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31/05/13

Prima di giudicare






Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere.. 

Mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. 
Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate.. 
Vivi gli anni che ho vissuto io 
e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io.. 
Ognuno ha la propria storia. 
E solo allora mi potrai giudicare. 
~ Luigi Pirandello

24/05/13

Lettera d'amore





"Avrei potuto amarti in modo più piacevole per te. Infatuarmi della tua superficie e restar là. E’ quello che tu hai voluto a lungo. Ebbene no. Io sono andato al fondo. Non ho ammirato quello che tu mostravi, che tutti potevano vedere, che stupiva il pubblico. Sono andato al di là e ho scoperto dei tesori. Un uomo che tu avessi sedotto e dominato non si godrebbe come me il tuo cuore in ogni suo recesso. Quello che provo per te non è un frutto d’estate dalla buccia liscia, che cade dal ramo al minimo soffio e sparge sull’erba il suo succo vermiglio. Ha a che fare con il tronco, con la scorza dura come una noce di cocco, o guarnita di spine come i fichi d’India. Fa male alle dita, ma contiene del latte"

Gustave Flaubert - Lettere d'amore a Louise Colet 1846-1848

La tolleranza








Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno. 

(Mahatma Gandhi)

22/05/13

Don Andrea Gallo, il prete degli "ultimi"

CRONISTORIA DI DON ANDREA GALLO

"Un prete che si è scoperto uomo"

Andrea nasce a Genova il 18 Luglio 1928 e viene immediatamente richiamato, fin dall'adolescenza, da Don Bosco e dalla sua dedizione a vivere a tempo pieno "con" gli ultimi, i poveri , gli emarginati, per sviluppare un metodo educativo che ritroveremo simile all'esperienza di Don Milani, lontano da ogni forma di coercizione.
Attratto dalla vita salesiana inizia il noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi a Roma il Liceo e gli studi filosofici.
Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile a San Paulo dove compie studi teologici: la dittatura che vigeva in Brasile, lo costringe, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l'anno dopo.
Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959.
Un anno dopo viene nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza cerca di introdurre una impostazione educativa diversa, dove fiducia e libertà tentavano di prendere il posto di metodi unicamente repressivi; i ragazzi parlavano con entusiasmo di questo prete che permetteva loro di uscire, poter andare al cinema e vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena.
Tuttavia, i superiori salesiani, dopo tre anni lo rimuovono dall'incarico senza fornirgli spiegazioni e nel '64 Andrea decide di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese: "la congregazione salesiana, dice Andrea, si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale".
Viene inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere: due mesi dopo viene destinato in qualità di vice parroco alla chiesa del Carmine dove rimarrà fino al 1970, anno in cui verrà "trasferito" per ordine del Cardinale Siri.
Nel linguaggio "trasparente" della Curia era un normale avvicendamento di sacerdoti, ma non vi furono dubbi per nessuno: rievocare quel conflitto è molto importante, perché esso proietta molta luce sul significato della predicazione e dell'impegno di Andrea in quegli anni, sulla coerenza comunicativa con cui egli vive le sue scelte di campo "con" gli emarginati e sulle contraddizioni che questa scelta apre nella chiesa locale.
La predicazione di Andrea irritava una parte di fedeli e preoccupava i teologi della Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale perché, si diceva, i suoi contenuti "non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti".
Un'aggravante, per la Curia è che Andrea non si limita a predicare dal pulpito, ma pretende di praticare ciò che dice e invita i fedeli a fare altrettanto: la parrocchia diventa un punto di aggregazione di giovani e adulti, di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà per i più poveri, per gli emarginati che trovano un fondamentale punto di ascolto.
Per la sua chiara collocazione politica, la parrocchia diventa un punto di riferimento per molti militanti della nuova sinistra, cristiani e non.
L'episodio che scatena il provvedimento di espulsione è un incidente verificatosi nel corso di una predica domenicale: lo descrive il settimanale "Sette Giorni" del 12 Luglio 1970, con un articolo intitolato "Per non disturbare la quiete".
Nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l'episodio aveva suscitato indignazione nell'alta borghesia del quartiere: Andrea, prendendo spunto dal fatto, ricordò nella propria predica che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare "inadatto agli studi" se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare "azione a difesa della libertà".
Qualcuno disse che Andrea era oramai sfacciatamente comunista e le accuse si moltiplicarono affermando di aver passato ogni limite: la Curia decide per il suo allontanamento dal Carmine.
Questo provvedimento provoca nella parrocchia e nella città un vigoroso movimento di protesta ma, la Curia, non torna indietro e il "prete scomodo" deve obbedire: rinuncia al posto "offertogli" all'isola di Capraia che lo avrebbe totalmente e definitivamente isolato.
Lasciare materialmente la parrocchia non significa per lui abbandonare l'impegno che ha provocato l'atteggiamento repressivo nei suoi confronti: i suoi ultimi incontri con la popolazione, scesa in piazza per esprimergli solidarietà, sono una decisa riaffermazione di fedeltà ai suoi ideali ed alla sua battaglia "La cosa più importante, diceva, che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri, cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare e non ascoltare mai.
Ecco, per questo dobbiamo continuare a lavorare!"
Qualche tempo dopo, viene accolto dal parroco di S. Benedetto, Don Federico Rebora, ed insieme ad un piccolo gruppo nasce la comunità di base, la Comunità di S. Benedetto al Porto.
Don Andrea Gallo è morto. Aveva 86 anni .Se n'è andato il "prete degli ultimi".



ciao don Gallo!
«Sogno una chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna, a fianco dei bisogni delle donne e degli uomini»

21/05/13

Lo Zahir





Mentre lottavo, vedevo gli altri che parlavano in nome della libertà e, quanto più difendevano questo diritto assoluto, tanto più si dimostravano schiavi dei desideri dei genitori, di un matrimonio in cui avevano promesso di rimanere accanto al coniuge “per il resto della vita”, oppure si rivelavano succubi della bilancia, delle diete, dei progetti interrotti a metà, degli amori ai quali non si poteva dire “No” o “Basta”, dei fine-settimana in cui erano costretti a pranzare con chi non desideravano. Schiavi del lusso, dell’apparenza del lusso. Schiavi di una vita che non avevano scelto, ma che si erano obbligati a vivere: perché qualcuno, alla fine, li aveva convinti che quell’esistenza era la migliore per loro. E così attraversavano giorni e notti tutti uguali, in cui l’avventura era soltanto una parola in un libro o un’immagine del televisore sempre acceso, e ogni volta che si apriva una porta, loro dicevano: “Non m’interessa, non ne ho voglia.”
Come potevano sapere se ne avevano voglia o no, visto che non si erano mai presi la briga di provare? Ma era inutile porre la domanda: in realtà, avevano paura di qualsiasi cambiamento che potesse scuotere quel mondo al quale si erano abituati.

Io sono un uomo libero...
Paulo Coelho

20/05/13

Disabilità intellettiva, scoperta la proteina Eps8

 Eps8 gioca un ruolo cruciale nel funzionamento del cervello e la sua assenza genetica causa  deficit di apprendimento e memoria in alcune patologie del sistema nervoso, tra cui l’autismo e il ritardo mentale. In particolare una ricerca, condotta da Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) di Milano, Università degli Studi di Milano e Humanitas dimostra che la proteina Eps8 è fondamentale per la plasticità sinaptica e svela i meccanismi molecolari attraverso cui controlla tale processo. 
“La comunicazione fra le cellule nervose è fondamentale nel funzionamento del cervello”, spiega Michela Matteoli dell’Università di Milano, associata In-Cnr e responsabile del Laboratorio di farmacologia e patologia cerebrale di Humanitas, coordinatrice dello studio insieme a Elisabetta Menna dell’In-Cnr. “Le ‘sinapsi’, che mediano il trasferimento dell'informazione tra i neuroni, sono strutture altamente dinamiche, che variano di numero e forma sia durante lo sviluppo del cervello sia nell’organismo adulto, grazie alla ‘plasticità neuronale’, che è alla base di molte fondamentali funzioni dell’organismo, come l’apprendimento, l'attenzione, la percezione, il processo decisionale, l'umore e l’affetto”.  

Lo studio Eps8 controls dendritic spine density and synaptic plasticity through its actin capping activity, pubblicato su ‘Embo Journal’, consente ora un importante avanzamento. “La sinapsi solitamente si forma tra il terminale di un assone, che conduce gli impulsi del neurone, e la membrana del dendrite, le fibre che si ramificano dal neurone e trasportano il segnale nervoso, mediante piccole protrusioni chiamate spine dendritiche”, continua Matteoli. “Il nostro lavoro dimostra che le modificazioni strutturali delle spine dendritiche durante i processi di plasticità sinaptica  sono in gran parte a carico del citoscheletro di actina (una sorta di ‘impalcatura cellulare’) e della proteina Eps8”.

“La proteina Eps8 è dunque essenziale nei processi di plasticità sinaptica”, aggiunge Elisabetta Menna. “Tanto che la sua assenza genetica può essere causa di deficit di memoria e apprendimento, associati a difetti morfologici delle sinapsi eccitatorie dell’ippocampo, che appaiono immature e incapaci di aumentare di numero. È quanto avviene, per esempio, nel cervello di pazienti affetti da autismo”.

L’importanza di tale scoperta, che riprende un precedente studio dello stesso gruppo che aveva evidenziato un ruolo  della proteina Eps8 nello sviluppo neuronale, è legata alle sue possibili ricadute cliniche. “La speranza è che sezionare i meccanismi alla base della plasticità dei neuroni e delle loro interazioni (sinapsi), e dunque della memoria e dell’apprendimento, possa aprire percorsi terapeutici innovativi per affrontare i gravi problemi legati alla disabilità intellettiva e le varie patologie del sistema nervoso centrale, tra cui l’autismo e il ritardo mentale”, conclude la ricercatrice dell’In-Cnr.
fonte

Sara e le sbiruline di Emily (come parlare di epilessia ai bambini)





Emily e Sara erano due sorelle davvero inseparabili. Impossibile vederle giocare l’una senza l’altra…
Ma un brutto giorno le cose cambiarono, al punto che Sara preferiva starsene da sola piuttosto 
che finire di costruire la casetta sull’albero progettata con tanta cura: dettaglio dopo dettaglio, disegno dopo 
disegno, chiodo dopo chiodo… 

Eppure Emily ci aveva provato, a farle tornare il buon umore e la voglia di giocare insieme.
Le aveva dato il permesso di giocare con le sue bambole,di prendere i suoi colori. Le avrebbe prestato persino il suo coniglietto preferito, se solo Sara glielo avesse chiesto.Ma nulla sembrava funzionare…

Emily era davvero scoraggiata mentre guardava la casetta da finire: non ce l’avrebbe mai fatta da sola!
“Sembri triste, Sara. Perché?”“Perché sei strana, sai…”, spiegò Sara, continuando a colorare

“Strana?”, chiese Emily guardandosi allo specchio per vedere se per caso le fossero spuntate fuori delle orecchie a punta o se all’improvviso fosse diventata verde.
“L’altra sera ti ho visto tremare ...”“Ahhhhhh! ”, esclamò Emily, contenta di non avere nulla di così strambo. “Mi hai visto tremare mentre dormivo?”“È stato strano vederti così, non riuscivi neanche a parlare!”
“Ma non è una cosa pericolosa”, si affrettò a precisare Emily, raggomitolando il filo che la mamma 
le aveva dato per fissare il telo con cui fare il tetto.

“Non devi aver paura. Vedi, nella testa ci sono tanti fili e ognuno serve per fare qualcosa: giocare, parlare, 
dormire, pensare.Poi, ogni tanto può capitare - o almeno è così che succede a me - che uno di questi fili inizi a tremare, come se fosse stato toccato da un fulmine, da una scossa elettrica.”

“Davvero? I fulmini? E piove anche nella tua testa?”“No. Non piove, ci sono solo i fulmini!” “E fa male?”
“No, non sento niente.”A te sembra che faccia male perché devo avere un aspetto poco rassicurante. Ma io non sento proprio nulla. Solo, a volte, quando mi passa mi sento un po’ stanca e confusa e quindi mi devo riposare, ma se invece mi sento bene posso tornare subito a giocare.”“Sicura?”, chiese Sara, prendendo il 

disegno della casa sull’albero che avevano fatto insieme qualche giorno prima.“Sì, sicura. Sai una cosa? Le prime volte anch’io ho avuto un po’ paura, proprio come te.” “Davvero?” “Sì. Poi, con mamma e papà, sono andata dal dottore. ”“Il fulminologo?” “… una specie, ma si chiama neurologo.”E cosa ha fatto il dottore? Ti ha tolto i fili tremanti?” “No. Però mi ha messo una cosa buffa in testa: l’elettromedusetta. Una specie di cappello con delle ventose che può leggere il nome dei fulmini e dire al dottore cosa succede.”

“E come si chiamano questi fulmini?” “Veramente hanno un nome un po’ difficile: crisi epilettiche. Ma a me 
questo nome non piace molto. Ne vogliamo trovare uno nuovo insieme?”“ Ciricoccole?Traballine ? ho trovato!Sbiruline!

“Mi piace! Allora, quando ho una sbirulina non devi aver paura, ma puoi aiutarmi, sai.” “Io? In che modo?”

“Vedi, i fulmini - così mi ha detto il dottore - possono arrivare in qualsiasi momento. Quindi se non sono a letto e vedi che tremo devi subito mettermi una cosa morbida sotto la testa.”“Un cuscino?” “Sì, un cuscino, un maglione. Una cosa morbida.”“Poi devi chiamare mamma, papà o comunque una persona grande.”

“Se mamma e papà non ci sono, va bene anche Gina?”“Sì, la vicina va bene, ma quando esci non chiudere la porta altrimenti non puoi più entrare e io rimango sola con la mia sbirulina!”“E poi…”, continuò Emily, raccogliendo dal cesto gli ultimi attrezzi per realizzare la casa sull’albero, compreso il grosso gomitolo. “… c’è una cosa molto importante: non devi mai mettermi niente nella bocca né toccarla. Se vuoi però mi puoi 

accarezzare, così sentirò che ci sei anche tu.”“E poi?” “E poi basta: veloce come un fulmine mi passa!

Riempito il cesto e giunte ai piedi dell’albero, le bambine guardarono la loro casetta: era proprio bella, 
mancava solo il tetto. Ma la giornata era ancora lunga e c’era tutto il tempo per finirla.“Dai, passami quel telo che facciamo il tetto”, disse Emily. “Però salgo io sull’albero, ché tu sei troppo piccola, lo sai, e poi se cadi e ti fai male chi mi aiuta con le sbiruline? ”“Uffa. Però poi quando siamo su insieme l’aquilone lo tengo io!”

                                                                   
"Spero che questo racconto possa aiutare tanti genitori ad affrontare in maniera semplice l’epilessia, o almeno alcuni suoi aspetti, e tanti bambini a capire le sbiruline prendendone le “dovute distanze”, che non vuol dire far finta che non ci siano, ma vivere con serenità tutti i momenti in cui le crisi epilettiche non ci sono e non spaventarsi quando avvengono. 
Spero che il libro possa anche essere usato come strumento didattico-educativo con bambini che non soffrono direttamente di epilessia, ma che hanno incontrato la malattia perché parenti (fratelli, sorelle, cugini o figli) o amici di persone affette da questo disturbo e che potrebbero per questo essere spettatori di una crisi che li coglierebbe alla sprovvista come capita a chi ne soffre. 
Rachele Giacalone
fonte

Sera grigia




Mi duole in petto la bellezza;
 mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito;
 mi duole
questo colore sulla nube - viola plumbeo
viola repellente; 
il mezzo anello della luna
che brilla appena - mi duole. 
Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati.
 Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile - mi fa male il tempo.

(Ghiannis Ritsos-Poeta greco (Monemvasìa 1909 - Atene 1990))

#TISALUTO



#tisaluto. Senza rispetto nelle regole del gioco, non giochiamo

Questo post è pubblicato in contemporanea da diverse blogger, che in tal modo hanno inteso avviare un passaparola sul tema: se ti va, copiaincollalo anche tu. Che cosa propone? di concordare un rifiuto collettivo delle modalità sessiste (per non dire violente) con cui spesso le donne sono messe (anche "scherzosamente"), a tacere, o in condizioni di minoranza:
In Italia l'insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico: lo scopo [più o meno consapevole, da parte di chi lo fa, ndr] è quello di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio. E se in Italia l'insulto sessista è pratica comune, è perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all'umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest'anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto. Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.

L'abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L'abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.

Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.

Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

E noi aggiungiamo: al primo insulto, al primo schiaffo di un ragazzo tanto caro, ma un po' troppo possessivo - è geloso, si sa, dice di amarci! bè, al primo gesto violento.. un bell'sms: #tisaluto. E ciao.

Sarebbe un modo pubblico, e privato, per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo. Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.

19/05/13

Oltre la rottamazione



In un Paese normale la giustizia non è il terreno dello scontro, ma il luogo dell’unità. Penso semplicemente alla mia generazione. Diventiamo adulti, all’improvviso, quando sull’autostrada che collega Palermo al suo aeroporto il tritolo spezza la vita di Giovanni Falcone, di sua moglie francesca, dei ragazzi della loro scorta. Viviamo quei mesi con il groppo in gola: riusciranno le istituzioni a vincere la sfida lanciata dalla mafia? Sono giorni, settimane, mesi in cui si combatte una guerra che si può annusare ma non vedere. Ci siamo sentiti accompagnati dal sorriso di Paolo Borsellino: lo ricordo nel mese di giugno 1992 partecipare a una fiaccolata in memoria di Falcone. E ricordo il senso di spaesamento terribile quando arriva la notizia della strage di via D’Amelio. il giudice ucciso, i ragazzi della scorta che saltano in aria con lui, le giovani vedove, i piccoli orfani. Ricordo, fiorentino appena diciottenne, all’ultimo anno di liceo, la strage di via dei Georgofili: la mafia che colpisce firenze, che uccide tra l’altro le sorelle Nencioni, otto anni in due.
E ricordo i martiri per la giustizia che anche successivamente pagano con il sangue il loro coraggio e il loro attaccamento alla verità. non solo magistrati, intendiamoci. Donne e uomini, agenti e sacerdoti, imprenditori e lavoratori. Vivo quei mesi con una sensibilità particolare su questi temi, legata alla formazione scout. E caposcout era quel don Peppe Diana che dalla sua Casal di Principe quasi grida: «Per amore del mio popolo, non tacerò». Penso alla strana emozione che mi prende quando finalmente papa francesco decide di beatificare padre Puglisi, ammazzato nel suo quartiere Brancaccio a Palermo.
[  ]
Mi tornano alla mente le decine di migliaia di lettere e email che ho ricevuto. Da Stefano, sessantenne che alle prece- denti politiche per la prima volta aveva votato scheda bianca «uscendo dal seggio con gli occhi lucidi perché ho provato vergogna a pensare a mio padre» e che «adesso invece torno a sperare», fino ad Alberto, ventinovenne, laureato in biotecnologia con il massimo dei voti e la lode, dottore di ricerca con il punteggio massimo e rimasto con un niente in mano, che non ha i soldi e forse neanche più la speranza per costruire un futuro insieme alla sua ragazza. Da Francesca, che è una diciottenne entusiasta del fatto che il suo primo voto sia per le primarie «per una battaglia folle, ma proprio perché folle bellissima», a Marco, che usa la campagna delle primarie per discutere con il nonno, bersaniano convinto: «Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura, mio nonno mi ha insegnato a stare dalla parte dei più deboli, mio nonno mi ha insegnato che bisogna studiare perché la scuola è importante, mi ha insegnato il valore del lavoro, mi ha insegnato che bisogna dare tempo alla famiglia, ma mi ha insegnato anche che cresciamo in una comunità e a questa dobbiamo portare il nostro contributo, mio nonno mi ha insegnato a fare la zuppa col pane e il vino, a guidare il trattore, a bluffare a carte. con mio nonno ho let- to il tuo programma e abbiamo discusso».
Estratto dal primo capitolo del libro Oltre la rottamazione di Matteo Renzi (fonte)

Ogni giorno è un nuovo giorno





Ogni giorno è un nuovo giorno.
Tutto da inventare, tutto da vivere, tutto da godere.
L’alba lo posa sul palcoscenico della tua vita,
e se ne va.

Il nuovo giorno è tuo, t’appartiene,
nessuno te lo può portare via.
Puoi farne ciò che vuoi.
Puoi farne un capolavoro o un fiasco.
Perché sei Tu il soggettista…
Perché sei Tu il regista…
Perché sei Tu il protagonista.
La vita è fatta di tanti nuovi giorni:
tutti da inventare,
tutti da vivere,
tutti da godere.
Alzati dalla poltrona di prima fila!…
e sali sul palcoscenico della tua vita!





Non permettere che il tuo cielo si lasci annuvolare da brutte notizie e dai soliti discorsi pessimisti di coloro che vedono tutto grigio.
(Omar Falworth)


17/05/13

GIORNATA MONDIALE CONTRO L'OMOFOBIA







"Il contrasto all'omofobia deve costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta"

"Esprimo la mia vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni e a quanti subiscono episodi di discriminazione che hanno per oggetto il loro orientamento sessuale. Un pensiero particolare va a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi". 

Lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato in occasione della Giornata Mondiale contro l'Omofobia.

"Come ho più volte ribadito - ha continuato il Capo dello Stato - la denuncia e il contrasto all'omofobia devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta: in questo senso la cultura del rispetto dei diritti e della dignità della persona ha già trovato significative espressioni sul piano legislativo e deve trovare piena affermazione in primo luogo nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali e in ogni forma di comunicazione. In momenti di difficoltà economica - come quelli che stiamo attraversando - più che mai è necessario vigilare - ha concluso il Presidente Napolitano - affinché il disagio sociale non concorra ad acuire fenomeni di esclusione gravemente lesivi dei valori costituzionali di uguaglianza e solidarietà su cui si deve fondare una convivenza civile".

Omofobia: Boldrini, si' a unioni gay anche in Italia

"Oggi, nella giornata mondiale di lotta contro l'omofobia, invito caldamente le scuole a continuare nell'opera quotidiana di costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno. A tal fine è indispensabile contrastare ogni forma di discriminazione e per questo il Ministero continua a dare supporto alle scuole, raccogliendo le iniziative ed esperienze realizzate sul portale www.noisiamopari.it e suwww.smontailbullo.it, dove studenti, docenti e famiglie possono trovare materiale informativo e divulgativo e interventi didattici. Invitiamo dunque tutte le scuole a condividere con noi le proprie esperienze.

Voglio ricordare che il Ministero è a disposizione, per informazioni e prima assistenza in caso di discriminazioni, il numero verde antibullismo 800.669.696".

Laura Boldrini, ministro dell'Istruzione e della ricerca 

15/05/13

Giornata Internazionale della Famiglia.




Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Internazionale della Famiglia. Dal 1994, proclamato dall’Onu Anno Internazionale della Famiglia, ogni 15 maggio si celebra nel mondo una giornata internazionale dedicata a quella che l’Onu stessa ritiene “il fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini” ribadendo altresì “il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia che lo protegga, trasmettendogli quei valori positivi che lo supporteranno per tutta la vita” (preambolo della Convenzione Onu sui Diritti del Bambino, 1989/1990).
Tale ricorrenza riflette dunque l’importanza che la Comunità internazionale attribuisce alla famiglia e intende richiamare l’attenzione sulle problematiche ad essa relative epromuovere la consapevolezza che per favorire il benessere delle persone è necessario promuovere innanzitutto il benessere della famiglia. L’educazione e la formazione dei bambini certamente la funzione più delicata ed impegnativa della famiglia, che rappresenta il luogo naturale ove l’individuo riceve l’insostituibile considerazione della sua importanza come essere umano, apprende le prime regole ed impara a conciliare diritti e doveri, libertà e rispetto per l’altro, valori che sono alla base di ogni vivere civile. Il ruolo insostituibile della famiglia per la società intera è ancora più evidente nell’attuale situazione di recessione economica e di crisi occupazionale, ove essa rappresenta una fonte di solidarietà tra le generazioni, di impegno e di cura nei confronti delle persone più deboli e vulnerabili, rappresentando spesso il primo se non l’unico ammortizzatore sociale.

13/05/13

Odore di pioggia







Sento l’odore della pioggia
che bagna la terra secca.
Una brezza passa e mi tocca
facendomi aprire le braccia e respirare a fondo.
Improvvisamente, in un impulso di bambina, apro la porta
ed esco correndo per fermarmi sotto la pioggia;
sentire le gocce che bagnano i miei vestiti, il mio corpo, i miei capelli…
Da molto tempo non sentivo
questa sensazione, questa libertà.
Sensazione innocente di bambina irrequieta
Odore di pioggia…
Porta sempre ricordi preziosi.
Non so per quanto tempo durò la pioggia,
non so per quanto tempo rimasi lì
a sentire la pioggia sul mio volto,
sorridendo dei ricordi.
Sentii mia madre che mi chiamava: non stare sotto la pioggia bambina!
Fu in quel momento che entrai
correndo ancora più forte di quando ero uscita.
speravo di vedere mia madre,
ma lei non era lì.
Volevo solo abbracciarla
e so che questa volta
a lei non sarebbe importato se fossi stata bagnata
Ma lei non era lì… l’odore della pioggia era finito.

Rosemary Mantovani 

11/05/13

Festa della mamma




poesia sulla mamma:
Mamma Parola D’Amore



Mamma, il tempo chiede asilo
allo stupore delle tue pupille
e l’alfabeto attinge
alla ricchezza dei tuoi vezzeggiativi.
Mamma, tu detieni le chiavi
del sole inesauribile,
anche quando, nuvole di pianto solcano il tuo viso
e la casa sprofonda in una nebbia di silenzio.
Mamma, mi donasti un’ infanzia
di pane fragrante, di acqua di fonte,
di uve passite al sole del sud.
Serbo ancora, intatta, l’innocenza
che in giorni lontani plasmasti con le tue mani
avvezze a scalare montagne di fatica.
Mani abili a cucire cieli
per i nostri aquiloni di fanciulle,
per i nostri saltelli alla campana,
nei meriggi assolati, di controra.
Mamma, riaffiora dal video dei ricordi,
il profumo di mirto dei tuoi bucati,
quel candore di percalle e di vigogna
di cui il mio Dash ultrabianco si vergogna.
Tu sai di ninne-nanne e di carezze
di inverni col braciere e di certezze,
di camiciole di tiepida flanella
per rendermi l’infanzia ancor più bella.
Mamma, sei quell’albero frondoso
che agli affanni della vita dà riposo,
e nulla chiede, nulla per sé spera,
solo un sorriso, solo una preghiera.
Mamma, parola d’amore,
sia se detta dal labbro di un bimbo,
sia se detta da un vecchio che muore.
Quale meravigliosa alchimia il cuore infiamma
ogni volta che un figlio chiama, Mamma.
(Anna Marinelli)

10/05/13

Le Aquile sono nate per volare





C’erano una volta degli animali che decisero di fare qualcosa di eroico per conoscere i problemi del “Nuovo mondo“. Così organizzarono una scuola.
Adottarono un programma di studi che comprendeva: la corsa, l’arrampicata, il nuoto e il volo.
Per rendere la scuola più facile da amministrare, ogni animale praticò tutte le materie.
L’anatra eccelleva nel nuoto; di fatto era migliore del suo istruttore e passò di grado nel volo. Però era molto scarsa nella corsa. Poiché era così lenta nel correre, doveva rimanere al doposcuola. Doveva anche sacrificare il nuoto per avere il tempo di esercitarsi nella corsa. Si esercitò fino a quando le sue zampe si sfinirono e la sua prestazione nel nuoto divenne mediocre. Comunque la sua media a scuola era accettabile, tanto che nessuno si preoccupò a tal proposito, eccetto l’anatra stessa.
Il coniglio era in cima alla classifica nella corsa, ma ebbe un esaurimento nervoso a causa di così tanto lavoro nel nuoto.
Lo scoiattolo era eccellente nell’arrampicata, fino a che ebbe una delusione nel volo, perché il suo insegnante lo faceva partire da terra per poi salire su, anziché dalla cima dell’albero per scendere giù.
L’aquila era un bambino con problemi e fu educata severamente. Nella classifica dell’arrampicata batté tutti gli altri in cima all’albero, ma continuò a usare il suo stile per ottenere miglioramenti nelle altre materie.
Alla fine dell’anno un’enorme anguilla, che sapeva nuotare in modo straordinario, sapeva correre, arrampicarsi e un po’ volare, ebbe la media più alta e fece il discorso di commiato.
In realtà gli animali non erano riusciti a mettersi d’accordo su quale fosse la materia più importante, perciò avevano deciso che tutti gli studenti avrebbero seguito lo stesso programma. Gli animali non ebbero più la possibilità di brillare nelle discipline di cui erano esperti, perché furono tutti costretti a fare delle cose che non rispettavano la loro natura individuale.
Quanti di noi, come l’anatra, che era eccellente nel nuoto e andava bene in volo, trascorrono una vita intera a correre, massacrando i piedi e trascurando le propriereali doti! Le aquile sono nate per volare!

La scuola degli animali di G. H. Reavis, dal libro LE AQUILE SONO NATE PER VOLAREIL GENIO CREATIVO NEI BAMBINI DISLESSICI di Rossella Grenci

02/05/13

Luna



Luna che da sempre ispiri poeti e amori
nei fasci di luce del sole rifletti candida
quel luccichio sulle azzurre acque del mare
lasciando cullare le menti nel flusso continuo.

Oh luna amica delle mie notti stellate
illumini il mio cuore ad ogni mio passo
rifletti il suo volto sull'umida sabbia
disegnando per me i suoi pensieri.

oh luna tu sai quanto l'amo
rifletti a specchio nel suo cuore
incidi d'amore nella sua anima
la mia passione che arde di desiderio
la profondità del mio amore.

Luna non andar via…resta con me
a carezzar con le mie mani il mare
a cullar le onde nel tuo fascio di luce.
ascolta luna la mia voce…canto a te.

Canta con me i versi per te candida luna
recita con me i versi d'amore per lei
ma resta, resta con me splendida luna
per intonar in coro la tua luce al vento
t'amo e t'amo mia luna…mio amor.
Marco Spyry

Il suolo, una risorsa non rinnovabile - convegno



Tre anni dopo la prima edizione del primo Convegno sul Consumo di Suolo, in questo nuovo incontro ci si domanda che cosa sia cambiato in meglio o in peggio in merito ad un argomento critico che è strettamente legato alla nostra economia: siamo ancora convinti che il proliferare del cemento porti prosperità benessere e progresso, o al punto in cui siamo arrivati è vero invece l’esatto contrario?


Nel 1951, Luigi Einaudi affermava: “La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani". Sessantadue anni più tardi, a prescindere dallo sviluppo demografico, la superficie sottratta è cresciuta del 500%: in Italia stiamo assistendo ogni giorno alla sparizione di 75 ettari di territorio sotto il cemento e l’asfalto. Negli ultimi cinque anni il consumo di suolo è cresciuto al ritmo di oltre 8 metri quadrati al secondo: per ogni italiano sono andati persi ogni anno più di 340 mq. Ogni 5 mesi se ne va un'area grande come Napoli, mentre ogni anno sparisce un'estensione pari ai comuni di Milano e Firenze messi insieme: oggi non è possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza incontrare un nucleo urbano.

Questa situazione genera dei costi energetici, climatici, alimentari, idrogeologici ed ecosistemici incredibilmente pesanti, che la nostra società tende ad ignorare. Negli ultimi 40 anni ci siamo mangiati il 28% della superficie agricola nazionale: una parte del fenomeno è dovuto all'abbandono di terreni, in particolar modo quelli marginali e più difficoltosi da lavorare, ma questo aspetto non compromette la fertilità e non contiene effetti irreversibili; completamente diverso è invece il danno permanente che deriva dall'impermeabilizzazione del suolo dovuta alla cementificazione. Oggi l'Italia ha un'autosufficienza alimentare molto bassa, e la continua perdita di terreno agricolo sta portando il nostro paese a dipendere sempre più dai mercati esteri per garantirsi le risorse necessarie. Quasi tutte le previsioni ci dicono che le importazioni saranno sempre più costose e la nostra incapacità di autosostentamento potrebbe avere effetti economici molto gravi.

L’attenzione pare essere concentrata sui vantaggi derivanti dal traino dell’industria delle costruzioni e dagli investimenti privati fatti sul mattone: dimentichiamo che il territorio è un bene comune, e che l’assoluta unicità del patrimonio storico, culturale, artistico e paesaggistico del nostro paese, il cui valore economico è al paragone incredibilmente superiore, sta subendo un degrado forse irreversibile. La regola che ancora vige è quella dell’edificazione selvaggia: dalla nascita della Repubblica ad oggi si sono registrati 4,5 milioni di casi certificati di abusivismo edilizio, ovvero 75.000 all'anno, cioè 207 abusi al giorno. Sono stati costruiti in totale 450.000 mila edifici abusivi, ovvero 7.434 all’anno, cioè 20 al giorno. Il numero degli alloggi illegali è di oltre 1 milione e 700 mila. Circa 6 milioni di abitanti vivono in aree urbane abusive. Questi illeciti edilizi sono stati sanati da tre condoni (1985, 1994 e 2003) che si sono sostituiti ad una politica sulla pianificazione territoriale.

Su questo sfondo, che vede l’Italia al di sopra della media europea di consumo di suolo, si delinea in particolare la realtà lombarda, sconsolante per le trasformazioni che vi si operano: in Provincia di Milano si è consumato territorio prevalentemente agricolo al ritmo di 20.000 mq al giorno: è come se ogni dieci giorni scomparisse il territorio da cui trae sostentamento un'azienda agricola di medie dimensioni, in grado di produrre il frumento necessario per farci 150 tonnellate di pane. Nell'intero decennio, il totale delle nuove urbanizzazioni forma un’estensione pari a una nuova città grande come mezza Milano. Il fenomeno procede a piccoli passi, che non fanno notizia, ma inesorabilmente si sommano: i riflettori sono giustamente puntati sull’enormità del consumo di suolo dell’Expo, ma nessuno si è accorto che nei comuni limitrofi viene consumata ogni anno una superficie agricola analoga.

Nella seconda edizione del Convegno pavese si parlerà in generale della situazione italiana, e in particolare della situazione esistente nella nostra regione. Si tratterà inevitabilmente del problema molto contradditorio della prevista autostrada Broni-Mortara, che consisterebbe su un territorio a vocazione prettamente agricola come quello della provincia di Pavia, ma verranno riportate anche delle esperienze positive che esistono su un territorio critico come quello milanese, e verrà esposto il caso virtuoso del comune di Travacò Siccomario, confinante con Pavia, che ha un piano di governo del territorio a consumo di suolo praticamente zero, ed è riuscito a restituire anche parecchi ettari alla tutela del Parco del Ticino. Questi sforzi per adottare politiche in controtendenza si realizzano non senza problemi, criticità e contraddizioni, nel contesto di un quadro normativo che delega ai comuni le scelte urbanistiche, e finisce poi di premiarli quando consumano.

L’evento verrà trasmesso in diretta web: ci si potrà collegare attraverso il sito www.cambiamo.org andando direttamente alla pagina
http://www.cambiamo.org/eventi/130507-suolo.php


Convegno sul Consumo di Suolo Seconda Edizione: il punto, tre anni dopo
Martedi 7 Maggio 2013 ore 21:00
Aula del '400 - Università di Pavia
qui il manifesto

Relatori:
Renato Bertoglio Architetto di Legambiente
Ermanno Bonazzi Sindaco di Travacò Siccomario (PV)
Marco Boschini Coordinatore dell'Associazione Comuni Virtuosi
Fabio Cremascoli Architetto urbanista e Presidente Circolo MDF di Milano
Domenico Finiguerra Fondatore del Movimento Stop al Consumo di Territorio
Moderatore:

Gabriele Porrati