Tre
anni dopo la prima edizione del primo Convegno sul Consumo di Suolo,
in questo nuovo incontro ci si domanda che cosa sia cambiato in
meglio o in peggio in merito ad un argomento critico che è
strettamente legato alla nostra economia: siamo ancora convinti che
il proliferare del cemento porti prosperità benessere e
progresso, o al punto in cui siamo arrivati è vero invece
l’esatto contrario?
Nel
1951, Luigi Einaudi affermava: “La lotta contro la distruzione del
suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è
il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono
gli italiani". Sessantadue anni più tardi, a prescindere
dallo sviluppo demografico, la superficie sottratta è
cresciuta del 500%: in Italia stiamo assistendo ogni giorno alla
sparizione di 75
ettari di territorio
sotto il cemento e l’asfalto. Negli ultimi cinque anni il consumo
di suolo è cresciuto al ritmo di oltre 8 metri quadrati al
secondo: per ogni italiano sono andati persi ogni anno più di
340 mq. Ogni 5 mesi se ne va un'area grande come Napoli, mentre ogni
anno sparisce un'estensione
pari ai comuni di Milano e Firenze messi insieme: oggi
non è possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro
senza incontrare un nucleo urbano.
Questa
situazione genera dei costi energetici, climatici, alimentari,
idrogeologici ed ecosistemici incredibilmente pesanti, che la nostra
società tende ad ignorare. Negli ultimi 40 anni ci siamo
mangiati il 28%
della superficie agricola
nazionale: una parte del fenomeno è dovuto all'abbandono di
terreni, in particolar modo quelli marginali e più
difficoltosi da lavorare, ma questo aspetto non compromette la
fertilità e non contiene effetti irreversibili; completamente
diverso è invece il danno permanente che deriva
dall'impermeabilizzazione del suolo dovuta alla cementificazione.
Oggi l'Italia ha un'autosufficienza alimentare molto bassa, e la
continua perdita di terreno agricolo sta portando il nostro paese a
dipendere sempre più dai mercati esteri per garantirsi le
risorse necessarie. Quasi tutte le previsioni ci dicono che le
importazioni saranno sempre più costose e la nostra incapacità
di autosostentamento potrebbe avere effetti economici molto gravi.
L’attenzione
pare essere concentrata sui vantaggi derivanti dal traino
dell’industria delle costruzioni e dagli investimenti privati fatti
sul mattone: dimentichiamo che il territorio è un bene comune,
e che l’assoluta unicità del patrimonio storico, culturale,
artistico e paesaggistico del nostro paese, il cui valore
economico è al paragone incredibilmente superiore,
sta subendo un degrado forse irreversibile. La regola che ancora vige
è quella dell’edificazione selvaggia: dalla nascita della
Repubblica ad oggi si sono registrati 4,5 milioni di casi certificati
di abusivismo edilizio, ovvero 75.000 all'anno, cioè 207
abusi al giorno.
Sono stati costruiti in totale 450.000 mila edifici abusivi, ovvero
7.434 all’anno, cioè 20 al giorno. Il numero degli alloggi
illegali è di oltre 1 milione e 700 mila. Circa 6 milioni di
abitanti vivono in aree urbane abusive. Questi illeciti edilizi sono
stati sanati da tre condoni (1985, 1994 e 2003) che si sono
sostituiti ad una politica sulla pianificazione territoriale.
Su
questo sfondo, che vede l’Italia al di sopra della media europea di
consumo di suolo, si delinea in particolare la realtà
lombarda, sconsolante per le trasformazioni che vi si operano: in
Provincia di Milano si è consumato territorio prevalentemente
agricolo al ritmo di 20.000
mq al giorno:
è come se ogni dieci giorni scomparisse il territorio da cui
trae sostentamento un'azienda agricola di medie dimensioni, in grado
di produrre il frumento necessario per farci 150 tonnellate di pane.
Nell'intero decennio, il totale delle nuove urbanizzazioni forma
un’estensione pari a una nuova città grande come mezza
Milano. Il fenomeno procede a piccoli passi, che non fanno notizia,
ma inesorabilmente si sommano: i riflettori sono giustamente puntati
sull’enormità del consumo di suolo dell’Expo, ma nessuno
si è accorto che nei comuni limitrofi viene consumata ogni
anno una superficie agricola analoga.
Nella
seconda edizione del Convegno pavese si parlerà in generale
della situazione italiana, e in particolare della situazione
esistente nella nostra regione. Si tratterà
inevitabilmente del problema molto contradditorio della prevista
autostrada Broni-Mortara, che consisterebbe su un territorio a
vocazione prettamente agricola come quello della provincia di Pavia,
ma verranno riportate anche delle esperienze positive che
esistono su un territorio critico come quello milanese, e verrà
esposto il caso virtuoso del comune di Travacò Siccomario,
confinante con Pavia, che ha un piano di governo del territorio a
consumo di suolo praticamente zero, ed è riuscito a restituire
anche parecchi ettari alla tutela del Parco del Ticino. Questi sforzi
per adottare politiche in controtendenza si realizzano non senza
problemi, criticità e contraddizioni, nel contesto di un
quadro normativo che delega ai comuni le scelte urbanistiche, e
finisce poi di premiarli quando consumano.
L’evento
verrà trasmesso in diretta
web:
ci si potrà collegare attraverso il sito www.cambiamo.org
andando direttamente alla pagina
http://www.cambiamo.org/eventi/130507-suolo.php
Convegno
sul Consumo di Suolo Seconda Edizione: il punto, tre anni dopo
Martedi
7 Maggio 2013 ore 21:00
Aula del '400 - Università di Pavia
qui il manifesto
Relatori:
Renato
Bertoglio
Architetto di Legambiente
Ermanno
Bonazzi
Sindaco di Travacò Siccomario (PV)
Marco
Boschini
Coordinatore dell'Associazione Comuni Virtuosi
Fabio
Cremascoli
Architetto urbanista e Presidente Circolo MDF di Milano
Domenico
Finiguerra Fondatore
del Movimento Stop al Consumo di Territorio
Moderatore:
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