
Uno strumento finanziario per il futuro dei disabili
Destinare una parte del proprio patrimonio per garantire il futuro di un figlio disabile. Si può fare con il trust, strumento dell'ordinamento anglosassone che comincia a essere utilizzato anche in Italia. Se ne è parlato in un convegno a Bologna
BOLOGNA - C'è un nuovo strumento per tutelare il futuro delle persone con disabilità. Il "trust", ovvero un particolare modo per trasferire la proprietà di un bene a un beneficiario, può rivelarsi infatti la strada giusta per rispondere alle preoccupazioni dei genitori di figli disabili, o comunque di soggetti deboli (ad esempio tossicodipendenti). Una questione quanto mai attuale, visti "l'invecchiamento" e la migliore qualità di vita che le persone disabili hanno raggiunto in questi anni. Per discutere degli aspetti tecnici del trust, si è tenuto a Bologna un convegno intitolato "Trust in favore dei soggetti disabili", organizzato dall'associazione "Il trust in Italia" insieme agli "Amici di Luca" e alla fondazione "Dopo di noi". "Il trust sembra uno strumento particolarmente idoneo - spiega Luca Marchi, direttore della fondazione - per rispondere ai problemi del 'dopo di noi'". Gli strumenti attualmente a disposizione, come l'interdizione o l'inabilitazione, sono infatti poco adatti soprattutto dal punto di vista "morale": i genitori temono in altre parole di ledere la dignità del figlio.
Il trust, nato nell'ordinamento anglosassone, permette invece di destinare un patrimonio in favore di un soggetto incapace di gestirlo in prima persona: il patrimonio è gestito da un "trustee", una persona (ma anche un'associazione o un ente) che amministrerà i beni nell'interesse esclusivo del soggetto debole. Chi avvia un trust (il disponente) può indicare nel dettaglio le sue finalità e la sua durata ed eventualmente nominare un "protector" o guardiano, incaricato di sorvegliare su tutto il processo. "Si tratta di uno strumento complesso - spiega Marchi - e a dire la verità anche costoso, visto il coinvolgimento di legali e avvocati: per questo vale la pena approfondire". La fondazione "Dopo di noi", attiva dal 2003, in questi anni ha assistito 240 famiglie, "ma non abbiamo ancora mai utilizzato il trust". Molte energie sono state spese invece per incentivare l'uso dell'amministratore di sostegno, altro strumento utile a garantire le persone disabili anche dal punto di vista economico.
articolo su spazioausili
Destinare una parte del proprio patrimonio per garantire il futuro di un figlio disabile. Si può fare con il trust, strumento dell'ordinamento anglosassone che comincia a essere utilizzato anche in Italia. Se ne è parlato in un convegno a Bologna
BOLOGNA - C'è un nuovo strumento per tutelare il futuro delle persone con disabilità. Il "trust", ovvero un particolare modo per trasferire la proprietà di un bene a un beneficiario, può rivelarsi infatti la strada giusta per rispondere alle preoccupazioni dei genitori di figli disabili, o comunque di soggetti deboli (ad esempio tossicodipendenti). Una questione quanto mai attuale, visti "l'invecchiamento" e la migliore qualità di vita che le persone disabili hanno raggiunto in questi anni. Per discutere degli aspetti tecnici del trust, si è tenuto a Bologna un convegno intitolato "Trust in favore dei soggetti disabili", organizzato dall'associazione "Il trust in Italia" insieme agli "Amici di Luca" e alla fondazione "Dopo di noi". "Il trust sembra uno strumento particolarmente idoneo - spiega Luca Marchi, direttore della fondazione - per rispondere ai problemi del 'dopo di noi'". Gli strumenti attualmente a disposizione, come l'interdizione o l'inabilitazione, sono infatti poco adatti soprattutto dal punto di vista "morale": i genitori temono in altre parole di ledere la dignità del figlio.
Il trust, nato nell'ordinamento anglosassone, permette invece di destinare un patrimonio in favore di un soggetto incapace di gestirlo in prima persona: il patrimonio è gestito da un "trustee", una persona (ma anche un'associazione o un ente) che amministrerà i beni nell'interesse esclusivo del soggetto debole. Chi avvia un trust (il disponente) può indicare nel dettaglio le sue finalità e la sua durata ed eventualmente nominare un "protector" o guardiano, incaricato di sorvegliare su tutto il processo. "Si tratta di uno strumento complesso - spiega Marchi - e a dire la verità anche costoso, visto il coinvolgimento di legali e avvocati: per questo vale la pena approfondire". La fondazione "Dopo di noi", attiva dal 2003, in questi anni ha assistito 240 famiglie, "ma non abbiamo ancora mai utilizzato il trust". Molte energie sono state spese invece per incentivare l'uso dell'amministratore di sostegno, altro strumento utile a garantire le persone disabili anche dal punto di vista economico.
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