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02/05/13

Il suolo, una risorsa non rinnovabile - convegno



Tre anni dopo la prima edizione del primo Convegno sul Consumo di Suolo, in questo nuovo incontro ci si domanda che cosa sia cambiato in meglio o in peggio in merito ad un argomento critico che è strettamente legato alla nostra economia: siamo ancora convinti che il proliferare del cemento porti prosperità benessere e progresso, o al punto in cui siamo arrivati è vero invece l’esatto contrario?


Nel 1951, Luigi Einaudi affermava: “La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani". Sessantadue anni più tardi, a prescindere dallo sviluppo demografico, la superficie sottratta è cresciuta del 500%: in Italia stiamo assistendo ogni giorno alla sparizione di 75 ettari di territorio sotto il cemento e l’asfalto. Negli ultimi cinque anni il consumo di suolo è cresciuto al ritmo di oltre 8 metri quadrati al secondo: per ogni italiano sono andati persi ogni anno più di 340 mq. Ogni 5 mesi se ne va un'area grande come Napoli, mentre ogni anno sparisce un'estensione pari ai comuni di Milano e Firenze messi insieme: oggi non è possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza incontrare un nucleo urbano.

Questa situazione genera dei costi energetici, climatici, alimentari, idrogeologici ed ecosistemici incredibilmente pesanti, che la nostra società tende ad ignorare. Negli ultimi 40 anni ci siamo mangiati il 28% della superficie agricola nazionale: una parte del fenomeno è dovuto all'abbandono di terreni, in particolar modo quelli marginali e più difficoltosi da lavorare, ma questo aspetto non compromette la fertilità e non contiene effetti irreversibili; completamente diverso è invece il danno permanente che deriva dall'impermeabilizzazione del suolo dovuta alla cementificazione. Oggi l'Italia ha un'autosufficienza alimentare molto bassa, e la continua perdita di terreno agricolo sta portando il nostro paese a dipendere sempre più dai mercati esteri per garantirsi le risorse necessarie. Quasi tutte le previsioni ci dicono che le importazioni saranno sempre più costose e la nostra incapacità di autosostentamento potrebbe avere effetti economici molto gravi.

L’attenzione pare essere concentrata sui vantaggi derivanti dal traino dell’industria delle costruzioni e dagli investimenti privati fatti sul mattone: dimentichiamo che il territorio è un bene comune, e che l’assoluta unicità del patrimonio storico, culturale, artistico e paesaggistico del nostro paese, il cui valore economico è al paragone incredibilmente superiore, sta subendo un degrado forse irreversibile. La regola che ancora vige è quella dell’edificazione selvaggia: dalla nascita della Repubblica ad oggi si sono registrati 4,5 milioni di casi certificati di abusivismo edilizio, ovvero 75.000 all'anno, cioè 207 abusi al giorno. Sono stati costruiti in totale 450.000 mila edifici abusivi, ovvero 7.434 all’anno, cioè 20 al giorno. Il numero degli alloggi illegali è di oltre 1 milione e 700 mila. Circa 6 milioni di abitanti vivono in aree urbane abusive. Questi illeciti edilizi sono stati sanati da tre condoni (1985, 1994 e 2003) che si sono sostituiti ad una politica sulla pianificazione territoriale.

Su questo sfondo, che vede l’Italia al di sopra della media europea di consumo di suolo, si delinea in particolare la realtà lombarda, sconsolante per le trasformazioni che vi si operano: in Provincia di Milano si è consumato territorio prevalentemente agricolo al ritmo di 20.000 mq al giorno: è come se ogni dieci giorni scomparisse il territorio da cui trae sostentamento un'azienda agricola di medie dimensioni, in grado di produrre il frumento necessario per farci 150 tonnellate di pane. Nell'intero decennio, il totale delle nuove urbanizzazioni forma un’estensione pari a una nuova città grande come mezza Milano. Il fenomeno procede a piccoli passi, che non fanno notizia, ma inesorabilmente si sommano: i riflettori sono giustamente puntati sull’enormità del consumo di suolo dell’Expo, ma nessuno si è accorto che nei comuni limitrofi viene consumata ogni anno una superficie agricola analoga.

Nella seconda edizione del Convegno pavese si parlerà in generale della situazione italiana, e in particolare della situazione esistente nella nostra regione. Si tratterà inevitabilmente del problema molto contradditorio della prevista autostrada Broni-Mortara, che consisterebbe su un territorio a vocazione prettamente agricola come quello della provincia di Pavia, ma verranno riportate anche delle esperienze positive che esistono su un territorio critico come quello milanese, e verrà esposto il caso virtuoso del comune di Travacò Siccomario, confinante con Pavia, che ha un piano di governo del territorio a consumo di suolo praticamente zero, ed è riuscito a restituire anche parecchi ettari alla tutela del Parco del Ticino. Questi sforzi per adottare politiche in controtendenza si realizzano non senza problemi, criticità e contraddizioni, nel contesto di un quadro normativo che delega ai comuni le scelte urbanistiche, e finisce poi di premiarli quando consumano.

L’evento verrà trasmesso in diretta web: ci si potrà collegare attraverso il sito www.cambiamo.org andando direttamente alla pagina
http://www.cambiamo.org/eventi/130507-suolo.php


Convegno sul Consumo di Suolo Seconda Edizione: il punto, tre anni dopo
Martedi 7 Maggio 2013 ore 21:00
Aula del '400 - Università di Pavia
qui il manifesto

Relatori:
Renato Bertoglio Architetto di Legambiente
Ermanno Bonazzi Sindaco di Travacò Siccomario (PV)
Marco Boschini Coordinatore dell'Associazione Comuni Virtuosi
Fabio Cremascoli Architetto urbanista e Presidente Circolo MDF di Milano
Domenico Finiguerra Fondatore del Movimento Stop al Consumo di Territorio
Moderatore:

Gabriele Porrati




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