diventa un alibi per non assumere gli obblighi e le responsabilità proprie dello Stato moderno e democratico quale l'Italia è».Ebbene, conveniamo che trenta righe siano effettivamente poche per trattare in profondità temi di tale portata, ma nonostante ciò riteniamo che la presidente del CND sia riuscita assai bene nel suo tentativo di sintesi, che ben volentieri qui proponiamo - con lievi riadattamenti - per gentile concessione. (S.B.)Leggendo il documento Istat pubblicato nello scorso mese di aprile, visionabile interamente anche in internet (cliccare qui), sappiamo che le persone con disabilità in Italia sono 2.600.000, pari al 4,8% della popolazione italiana. Di queste, il 93% vive in famiglia, mentre in istituto sono 190.000, pari allo 0,4%. Il 62% dei giovani adulti con disabilità sono figli che vivono con i genitori; e ancora, il 66% delle persone con disabilità è fuori dal mercato del lavoro e solo il 3,5 % è occupato. La ricerca dell'Istat esclude i dati relativi alla disabilità mentale e dei bambini sotto i 6 anni, rendendo quindi "invisibili" questi due gruppi la cui fragilità è ancora più intensa e complessa.Sono percentuali che provano che in Italia la famiglia è il principale - se non l’esclusivo - fornitore di servizi di cura e assistenza, nonché di sopravvivenza, per i propri membri in generale e in assoluto per le persone con disabilità. E la realtà di un sistema pubblico che scarica sulla disponibilità delle famiglie - e delle donne - l’azione di welfare di sua competenza danneggia il livello di qualità di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.Per riappropriarsi delle sue funzioni e responsabilità, lo Stato italiano dovrebbe prima percepire le persone con disabilità come cittadini titolari di diritti e poi come membri di un nucleo familiare. Dovrebbe poi attuare un'analisi seria del bisogno, includendo anche i dati mancanti citati, e realizzare quindi efficaci politiche economiche e sociali che liberassero le famiglie da carichi assistenziali insostenibili. Dovrebbe infine attivare una seria lotta all’evasione fiscale, per recuperare le ingenti risorse economiche occultate e redistribuirle a tutti i cittadini, anche quelli con disabilità, in termini di accessibilità e fruibilità dei servizi, benefìci economici diretti e agevolazioni e benefìci fiscali.Stante la situazione rilevata, infatti, diventerà impossibile per le famiglie essere luoghi di promozione e tutela delle persone con disabilità. Schiacciate da compiti di cura insostenibili, ridotte in miseria dai costi dell’assistenza, si trasformeranno irreversibilmente in luoghi di esclusione e reclusione, in nuovi piccoli "tremendi istituti".*Presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
da superando.it
Una riflessione di Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità), in occasione della Conferenza Nazionale della Famiglia
La presidente del Consiglio Nazionale sulla Disabilità, Luisella Bosisio Fazzi, nell'autunno del 2007 a Bruxelles, in occasione della campagna europea «1million4disability»«Mi è stato chiesto - ci scrive Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) - di intervenire con trenta righe nel quotidiano "L'Avvenire", illustrando sinteticamente le richieste al Governo in materia di politiche sociali e in occasione della Conferenza Nazionale della Famiglia, in corso di svolgimento a Milano fino al 10 novembre. Tema dell'articolo, lo stesso del titolo dato al Gruppo 9 della Conferenza, vale a dire Famiglie con fragilità/Disabilità/Anziani/Servizi». «Mi rendo ben conto - prosegue Bosisio Fazzi - che trenta righe sono pochissime per illustrare, spiegare ed eventualmente proporre considerazioni su un tema così difficile e complesso come quello della condizione delle persone con disabilità, della fragilità e dei servizi. Il rischio è anche quello di far percepire, a chi non conosce direttamente la condizione delle persone con disabilità, che nelle famiglie aleggi solo un sentimento di stanchezza, di rinuncia e di polemica. E tuttavia voglio dire che le famiglie incessantemente "ringraziano" il Governo delle continue parole di attenzione verso la famiglia, ma ne respingono questa attenzione quando diventa un alibi per non assumere gli obblighi e le responsabilità proprie dello Stato moderno e democratico quale l'Italia è».Ebbene, conveniamo che trenta righe siano effettivamente poche per trattare in profondità temi di tale portata, ma nonostante ciò riteniamo che la presidente del CND sia riuscita assai bene nel suo tentativo di sintesi, che ben volentieri qui proponiamo - con lievi riadattamenti - per gentile concessione. (S.B.)Leggendo il documento Istat pubblicato nello scorso mese di aprile, visionabile interamente anche in internet (cliccare qui), sappiamo che le persone con disabilità in Italia sono 2.600.000, pari al 4,8% della popolazione italiana. Di queste, il 93% vive in famiglia, mentre in istituto sono 190.000, pari allo 0,4%. Il 62% dei giovani adulti con disabilità sono figli che vivono con i genitori; e ancora, il 66% delle persone con disabilità è fuori dal mercato del lavoro e solo il 3,5 % è occupato. La ricerca dell'Istat esclude i dati relativi alla disabilità mentale e dei bambini sotto i 6 anni, rendendo quindi "invisibili" questi due gruppi la cui fragilità è ancora più intensa e complessa.Sono percentuali che provano che in Italia la famiglia è il principale - se non l’esclusivo - fornitore di servizi di cura e assistenza, nonché di sopravvivenza, per i propri membri in generale e in assoluto per le persone con disabilità. E la realtà di un sistema pubblico che scarica sulla disponibilità delle famiglie - e delle donne - l’azione di welfare di sua competenza danneggia il livello di qualità di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.Per riappropriarsi delle sue funzioni e responsabilità, lo Stato italiano dovrebbe prima percepire le persone con disabilità come cittadini titolari di diritti e poi come membri di un nucleo familiare. Dovrebbe poi attuare un'analisi seria del bisogno, includendo anche i dati mancanti citati, e realizzare quindi efficaci politiche economiche e sociali che liberassero le famiglie da carichi assistenziali insostenibili. Dovrebbe infine attivare una seria lotta all’evasione fiscale, per recuperare le ingenti risorse economiche occultate e redistribuirle a tutti i cittadini, anche quelli con disabilità, in termini di accessibilità e fruibilità dei servizi, benefìci economici diretti e agevolazioni e benefìci fiscali.Stante la situazione rilevata, infatti, diventerà impossibile per le famiglie essere luoghi di promozione e tutela delle persone con disabilità. Schiacciate da compiti di cura insostenibili, ridotte in miseria dai costi dell’assistenza, si trasformeranno irreversibilmente in luoghi di esclusione e reclusione, in nuovi piccoli "tremendi istituti".*Presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
da superando.it
11/11/10
San Martino

San Martino
La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
(Giosuè Carducci 19° secolo)
Adesso
Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante.
Alda Merini
La dignità riconosciuta alla persona qualunque sia il suo limite!
"Le persone con disabilità sono membri attivi della società e come tali hanno il diritto di vivere all'interno della comunità integrandosi nel mondo del lavoro, della vita di relazione e in tutti gli altri aspetti della convivenza sociale - ha affermato il Ministro - Per questa ragione, come parte del processo di affermazione delle pari opportunità, siamo intervenuti attraverso una campagna di comunicazione per contrastare il fenomeno dell'esclusione e della discriminazione nei confronti dei disabili". Ci viene inoltre detto che l'obiettivo principale dell'iniziativa, che prevede l'attivazione di diversi canali di comunicazione tra cui TV, stampa, affissioni, radio e attività sul territorio, è di sensibilizzare la collettività sul principio dell'uguaglianza dei diritti, favorendo l'integrazione nei vari aspetti della vita sociale, lavorativa o familiare. "Si tratta di una campagna che esce dai canoni classici della comunicazione sociale, non utilizza un tono pietistico ma racconta con un linguaggio semplice e simbolico una verità di cui a volte ci dimentichiamo: una disabilità può impedire ad una persona di fare qualcosa, non di fare tutto. Ed è proprio questo che ci rende tutti uguali, perché nessuno, disabile o meno, sarà mai dotato di ogni abilità" - ha concluso il Ministro.Allora tutto bene. Siamo nel solco della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Tuttavia, il limite dello slogan adottato, peraltro efficace, è che si riferisce solo ad una parte della disabilità (anche l'inflazionato simbolo che lo accompagna ce lo ricorda). Se ci sono disabilità che possono impedire ad una persona di fare qualcosa, ce ne sono altre che permettono di fare ben poco, a volte nulla. In questi casi la voglia di vivere non è necessariamente minore. A volte lo è, ma come per tutti: a disabili e non disabili può succedere per mille motivi di non aver più voglia di vivere. Il fatto è che le abilità, diverse o meno che siano, nel comune sentire, continuano a costituire un riferimento, quasi un'ossessione. Chi non possiede una qualche abilità non è nessuno. Ma la persona non è le sue abilità, la persona è ben altro! Il filo conduttore della Convenzione ONU è la dignità della persona, non le sue eventuali abilità. E poi c'è il "Q.I.". Nella delibera 851 del 31.03.09, della Regione Veneto, dove si parla di controindicazioni assolute al trapianto d'organo, tra i casi considerati vi è anche: "danni cerebrali irreversibili" e "ritardo mentale con Quoziente Intellettivo inferiore a 50" (Su ciò recentemente è scoppiata una polemica: cfr. Corriere della Sera del 29.05.2010). Abilità e intelligenza: entrambe possono essere ridotte al minimo, quasi azzerate, e in certi casi anche la salute concorre a mettere fuori gioco una persona. Ma qual è il gioco? I giochi di questa nostra società sono solo una parvenza di vita. Oggi mi pare manchino i presupposti per un confronto con la seria provocazione che la disabiltà pone, specie se intellettiva. Cosa possono dire, oggi, parole come quelle che Emmanuel Mounier scrisse in una lettera dal fronte della prima guerra mondiale, alla moglie a proposito della condizione della loro primogenita Françoise, affetta da encefalite? Il filosofo, che ogni sera puliva e preparava per la notte sua figlia, così si espresse: "Che senso avrebbe tutto questo se la nostra bambina non fosse altro che un frammento di carne sprofondato non si sa dove, un po' di vita sinistrata, e non questa bianca piccola ostia che ci supera tutti, una infinità di mistero e di amore che ci abbaglierebbe se lo vedessimo a faccia a faccia?".E se una seconda campagna di sensibilizzazione adottasse uno slogan tipo "limiti diversi, stessa dignità"? pensando, da un lato, agli svariati limiti con i quali poco o tanto, o tantissimo in caso di gravi menomazioni, gli esseri umani devono fare i conti, e dall'altro lato, a quel qualcosa che li caratterizza e che non si riesce a definire in modo esaustivo, ma da cui discende la loro dignità. Certo, non sarebbe uno slogan efficace come quello in questione, però gioverebbe a ribadire che prima di tutto vi è la dignità che deve essere riconosciuta alla persona, qualunque sia la sua condizione. In fondo proprio da ciò è partita anche la Convenzione ONU.
Angelo Fasani - Presidente di Anffas Milano Onlus
personecondisabilità
Angelo Fasani - Presidente di Anffas Milano Onlus
personecondisabilità
10/11/10
Qui io ti amo
Tra i pini scuri si srotola il vento.
Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.
Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.
O la croce nera di una nave. Solo.
A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida.
Suona, risuona il mare lontano.Questo è un porto.
Qui io ti amo.
Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come quelle vecchie ancore.
Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
Si stanca la mia vita inutilmente affamata.
Amo quel che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
La luna proietta la sua pellicola di sogno.
Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
E poichè io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche.
Pablo Neruda
09/11/10
08/11/10
Petizione per la L.328/2000
A 10 anni dalla pubblicazione della L. 328/2000 Anffas Onlus lancia una campagna nazionale: firma la petizione!
Parte la petizione lanciata da Anffas Onlus sul sito http://www.vita.it/news/view/108431 per sollecitare l'attuazione della L. 328/2000, che oggi, 8 novembre 2010, compie 10 anni. Tutti possono partecipare, semplicemente sottoscrivendola on-line: l'obiettivo dell'Associazione è quello di raggiungere rapidamente migliaia di firme. La petizione rientra nell'ambito della Campagna Nazionale Anffas Onlus per l'applicazione della L. 328 che vedrà il suo momento cardine il prossimo 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, con la contemporanea presentazione, da parte dei singoli, della richiesta per la predisposizione del proprio progetto personalizzato ai sensi dell. 14 della L. 328/2000 al proprio Comune di Residenza
ANFFAS
Parte la petizione lanciata da Anffas Onlus sul sito http://www.vita.it/news/view/108431 per sollecitare l'attuazione della L. 328/2000, che oggi, 8 novembre 2010, compie 10 anni. Tutti possono partecipare, semplicemente sottoscrivendola on-line: l'obiettivo dell'Associazione è quello di raggiungere rapidamente migliaia di firme. La petizione rientra nell'ambito della Campagna Nazionale Anffas Onlus per l'applicazione della L. 328 che vedrà il suo momento cardine il prossimo 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, con la contemporanea presentazione, da parte dei singoli, della richiesta per la predisposizione del proprio progetto personalizzato ai sensi dell. 14 della L. 328/2000 al proprio Comune di Residenza
ANFFAS
10 anni dalla L.328
L'8 novembre coincide con il decimo "compleanno" di una Legge - la n. 328 del 2000 - che venne salutata come l’avvento di una nuova concezione dell'assistenza sociale e che conteneva, in riferimento alle persone con disabilità, due articoli fondamentali, sui progetti individuali e sulla revisione dei sistemi di accertamento di invalidità e handicap. E tuttavia, rileva l'ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), a distanza di dieci anni, poco o nulla di quanto prescritto da quella norma è stato applicato. Per questo la stessa Associazione lancerà proprio l'8 novembre una campagna nazionale per l'attuazione della 328, che proseguirà anche nei mesi successivi, con una serie di iniziative sull'intero territorio nazionale, rivolte direttamente anche ai Comuni e alle ASL
approvava la Legge 328, intitolata Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.Nelle cronache di quei giorni la conclusione del lunghissimo iter della Legge venne salutata come l’avvento di una nuova concezione dell'assistenza sociale che ribaltava i concetti definiti dalla precedente norma sulla medesima materia, risalente addirittura al secolo scorso. Si voleva, in altre parole:- concepire l'intervento sociale non come intervento riparatore di un "danno", ma come strategia integrata finalizzata al "Bene Essere della Persona", definendo i livelli essenziali delle prestazioni sociali, da finanziare anche attraverso il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e la realizzazione del Piano Sociale Nazionale;- concepire le diverse competenze istituzionali non come confini burocratici e amministrativi entro cui difendere le proprie autonomie, ma come condizione di chiarezza sulle responsabilità dei diversi soggetti del sistema integrato;- concepire il ruolo dei soggetti di Terzo Settore non come supplente o più conveniente rispetto ai ruoli e ai costi della Pubblica Amministrazione, ma come portatore di interessi diffusi, a partire dal ruolo di advocacy e tutela dei diritti, delle istanze e dei bisogni dei cittadini, e quindi da intendere come ruolo attivo nella coprogettazione e nell'ideazione degli interventi e dei servizi alla persona.
All’interno di questo corposo disegno c'è soprattutto un articolo che per le persone con disabilità riveste un'importanza assoluta: l’articolo 14 (Progetti individuali per le persone disabili), che prevede il diritto di ogni persona con disabilità (e di chi lo rappresenta) di chiedere al Comune di scrivere il proprio progetto personalizzato di vita, d'intesa con l'ASL e con i diversi soggetti sociali e istituzionali che devono agire per realizzare la piena integrazione sociale.Un altro articolo di fondamentale importanza - rimasto del tutto disatteso - è il 24 (Delega al Governo per il riordino degli emolumenti derivanti da invalidità civile, cecità e sordomutismo) che prevedeva la revisione dei sistemi di accertamento di invalidità civile e stato di handicap e delle provvidenze economiche collegate, con il fine di orientare meglio l’obiettivo di tali misure verso il contrasto alla povertà e la promozione di incentivi alla rimozione delle limitazioni e valorizzazione delle capacità e autonomie delle persone con disabilità, nonché lo snellimento delle procedure connesse.
Ebbene, nonostante l’importanza di quanto previsto dalla Legge 328/00 per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità e dei loro genitori e familiari, a distanza di ben dieci anni vediamo che:° i Livelli Essenziali di Assistenza non sono stati definiti, il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali è stato più volte tagliato, il Piano Sociale Nazionale (approvato nel 2001) è rimasto lettera morta;° le competenze attribuite alle Regioni, alle Province e ai Comuni sono state sì chiarite e definite, ma siamo ancora molto lontani dal vedere le politiche integrate tra loro e distanti dalla tanto attesa e agognata integrazione socio-sanitaria;° il ruolo dei soggetti di Terzo Settore è ancora troppo spesso inteso in modo sbagliato o come supplenti delle difficoltà e delle inerzie della Pubblica Amministrazione, o come soggetti che, al massimo, devono essere sentiti e ascoltati, ma senza creare le condizioni di partecipazione e negoziazione auspicate dalla Legge 328;° L’articolo 14 rimane largamente disatteso, inapplicato, ignorato!° L’articolo 24 non è stato applicato e i sistemi di accertamento sono basati su paradigmi superati e svolti con modalità che spesso creano iniquità e discriminazioni a danno delle persone con disabilità!
articolo di Roberto Speziale Presidente Nazionale dell'ANFFAS su superando
approvava la Legge 328, intitolata Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.Nelle cronache di quei giorni la conclusione del lunghissimo iter della Legge venne salutata come l’avvento di una nuova concezione dell'assistenza sociale che ribaltava i concetti definiti dalla precedente norma sulla medesima materia, risalente addirittura al secolo scorso. Si voleva, in altre parole:- concepire l'intervento sociale non come intervento riparatore di un "danno", ma come strategia integrata finalizzata al "Bene Essere della Persona", definendo i livelli essenziali delle prestazioni sociali, da finanziare anche attraverso il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e la realizzazione del Piano Sociale Nazionale;- concepire le diverse competenze istituzionali non come confini burocratici e amministrativi entro cui difendere le proprie autonomie, ma come condizione di chiarezza sulle responsabilità dei diversi soggetti del sistema integrato;- concepire il ruolo dei soggetti di Terzo Settore non come supplente o più conveniente rispetto ai ruoli e ai costi della Pubblica Amministrazione, ma come portatore di interessi diffusi, a partire dal ruolo di advocacy e tutela dei diritti, delle istanze e dei bisogni dei cittadini, e quindi da intendere come ruolo attivo nella coprogettazione e nell'ideazione degli interventi e dei servizi alla persona.
All’interno di questo corposo disegno c'è soprattutto un articolo che per le persone con disabilità riveste un'importanza assoluta: l’articolo 14 (Progetti individuali per le persone disabili), che prevede il diritto di ogni persona con disabilità (e di chi lo rappresenta) di chiedere al Comune di scrivere il proprio progetto personalizzato di vita, d'intesa con l'ASL e con i diversi soggetti sociali e istituzionali che devono agire per realizzare la piena integrazione sociale.Un altro articolo di fondamentale importanza - rimasto del tutto disatteso - è il 24 (Delega al Governo per il riordino degli emolumenti derivanti da invalidità civile, cecità e sordomutismo) che prevedeva la revisione dei sistemi di accertamento di invalidità civile e stato di handicap e delle provvidenze economiche collegate, con il fine di orientare meglio l’obiettivo di tali misure verso il contrasto alla povertà e la promozione di incentivi alla rimozione delle limitazioni e valorizzazione delle capacità e autonomie delle persone con disabilità, nonché lo snellimento delle procedure connesse.
Ebbene, nonostante l’importanza di quanto previsto dalla Legge 328/00 per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità e dei loro genitori e familiari, a distanza di ben dieci anni vediamo che:° i Livelli Essenziali di Assistenza non sono stati definiti, il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali è stato più volte tagliato, il Piano Sociale Nazionale (approvato nel 2001) è rimasto lettera morta;° le competenze attribuite alle Regioni, alle Province e ai Comuni sono state sì chiarite e definite, ma siamo ancora molto lontani dal vedere le politiche integrate tra loro e distanti dalla tanto attesa e agognata integrazione socio-sanitaria;° il ruolo dei soggetti di Terzo Settore è ancora troppo spesso inteso in modo sbagliato o come supplenti delle difficoltà e delle inerzie della Pubblica Amministrazione, o come soggetti che, al massimo, devono essere sentiti e ascoltati, ma senza creare le condizioni di partecipazione e negoziazione auspicate dalla Legge 328;° L’articolo 14 rimane largamente disatteso, inapplicato, ignorato!° L’articolo 24 non è stato applicato e i sistemi di accertamento sono basati su paradigmi superati e svolti con modalità che spesso creano iniquità e discriminazioni a danno delle persone con disabilità!
articolo di Roberto Speziale Presidente Nazionale dell'ANFFAS su superando
07/11/10
Franco Battiato - La Cura
...e guarirai da tutte le malattie...perchè sei un essere speciale e io.. avrò cura di te.
06/11/10
Sei ciò che mangi e perciò mangia bene!

Oggi, a 250 anni di distanza dalle intuizioni di Feuerbach e a 2500 da quelle di Platone, la biochimica dei neurotrasmettitori è in grado di dimostrare scientificamente la relazione tra alimentazione e comportamento umano.
Non più solo filosofia o saggezza empirica: ciò di cui ci nutriamo influisce attivamente su pensieri, emozioni e comportamenti dell'essere umano.
Le neuroscienze, d'altro canto, scoprono che a seconda del cibo di cui ci si nutre si attivano determinate aree encefaliche e si sviluppano o meno sentimenti e percezioni empatiche.
il sentiero
Germe di grano
Il germe di grano è una delle tre parti (regioni anatomiche) della cariosside, il frutto del grano.
La cariosside di frumento è infatti costituita da:
- tegumenti o involucri (8% circa)
- endosperma amilaceo o mandorla farinosa (87-89% circa)
- germe di grano o embrione (2-4% in peso)
Ogni regione ha chiaramente i suoi specifici nutrienti con relative proprietà. Il germe di grano, fermo restando che fa bene a tutti, è particolarmente indicato per la crescita dei bimbi, per la dieta degli anziani, per gli sportivi.
- tegumenti o involucri (8% circa)
- endosperma amilaceo o mandorla farinosa (87-89% circa)
- germe di grano o embrione (2-4% in peso)
Ogni regione ha chiaramente i suoi specifici nutrienti con relative proprietà. Il germe di grano, fermo restando che fa bene a tutti, è particolarmente indicato per la crescita dei bimbi, per la dieta degli anziani, per gli sportivi.
Contiene le Vitamine del gruppo B, Vitamine del gruppo E, minerali (fosforo, magnesio), grassi, aminoacidi, acidi grassi insaturi, sostanze fitoattive ed presenta un buon profilo proteico.
Un altro 'fiore all'occhiello' è la presenza di octacosanolo che contribuisce a migliorare la resistenza alla fatica fisica negli atleti e l’efficienza mentale in chi studia e in chi usa molto la mente ed il ragionamento.
Il germe di grano contiene poi i seguenti oligoelementi: calcio, potassio, silicio, fosforo, zolfo, zinco, rame, ferro, magnesio, manganese, selenio e molibdeno.
E’ proprio questa ricchezza in oligoelementi, coniugata con le vitamine e l’octacosanolo a rendere efficace e completo questo alimento.
In particolare è da sottolineare l’attività riequilibrante del metabolismo lipidico che contribuisce a ridurre significativamente i valori di colesterolo nel sangue.
E’ proprio questa ricchezza in oligoelementi, coniugata con le vitamine e l’octacosanolo a rendere efficace e completo questo alimento.
In particolare è da sottolineare l’attività riequilibrante del metabolismo lipidico che contribuisce a ridurre significativamente i valori di colesterolo nel sangue.
da il sentiero della natura
Musicoterapia con Silvia
La dimostrazione di cosa si può fare con un gruppo di ragazzi con disabilità intellettive di una certa gravità e farli divertire con poco....
Silvia sta facendo musicoterapia con il suo gruppo del centro diurno e sta cercando di insegnare alla sua vicina compagna:)
Quando l'ho visto mi sono commossa e divertita nello stesso tempo e lo voglio proporre come esempio positivo.
05/11/10
Il Trust a tutela delle persone con disabilità

Uno strumento finanziario per il futuro dei disabili
Destinare una parte del proprio patrimonio per garantire il futuro di un figlio disabile. Si può fare con il trust, strumento dell'ordinamento anglosassone che comincia a essere utilizzato anche in Italia. Se ne è parlato in un convegno a Bologna
BOLOGNA - C'è un nuovo strumento per tutelare il futuro delle persone con disabilità. Il "trust", ovvero un particolare modo per trasferire la proprietà di un bene a un beneficiario, può rivelarsi infatti la strada giusta per rispondere alle preoccupazioni dei genitori di figli disabili, o comunque di soggetti deboli (ad esempio tossicodipendenti). Una questione quanto mai attuale, visti "l'invecchiamento" e la migliore qualità di vita che le persone disabili hanno raggiunto in questi anni. Per discutere degli aspetti tecnici del trust, si è tenuto a Bologna un convegno intitolato "Trust in favore dei soggetti disabili", organizzato dall'associazione "Il trust in Italia" insieme agli "Amici di Luca" e alla fondazione "Dopo di noi". "Il trust sembra uno strumento particolarmente idoneo - spiega Luca Marchi, direttore della fondazione - per rispondere ai problemi del 'dopo di noi'". Gli strumenti attualmente a disposizione, come l'interdizione o l'inabilitazione, sono infatti poco adatti soprattutto dal punto di vista "morale": i genitori temono in altre parole di ledere la dignità del figlio.
Il trust, nato nell'ordinamento anglosassone, permette invece di destinare un patrimonio in favore di un soggetto incapace di gestirlo in prima persona: il patrimonio è gestito da un "trustee", una persona (ma anche un'associazione o un ente) che amministrerà i beni nell'interesse esclusivo del soggetto debole. Chi avvia un trust (il disponente) può indicare nel dettaglio le sue finalità e la sua durata ed eventualmente nominare un "protector" o guardiano, incaricato di sorvegliare su tutto il processo. "Si tratta di uno strumento complesso - spiega Marchi - e a dire la verità anche costoso, visto il coinvolgimento di legali e avvocati: per questo vale la pena approfondire". La fondazione "Dopo di noi", attiva dal 2003, in questi anni ha assistito 240 famiglie, "ma non abbiamo ancora mai utilizzato il trust". Molte energie sono state spese invece per incentivare l'uso dell'amministratore di sostegno, altro strumento utile a garantire le persone disabili anche dal punto di vista economico.
articolo su spazioausili
Destinare una parte del proprio patrimonio per garantire il futuro di un figlio disabile. Si può fare con il trust, strumento dell'ordinamento anglosassone che comincia a essere utilizzato anche in Italia. Se ne è parlato in un convegno a Bologna
BOLOGNA - C'è un nuovo strumento per tutelare il futuro delle persone con disabilità. Il "trust", ovvero un particolare modo per trasferire la proprietà di un bene a un beneficiario, può rivelarsi infatti la strada giusta per rispondere alle preoccupazioni dei genitori di figli disabili, o comunque di soggetti deboli (ad esempio tossicodipendenti). Una questione quanto mai attuale, visti "l'invecchiamento" e la migliore qualità di vita che le persone disabili hanno raggiunto in questi anni. Per discutere degli aspetti tecnici del trust, si è tenuto a Bologna un convegno intitolato "Trust in favore dei soggetti disabili", organizzato dall'associazione "Il trust in Italia" insieme agli "Amici di Luca" e alla fondazione "Dopo di noi". "Il trust sembra uno strumento particolarmente idoneo - spiega Luca Marchi, direttore della fondazione - per rispondere ai problemi del 'dopo di noi'". Gli strumenti attualmente a disposizione, come l'interdizione o l'inabilitazione, sono infatti poco adatti soprattutto dal punto di vista "morale": i genitori temono in altre parole di ledere la dignità del figlio.
Il trust, nato nell'ordinamento anglosassone, permette invece di destinare un patrimonio in favore di un soggetto incapace di gestirlo in prima persona: il patrimonio è gestito da un "trustee", una persona (ma anche un'associazione o un ente) che amministrerà i beni nell'interesse esclusivo del soggetto debole. Chi avvia un trust (il disponente) può indicare nel dettaglio le sue finalità e la sua durata ed eventualmente nominare un "protector" o guardiano, incaricato di sorvegliare su tutto il processo. "Si tratta di uno strumento complesso - spiega Marchi - e a dire la verità anche costoso, visto il coinvolgimento di legali e avvocati: per questo vale la pena approfondire". La fondazione "Dopo di noi", attiva dal 2003, in questi anni ha assistito 240 famiglie, "ma non abbiamo ancora mai utilizzato il trust". Molte energie sono state spese invece per incentivare l'uso dell'amministratore di sostegno, altro strumento utile a garantire le persone disabili anche dal punto di vista economico.
articolo su spazioausili
Ippoterapia

Silvia mentre fa ippoterapia....con il suo gruppo del centro diurno....una bellissima attività che Silvia fa molto volentieri .....
La Riabilitazione Equestre, meglio conosciuta con il nome di Ippoterapia, è un'attività terapeutica effettuata mediante l'ausilio del cavallo che investe l'individuo nella sua totalità, in quanto è un'attività a mediazione corporea che, al contempo, produce interessanti implicazioni sul piano affettivo-relazionale.È una terapia che si svolge in un contesto naturale, il maneggio, uno spazio in cui è possibile conoscere come vive il cavallo, le sue abitudini e le sue peculiarità. Inoltre i ragazzi che frequentano l'Ippoterapia hanno la possibilità di entrare in contatto con un gruppo di persone con la loro stessa finalità: andare a cavallo.E andare a cavallo significa stimolare numerose sensazioni, non solo di tipo motorio ma anche a livello psicologico.Andare a cavallo, infatti, non significa solo essere in sella ma vuol dire entrare in relazione con un altro essere vivente, così diverso da noi, eppure capace di provare le nostre stesse emozioni, questo animale con le sue peculiarità ed i suoi bisogni, che accoglie tutti senza distinzioni di sesso, di razza o di particolari abilità, permettendo di essere cavalcato e guidato.
L'obiettivo è quello di adattare uno sport che è l'equitazione alle peculiarità di ogni persona che si avvicina a questa attività, seguendo le sue inclinazioni e le sue potenzialità e tenendo conto dei suoi bisogni, delle sue emozioni e della sua personalità.Un'attività di tipo integrato che, attraverso l'uso del cavallo, dell'equitazione sportiva e di tutto ciò ad essi attiene, si pone come riferimento e stimolo per lo sviluppo motorio, psicologico e sociale degli allievi che vi partecipano
In particolare, oltre a promuovere una più integrata conoscenza corporea, dello spazio e del tempo, ed a favorire un miglioramento delle funzioni di equilibrio e del tono muscolare, oltre che promuovere il corretto sviluppo delle funzioni neuromotorie e senso-percettive, le attività sono finalizzate alla socializzazione, all'integrazione sociale ed alla sensibilizzazione nei confronti degli animali e della natura.
La partecipazione ad una attività integrata favorisce lo sviluppo psicomotorio, promuove l'autostima, aiuta le persone ad acquisire ed accettare le regole, offre la possibilità di relazionarsi con il gruppo e con un altro essere vivente: il cavallo.
fonte
La Riabilitazione Equestre, meglio conosciuta con il nome di Ippoterapia, è un'attività terapeutica effettuata mediante l'ausilio del cavallo che investe l'individuo nella sua totalità, in quanto è un'attività a mediazione corporea che, al contempo, produce interessanti implicazioni sul piano affettivo-relazionale.È una terapia che si svolge in un contesto naturale, il maneggio, uno spazio in cui è possibile conoscere come vive il cavallo, le sue abitudini e le sue peculiarità. Inoltre i ragazzi che frequentano l'Ippoterapia hanno la possibilità di entrare in contatto con un gruppo di persone con la loro stessa finalità: andare a cavallo.E andare a cavallo significa stimolare numerose sensazioni, non solo di tipo motorio ma anche a livello psicologico.Andare a cavallo, infatti, non significa solo essere in sella ma vuol dire entrare in relazione con un altro essere vivente, così diverso da noi, eppure capace di provare le nostre stesse emozioni, questo animale con le sue peculiarità ed i suoi bisogni, che accoglie tutti senza distinzioni di sesso, di razza o di particolari abilità, permettendo di essere cavalcato e guidato.
L'obiettivo è quello di adattare uno sport che è l'equitazione alle peculiarità di ogni persona che si avvicina a questa attività, seguendo le sue inclinazioni e le sue potenzialità e tenendo conto dei suoi bisogni, delle sue emozioni e della sua personalità.Un'attività di tipo integrato che, attraverso l'uso del cavallo, dell'equitazione sportiva e di tutto ciò ad essi attiene, si pone come riferimento e stimolo per lo sviluppo motorio, psicologico e sociale degli allievi che vi partecipano
In particolare, oltre a promuovere una più integrata conoscenza corporea, dello spazio e del tempo, ed a favorire un miglioramento delle funzioni di equilibrio e del tono muscolare, oltre che promuovere il corretto sviluppo delle funzioni neuromotorie e senso-percettive, le attività sono finalizzate alla socializzazione, all'integrazione sociale ed alla sensibilizzazione nei confronti degli animali e della natura.
La partecipazione ad una attività integrata favorisce lo sviluppo psicomotorio, promuove l'autostima, aiuta le persone ad acquisire ed accettare le regole, offre la possibilità di relazionarsi con il gruppo e con un altro essere vivente: il cavallo.
fonte
04/11/10
Dopo di noi
L'organizzazione del futuro di una persona con disabilità: quali sono le tutele giuridiche esistenti? In quali ambienti si potrà svolgere la vita di quella persona? E con quali fondi? Un ampio ed esaustivo studio di Salvatore Nocera prende in esame tutti gli aspetti del "dopo di noi"
Premessa - La complessità del problema in Italia, molti genitori che, soprattutto a partire dalla fine degli anni Sessanta, hanno fatto la scelta di non mandare più i figli con disabilità negli istituti e nelle scuole speciali, ma di tenerli presso di sé per integrarli nella scuola comune e nei normali posti di lavoro e, comunque, nell’ambito del proprio territorio, si trovano adesso a confrontarsi con il problema di cosa avverrà dei loro figli dopo la propria morte.Tali genitori vogliono infatti evitare che i figlioli, abituati a vivere fra tutti, possano rientrare nel circuito emarginante degli istituti speciali. Si pongono quindi il problema di come organizzare il loro futuro, cominciando a rendersi conto che il "dopo di noi" va sperimentato "durante noi".A questo punto sono almeno tre gli ordini di problemi che essi debbono affrontare:1) Quale tutela giuridica dare ai loro figlioli?2) In quali ambienti si potrà svolgere la loro vita dopo la loro scomparsa e con quale organizzazione?3) Con quali fondi sarà possibile garantire loro una permanenza sul territorio di abituale dimora degli stessi?Il problema, soprattutto in questi ultimi anni, è divenuto oggetto di numerosi incontri e dibattiti, di atti legislativi e amministrativi e di interventi negoziali di diritto privato che hanno contribuito a chiarire i termini della complessa questione e a richiedere continui, ulteriori approfondimenti.La tematica, dapprima oggetto solo della preoccupazione di singole famiglie, è stata sempre più assunta da associazioni di persone con disabilità e loro familiari e sempre più è divenuta oggetto dell’attenzione della politica, con proposte e soluzioni anche legislative e amministrative, nonché di carattere finanziario, che offrono oggi alle famiglie un ampio ventaglio di opportunità.
Capo I - Gli aspetti di tutela giuridica i genitori, sino a quando i figli con disabilità sono minori, sono per legge tutori degli stessi. Fino al 2004, poi, quando i figli diventavano maggiorenni, essi dovevano essere obbligatoriamente interdetti, cioè perdere completamente la capacità di compiere qualunque atto giuridico, essendo sostituiti in tutto e per tutto dal tutore, nominato dal tribunale in seguito ad una vera e propria causa che il genitore o il pubblico ministero dovevano intentare contro l’interdicendo, con enorme dispendio di spese e grande sofferenza psicologica.Con la Legge 6/2004 (che ha modificato gli articoli dal 404 e seguenti del Codice Civile), alla figura del tutore e, nei casi più lievi, del curatore, è stata aggiunta quella dell’amministratore di sostegno, per la cui nomina è sufficiente rivolgere istanza al giudice tutelare, senza la necessità di assistenza di un avvocato e con enorme risparmio di spese, anche giudiziarie.L’amministratore di sostegno, figura giuridica molto studiata dal professor Paolo Cendon dell’Università di Trieste, può essere designato anche dagli stessi genitori e non si occupa solo dell’amministrazione e conservazione del patrimonio della persona con disabilità, ma deve anche provvedere a garantire e rispettare “i suoi bisogni e le sue aspettative” di vita quotidiana.Inoltre, l’amministratore di sostegno viene nominato sulla base di un progetto giuridico personalizzato che prevede, di volta in volta, quali siano gli atti che egli deve compiere - come il tutore - in nome e per conto del beneficiario, quelli che - come il curatore - può compiere insieme col beneficiario, e quelli che il beneficiario può compiere da solo.Va tenuto presente che l'amministratore di sostegno può essere, oltre che un familiare, anche - nei casi indicati dal richiedente o eccezionalmente stabiliti dal giudice tutelare - il legale rappresentante di un’organizzazione prevista dal Libro Primo del Codice Civile, cioè associazioni - dotate o meno di personalità giuridica - fondazioni, organizzazioni di volontario, associazioni di promozione sociale ecc.Con questo recentissimo istituto, molti genitori possono trovare una soluzione per la tutela giuridica dei loro figlioli, anche nei casi in cui fossero riusciti, malgrado la loro maggiore età raggiunta da tempo, a non procedere all’interdizione per ripulsa psicologica ad un istituto giuridico rigido che mal si attaglia a persone con disabilità che, ormai da oltre un trentennio, sono integrate a pieno titolo nella vita quotidiana della società.
Capo II - Gli aspetti organizzativiChiariti gli aspetti giuridici, assai più complessi sono quelli di carattere organizzativo e cioè di dove far vivere l’adulto con disabilità dopo la morte dei genitori e con quale assistenza.A questo proposito, rifiutata, com'è ovvio, l’ipotesi dell’ingresso in istituti speciali, talora con svariate decine o addirittura centinaia di ospiti, i genitori hanno cercato di stimolare gli enti pubblici e la società civile a fornire soluzioni di residenzialità di tipo familiare, ubicate nel normale tessuto urbano, possibilmente in un appartamento nell’ambito di un condominio.Gli stessi genitori non guardano con simpatia le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 22 dicembre 1989, Atto di indirizzo e coordinamento dell’attività amministrativa delle Regioni e Province autonome concernente la realizzazione di strutture sanitarie residenziali per anziani non autosufficienti, non assistibili a domicilio o nei servizi semiresidenziali e al Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 14 gennaio 1997, Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private.Infatti, pur prevedendosi la presenza, in ciascuna di esse, di non più di 20 persone, è consentita la costituzione di moduli di RSA che, per riduzione dei costi generali, possono aggregarsi sino ad un massimo di tre, portando così a 180 posti letto.Una tale realtà, dunque, non si differenzia sostanzialmente dai grossi istituti speciali e anche ove si decidesse di costituire singole RSA distanti tra loro, il numero di 20 posti letto non è certamente corrispondente ad un modello di tipo familiare che dovrebbe avere 3, 4, massimo 6 posti letto.
II. 1 - Normativa di diritto pubblicoLo Stato ha provveduto a emanare, nella seconda metà degli anni Novanta, tre importanti norme:1) l’articolo 10 della Legge 104/1992, che prevede la possibilità di creazione di comunità alloggio e centri socio-riabilitativi, anche residenziali; il comma 6 espressamente stabilisce che l’approvazione del progetto edilizio, ove le strutture siano ubicate in aree vincolate o a diversa specifica destinazione, costituisce variante al piano regolatore, purché le stesse strutture siano vincolate per almeno vent'anni all’accoglienza di persone con disabilità grave;2) la Legge 284/1997 su interventi a favore dei ciechi pluriminorati, che prevede anche la possibilità di piccole comunità residenziali;3) la Legge 162/1998, integrativa della Legge 104/1992 che, tra l’altro, contempla la realizzazione di progetti di vita, per quanto possibile indipendente, di persone con disabilità anche grave.
http://superando.eosservice.com/content/view/1186/121/
Premessa - La complessità del problema in Italia, molti genitori che, soprattutto a partire dalla fine degli anni Sessanta, hanno fatto la scelta di non mandare più i figli con disabilità negli istituti e nelle scuole speciali, ma di tenerli presso di sé per integrarli nella scuola comune e nei normali posti di lavoro e, comunque, nell’ambito del proprio territorio, si trovano adesso a confrontarsi con il problema di cosa avverrà dei loro figli dopo la propria morte.Tali genitori vogliono infatti evitare che i figlioli, abituati a vivere fra tutti, possano rientrare nel circuito emarginante degli istituti speciali. Si pongono quindi il problema di come organizzare il loro futuro, cominciando a rendersi conto che il "dopo di noi" va sperimentato "durante noi".A questo punto sono almeno tre gli ordini di problemi che essi debbono affrontare:1) Quale tutela giuridica dare ai loro figlioli?2) In quali ambienti si potrà svolgere la loro vita dopo la loro scomparsa e con quale organizzazione?3) Con quali fondi sarà possibile garantire loro una permanenza sul territorio di abituale dimora degli stessi?Il problema, soprattutto in questi ultimi anni, è divenuto oggetto di numerosi incontri e dibattiti, di atti legislativi e amministrativi e di interventi negoziali di diritto privato che hanno contribuito a chiarire i termini della complessa questione e a richiedere continui, ulteriori approfondimenti.La tematica, dapprima oggetto solo della preoccupazione di singole famiglie, è stata sempre più assunta da associazioni di persone con disabilità e loro familiari e sempre più è divenuta oggetto dell’attenzione della politica, con proposte e soluzioni anche legislative e amministrative, nonché di carattere finanziario, che offrono oggi alle famiglie un ampio ventaglio di opportunità.
Capo I - Gli aspetti di tutela giuridica i genitori, sino a quando i figli con disabilità sono minori, sono per legge tutori degli stessi. Fino al 2004, poi, quando i figli diventavano maggiorenni, essi dovevano essere obbligatoriamente interdetti, cioè perdere completamente la capacità di compiere qualunque atto giuridico, essendo sostituiti in tutto e per tutto dal tutore, nominato dal tribunale in seguito ad una vera e propria causa che il genitore o il pubblico ministero dovevano intentare contro l’interdicendo, con enorme dispendio di spese e grande sofferenza psicologica.Con la Legge 6/2004 (che ha modificato gli articoli dal 404 e seguenti del Codice Civile), alla figura del tutore e, nei casi più lievi, del curatore, è stata aggiunta quella dell’amministratore di sostegno, per la cui nomina è sufficiente rivolgere istanza al giudice tutelare, senza la necessità di assistenza di un avvocato e con enorme risparmio di spese, anche giudiziarie.L’amministratore di sostegno, figura giuridica molto studiata dal professor Paolo Cendon dell’Università di Trieste, può essere designato anche dagli stessi genitori e non si occupa solo dell’amministrazione e conservazione del patrimonio della persona con disabilità, ma deve anche provvedere a garantire e rispettare “i suoi bisogni e le sue aspettative” di vita quotidiana.Inoltre, l’amministratore di sostegno viene nominato sulla base di un progetto giuridico personalizzato che prevede, di volta in volta, quali siano gli atti che egli deve compiere - come il tutore - in nome e per conto del beneficiario, quelli che - come il curatore - può compiere insieme col beneficiario, e quelli che il beneficiario può compiere da solo.Va tenuto presente che l'amministratore di sostegno può essere, oltre che un familiare, anche - nei casi indicati dal richiedente o eccezionalmente stabiliti dal giudice tutelare - il legale rappresentante di un’organizzazione prevista dal Libro Primo del Codice Civile, cioè associazioni - dotate o meno di personalità giuridica - fondazioni, organizzazioni di volontario, associazioni di promozione sociale ecc.Con questo recentissimo istituto, molti genitori possono trovare una soluzione per la tutela giuridica dei loro figlioli, anche nei casi in cui fossero riusciti, malgrado la loro maggiore età raggiunta da tempo, a non procedere all’interdizione per ripulsa psicologica ad un istituto giuridico rigido che mal si attaglia a persone con disabilità che, ormai da oltre un trentennio, sono integrate a pieno titolo nella vita quotidiana della società.
Capo II - Gli aspetti organizzativiChiariti gli aspetti giuridici, assai più complessi sono quelli di carattere organizzativo e cioè di dove far vivere l’adulto con disabilità dopo la morte dei genitori e con quale assistenza.A questo proposito, rifiutata, com'è ovvio, l’ipotesi dell’ingresso in istituti speciali, talora con svariate decine o addirittura centinaia di ospiti, i genitori hanno cercato di stimolare gli enti pubblici e la società civile a fornire soluzioni di residenzialità di tipo familiare, ubicate nel normale tessuto urbano, possibilmente in un appartamento nell’ambito di un condominio.Gli stessi genitori non guardano con simpatia le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 22 dicembre 1989, Atto di indirizzo e coordinamento dell’attività amministrativa delle Regioni e Province autonome concernente la realizzazione di strutture sanitarie residenziali per anziani non autosufficienti, non assistibili a domicilio o nei servizi semiresidenziali e al Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 14 gennaio 1997, Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private.Infatti, pur prevedendosi la presenza, in ciascuna di esse, di non più di 20 persone, è consentita la costituzione di moduli di RSA che, per riduzione dei costi generali, possono aggregarsi sino ad un massimo di tre, portando così a 180 posti letto.Una tale realtà, dunque, non si differenzia sostanzialmente dai grossi istituti speciali e anche ove si decidesse di costituire singole RSA distanti tra loro, il numero di 20 posti letto non è certamente corrispondente ad un modello di tipo familiare che dovrebbe avere 3, 4, massimo 6 posti letto.
II. 1 - Normativa di diritto pubblicoLo Stato ha provveduto a emanare, nella seconda metà degli anni Novanta, tre importanti norme:1) l’articolo 10 della Legge 104/1992, che prevede la possibilità di creazione di comunità alloggio e centri socio-riabilitativi, anche residenziali; il comma 6 espressamente stabilisce che l’approvazione del progetto edilizio, ove le strutture siano ubicate in aree vincolate o a diversa specifica destinazione, costituisce variante al piano regolatore, purché le stesse strutture siano vincolate per almeno vent'anni all’accoglienza di persone con disabilità grave;2) la Legge 284/1997 su interventi a favore dei ciechi pluriminorati, che prevede anche la possibilità di piccole comunità residenziali;3) la Legge 162/1998, integrativa della Legge 104/1992 che, tra l’altro, contempla la realizzazione di progetti di vita, per quanto possibile indipendente, di persone con disabilità anche grave.
http://superando.eosservice.com/content/view/1186/121/
03/11/10
Raccontare la disabilità

Due racconti per far comprendere che a dividere il mondo delle persone cosiddette “normali” dall'universo della disabilità è essenzialmente il pregiudizio. Anffas Trentino ha dato vita ad un’iniziativa unica nel suo genere. Una pubblicazione attraverso la quale si spiega in modo semplice la disabilità usando il linguaggio del fumetto. Grazie ai disegni dell’autore trentino Fulber sono nati dei personaggi e delle storie accattivanti che vogliono diffondere un messaggio tanto semplice quanto difficile da recepire: la disabilità significa carenza, ma non assenza di abilità. E quindi le persone con disabilità intellettiva - di cui Anffas Trentino si occupa da decenni - non sono incapaci di agire, ma fanno semplicemente più fatica e impiegano più tempo degli altri a svolgere le attività quotidiane. L'idea di raccontare la disabilità attraverso lo strumento del fumetto nasce dal bisogno di riuscire a spiegare ai bambini cosa significhi essere disabili. Evitando qualsiasi forma di "pietismo moralistico", Anffas Trentino vuole trasmettere l'idea che la disabilità non è una malattia, ma una condizione di vita che deve trovare spazio e visibilità, e soprattutto diritto di cittadinanza all'interno della comunità.
dal sito dell' ANFFAS di Trento
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