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31/03/10

Modifiche alla L.104/92


voglio condividere questo articolo di Carlo Giacobini, direttore editoriale di Superando....che precisa con esattezza quanto avvenuto nella modifica della L..104/02:


Sono state sin troppe, nei giorni scorsi, le dichiarazioni inesatte, imprecise o fuorvianti prodotte sui giornali o nel web rispetto al recente provvedimento che modifica la Legge 104/92 in ambito di permessi ai lavoratori per l'assistenza di familiari con grave disabilità. Una lettura attenta del testo di legge fa capire invece che sia le voci critiche provenienti soprattutto dal sindacato, sia quelle quasi "trionfali" arrivate dal Ministero, sono del tutto fuori strada, di fronte a questo vero "pastrocchio" normativo che - salvo ulteriori modifiche - non potrà né ridurre la platea dei beneficiari né contrastare gli abusi.


Uno degli impegni - nel frastagliato fronte di ambiziose iniziative del ministro Renato Brunetta - è il contrasto agli abusi nella fruizione dei permessi concessi ai lavoratori che assistono familiari con grave disabilità. I famosi permessi ex Legge 104/92. Per due anni il Ministro si è - coraggiosamente, va detto! - impuntato sulle sue proposte di modifica, incontrando la virulenta opposizione di alcuni parlamentari e del sindacato, in particolare del suo "nemico storico", la CGIL Funzione Pubblica.Ed è proprio la voce del segretario di quest’ultima che si leva nuovamente contro il Ministro, all’indomani dell’approvazione definitiva del cosiddetto "Collegato Lavoro" (Atti del Senato 1167-B), che modifica (all’articolo 24) le "vecchie" disposizioni della Legge 104: «Il Collegato Lavoro opera una stretta incomprensibile ai diritti dei lavoratori e dei loro familiari - ha tuonato Carlo Podda di CGIL Funzione Pubblica - indebolendo strumenti come la Legge 104 del 1992 che garantisce il diritto di assistenza ai diversamente abili». Crediamo che Podda non abbia letto con attenzione il nuovo provvedimento approvato a larga maggioranza dal Parlamento o che i suoi analisti fossero in ferie.Gli fanno eco dal Ministero: «Si tratta di regole di assoluto buon senso che mirano a garantire l’effettiva fruizione di questo diritto esclusivamente al disabile che ne abbia effettivamente bisogno. Impedendo finalmente a tanti furbi di portare avanti un ignobile "mercato" dei vecchietti acciaccati da accudire (sulla carta) a centinaia di chilometri di distanza, senza alcun controllo». Mah... forse nemmeno al Ministero hanno letto con attenzione il "pastrocchio" che è stato appena approvato e celebrato come un trionfo.
segue: qui

30/03/10

Disabilità, parte della Società...


dal sito del Consiglio Nazionale sulla Disabilità


Il Forum europeo delle persone con disabilità (EDF), la voce che rappresenta 65 milioni di cittadini europei con disabilità, fa appello ai Capi di Stato e ai Governi dell’Unione europea affinché riconoscano l’importanza delle pari opportunità per le persone con disabilità.
Riconoscere tale importanza comporta la necessità di rispondere con politiche coerenti, permettendo in tal modo di imprimere una direzione chiara all’impegno coordinato delle Istituzioni europee e degli Stati membri dell’Ue nell’area delle politiche sulla disabilità.
E’ per questo che il Forum chiede al Consiglio europeo di adottare un Patto europeo sulla Disabilità che impegni in egual modo sia gli Stati membri dell’Unione che le sue Istituzioni ad agire per il raggiungimento di obiettivi ben definiti a favore di un miglioramento sistematico delle condizioni di vita delle persone con disabilità in Europa. Chiede altresì di includere e integrare il Patto europeo sulla disabilità in Europa 2020, il programma strategico per le future politiche economiche e sociali dell’Unione. La realizzazione di obiettivi ambiziosi, quali l’aumento dell’occupazione e il miglioramento delle competenze della forza lavoro, presuppone che a milioni di persone con disabilità, ora svantaggiate, venga offerta l’equa opportunità di accedere ai sistemi educativi e quindi alla vita lavorativa.

continua: qui

28/03/10

Sport per tutti... I vantaggi....





Per un disabile la pratica regolare dell’attività sportiva riveste i seguenti
vantaggi rispetto a:
1- piano cognitivo: migliore conoscenza del proprio corpo, dello spazio, del
tempo e della velocità;
2- piano fisico: incremento della forza muscolare, della capacità di equilibrio,
della cinestesia e di coordinazione motoria grazie alle ripetizioni consapevoli
e finalizzate degli atti motori;
3- piano sportivo: acquisizione delle conoscenze tecniche delle varie
discipline sportive, regolamenti e confronti in gara;
4- piano psicologico: la pratica sportiva produce uno stato di soddisfazione
generale, favorisce la disciplina e l’allenamento che di conseguenza portano al
contenimento degli stati emotivi incrementando la capacità di autocontrollo;
5- piano socio-educativo: possibilità di aumentare la propria autonomia. Il
soggetto è stimolato alla produzione di atti volontari e finalizzati.....

Influssi di " disturbo " legati più a fattori emozionali e relazionali si
prevengono grazie alla messa in atto di strategie operative atte a
ridestare sempre curiosità ed attenzione, proponendo gesti
possibili che diano piacere alla riuscita dell’esecuzione
rinforzando l’autostima e la motivazione a partecipare......
dal sito fvgsport
segue.. qui

Un pò di storia, disabilità, associazioni,scuola,comunicazione


Dal sito volonwriteyou.org


..........L'art. 34 della Costituzione sancisce che "la scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita". L'inserimento della persona con disabilità ha costretto la Scuola ad interessarsi al ragazzo non solo come destinatario di informazione, bensì come soggetto da integrare nella vita associativa. La persona con disabilità inserita ha indotto la Scuola uguale per tutti a diventare diversa per ciascuno, attivando una flessibilità d'organizzazione interna ed un collegamento con i Servizi socio-psicopedagogico e sanitario specialistico. L'inserimento scolastico del bambino e del giovane disabile è stato caratterizzato, sino alla fine degli anni '60, da un approccio prevalentemente medico, con una situazione di diffusa emarginazione e istituzionalizzazione che la separava dal contesto familiare e socio-ambientale. Questa impostazione ha comportato per anni l'inserimento dei disabili presso le scuole speciali, finalizzate all'educazione solo di persone con handicap: in questo modo veniva posta esclusiva attenzione alla correzione del 'difetto' conseguente alla minorazione, trascurando la personalità globale del bambino ed il suo bisogno di dialogare con i coetanei e con il suo ambiente sociale. La L. 118 del 1971 detta le prime norme che sanciscono esplicitamente (art. 28) il diritto dei disabili a frequentare la scuola di "tutti": "L'istruzione dell'obbligo deve avvenire nelle classi normali della Scuola Pubblica, salvo i casi in cui i soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l'apprendimento o l'inserimento nelle predette classi." Questo articolo, nella prima parte, ha sancito formalmente il diritto all'integrazione scolastica nelle classi normali da parte dei portatori di handicap, del resto già riconosciuto negli articoli 34, 37 e 38 della Costituzione Italiana, ma sino ad allora largamente disattesi.......

Continua qui

26/03/10

Class Action P.A.


Ricordiamocelo....


Decreto legislativo 20 Dicembre 2009, n. 198
Attuazione dell’art. 4 della Legge 4 Marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso per l’efficienza
delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici.
Il Decreto legislativo 20 Dicembre 2009, n. 198 traduce in disposizioni di dettaglio i principi
contenuti nell’art. 4 della legge delega n. 15 del 2009 (riforma Brunetta) in materia di
efficienza della pubblica amministrazione. In attuazione di tale decreto dal 1° gennaio 2010 è
divenuta operativa la class action nel settore pubblico.
Il Decreto Legislativo n. 198 del 20 dicembre 2009 introduce la possibilità per i cittadini e
per le associazioni che tutelano gli interessi dei propri associati, di ricorrere alla Class Action
nei confronti della Pubblica Amministrazione nel caso in cui si verifichino inefficienze
nell’erogazione del servizio richiesto. In pratica, per garantire una elevata performance delle
pubbliche amministrazioni nei confronti della collettività, si consente nei confronti delle stesse
un controllo esterno di tipo giudiziale sulla qualità, tempestività ed economicità dei servizi resi.
I destinatari di una possibile class action sono tutte le amministrazioni dello Stato, da quelle
nazionali a quelle regionali e comunali.

Trasparenza nella P.A.


La trasparenza che non c'è... e si vede!
I cittadini segnalano le inefficienze della PA
da www.labsus.org Venerdì 26 Marzo 2010 Angela Gallo
Cittadinanzattiva e il Dipartimento della funzione pubblica, in collaborazione con il Servizio Anticorruzione e Trasparenza, si sono occupati di stilare il “I Rapporto sulla trasparenza nelle amministrazioni pubbliche”. Le segnalazioni dirette dei cittadini sono state utili per individuare le inefficienze della Pubblica Amministrazione.
Il cittadino come valutatore dell'operato e della trasparenza della PA
Un giudizio critico e per nulla positivo quello espresso dai cittadini sullo stato di salute della trasparenza nelle amministrazioni. Difatti sembra essere ancora “l’isola che non c’è”. Nel I rapporto stilato da Cittadinanzattiva e dal dipartimento della Funzione pubblica si evidenzia quanto sia ancora difficile avere amministrazioni "chiare e limpide". Le criticità riguardano, non solo la comunicazione, spesso farraginosa, ma anche gli stessi servizi offerti dalle PA. L’iniziativa di Cittadinanzattiva rientra nell’ambito del Protocollo su trasparenza, sussidiarietà e valutazione (vd. allegato) siglato nel 2009 con il dipartimento della Funzione pubblica, in cui è chiaro il ruolo del cittadino-valutatore della amministrazione

Se i conti pubblici sono ancora poco chiari e accessibili ai cittadini, per il semplice fatto che tuttora molti comuni non rendono disponibile il proprio bilancio sul web, è altrettanto vero che i servizi pubblici non sembrano godere di miglior fama presso i cittadini. Più che “torre di cristallo”, dal report emergerebbe una amministrazione chiusa in una “torre d’avorio”. Uffici e servizi pubblici sono nel mirino delle segnalazioni dei cittadini che lamentano una scarsa trasparenza.

Segue qui

23/03/10

La Luna nel pozzo....




Da una lettera di un amico...

..Troppe volte freniamo il desiderio di scambiarci tra amici, qualche emozione, in quel mercato di sottobanco che spesso viene definito il dominio dei sognatori, degli idealisti e degli illusi.Ma non e' cosi'.Ci sono volte in cui si verificano dei piccoli miracoli, e cade il diaframma che ci separa da una sensazione: riusciamo per un breve istante ad entrare in contatto con essa, a percepirla qual'e' senza transitare attraverso il pensiero, che la distorcerebbe e la deformerebbe inevitabilmente. A volte e' un dolore immenso, che contiene in se' lo slancio per librarsi, e raggiungere la bellezza e l'infinito. A volte e' una sensazione bella, che diventa pero' cosi' forte e terribilmente struggente da essere dolorosa.L'infinito d'altronde contiene tutto, e probabilmente dobbiamo imparare che e' impossibile separare delle sensazioni. Il giorno che finalmente riusciremo a provarle tutte insieme, nello stesso istante, senza limiti di spazio, di tempo e di persona, saremo finalmente parte di quell'Infinito, e avremo una tale Energia e Vastita' dentro di noi, che essa combacera' con la Pace Assoluta, e con la Quiete Perfetta, che oggi ci sembrano mete cosi' distanti, e cosi' straniere.Fino a quel momento, temo che la Luna dovremo limitarci a vederla piu' che altro nel pozzo: un po' tremolante, diafana, semillusoria. Il riflesso di quella vera, che sta nel Cielo.Ma pur riflessa nel pozzo, se ci fai caso attentamente, quando nessuno la nota e' gia' capitato che lei si lasciasse andare a farci di nascosto l'occhiolino.E' un segnale, un messaggio di simpatia che non dobbiamo ignorare. Sono sicuro che anche tu sei riuscita a intravederla qualche volta strizzarti l'occhio di soppiatto.Abbiamo amici nel pozzo.Ma sopratutto, checche' se ne possa pensare, abbiamo amici Lassu'.Amici di cui potersi veramente fidare.Coltiviamoli quindi al nostro meglio: non c'e' alcun dubbio che valga la pena di seguire quella strada di crescita, per impervia, difficile e impraticabile che essa ci possa al momento sembrare.

21/03/10

Silvia fa la gara di sci!


Forza Silvia!

Riparliamo di centri diurni per disabili...


Se ne parla ancora troppo poco.Si parla molto (e giustamente) di integrazione scolastica, di inserimento lavorativo ma dei centri diurni? Leggo spesso che alcune associazioni rifiutano questo tipo di inserimento ma non capisco quale alternativa offrono. Quei ragazzi con disabilità medio-grave che,finita la scuola, non sono in grado di inserirsi in un contesto lavorativo, hanno diritto di essere ancora seguiti con un Piano Educativo Individualizzato per dar loro la possibilità di mantenere e aumentare la propria autonomia. Tenerli a casa vuol dire sacrificarli, non farli stare in mezzo agli altri. A Bolzano esistono i laboratori protetti ma vorrei che fosse qualcosa di più che un progetto assistenziale....Ci stiamo battendo affinchè venga recepita la L.328/2000 riguardo alla presa in carico del disabile grave con un Piano Globale di Vita Individualizzato formulato con una equipe multidisciplinare e il coinvolgimento delle famiglie. Vorremmo che ci fossero le Intese con l'ASL per avere dei servizi integrati socio-sanitari e avere nelle strutture quelle figure specialistiche che servono da supporto :psicologo - neuropsichiatra - fisiatra - fisioterapista, a seconda dei bisogni di ognuno. Vorremmo che ci fosse il giusto parametro operatore - utente e quando il personale si ammala, vorremmo che fosse sostituito, altrimenti diventa parcheggio: anche una semplice passeggiata diventa impossibile se non c'è la sufficiente assistenza! Mi piacerebbe che fosse un luogo di apprendimento il centro diurno, dove ci si possa esprimere e imparare qualcosa di utile, avere stimoli per raggiungere una maggiore autonomia possibile, in ogni caso per qualunque gravità dovrebbe essere assicurato un tenore di vita dignitoso.
Questo, lo ricordo sempre, lo sancisce la Convenzione ONU sui diritti dei disabili.

12/03/10

Paralimpiadi, alziamo l'audience!


Articolo preso dal blog di Franco Bomprezzi: FrancaMente perchè lo ritengo giusto e importantissimo...



Scattano le Paralimpiadi di Vancouver, due settimane dopo le Olimpiadi invernali. Per la prima volta nella storia dei giochi degli atleti disabili ci sarà una massiccia copertura televisiva da parte della Rai e soprattutto di Sky, che da giorni lancia i promo delle gare, con spot accattivanti, con interviste ai protagonisti, e ricordando che esistono cinque canali dedicati a raccontare l’evento. Non è poco, anzi è tantissimo, se si ha memoria del passato. Giustamente Luca Pancalli, presidente del Cip, Comitato Paralimpico Italiano, pone questo risultato come la principale vittoria di queste edizioni, sapendo che dal punto di vista agonistico sarà difficile ripetere l’exploit di Torino, quattro anni orsono.
E sarà difficile ripetersi non solo perché è cresciuto il livello qualitativo delle nazionali emergenti, Cina compresa, ma soprattutto perché l’età media dei nostri campioni è di 32 anni e mezzo, con punte che superano ampiamente i 40 anni. E i migliori, quelli che possono andare a medaglia, sono soprattutto i più vecchietti.
C’è un problema di ricambio generazionale, che nello sport si risolve solo facendo sport di base, ossia favorendo la pratica sportiva, non necessariamente agonistica, a partire dai centri di riabilitazione, dalle società di promozione sportiva, dal territorio, dai Comuni, dalle scuole. Investire sullo sport per tutti (in realtà il problema non riguarda solo gli atleti disabili, ma una scarsa propensione alla pratica sportiva dei giovani, calcio a parte) è uno dei pochi investimenti opportuni in questo momento di difficoltà. Significa, per chi ha una disabilità da incidente stradale o da infortunio sul lavoro, ma anche per una situazione fisica congenita o progressiva (penso alle distrofie e ai non vedenti), gioia di vivere, ritorno alla socialità, alla mobilità, a viaggiare, a confrontarsi con se stessi e con gli altri, alla pari, senza alibi, senza vittimismi.
E’ dunque fondamentale, è la premessa per una vita sana, per una salute migliore: chi è disabile non è malato, e questa equazione inconscia va sfatata proprio attraverso la dimostrazione che è possibile fare qualcosa di più e di meglio, ogni giorno. Le Paralimpiadi, purtroppo ancora separate dai Giochi di tutti (ma anche questo è un processo culturale e tecnico che richiede tempo per condurre al risultato logico, ossia l’unificazione delle gare), sono comunque un momento alto di promozione dello sport, perché le gare, a questo livello di qualità e di competizione, sono spettacolari, divertenti, avvincenti, esattamente come le gare degli atleti “normodotati” (che brutta terminologia discriminante, ancora in uso normale nell’ambiente dello sport per disabili!).
Ecco perché è importante alzare l’audience, sintonizzarsi sui canali che trasmettono le gare,
seguirle e commentarle, rimbalzarle sul web, nei blog, nei siti internet, sui giornali, nelle chiacchiere al bar. Se queste Paralimpiadi saranno vinte dal pubblico televisivo, questo comporterà due risultati preziosi: le televisioni che hanno creduto in questo evento, Rai e Sky, saranno remunerative per gli inserzionisti pubblicitari, che saranno dunque pronti a investire in programmi nei quali la disabilità venga raccontata con normalità e qualità professionale. In secondo luogo la gente comincerà a vedere lo sport degli atleti disabili senza alcun pietismo, senza quell’atteggiamento paternalistico figlio dell’ignoranza, che ha fino ad oggi mantenuto nel ghetto questo straordinario movimento mondiale.
Forza ragazzi, dunque: a Vancouver si va per vincere. Non solo una medaglia. Molto di più.

10/03/10

Vogliamo anche "noi" giocare a pallacanestro


Viene ormai ribadito in tutte le salse, l'importanza dell'attività sportiva e motoria nelle persone con disabilità intellettiva. Il diritto allo sport per ogni individuo e, quindi, la partecipazione all'attività sportiva anche per le persone disabili intellettive, andrebbe fortemente tutelato e avviato già nelle scuole. Purtroppo non è molto praticato, eppure sarebbe uno strumento fondamentale per migliorare la qualità di vita, integrandosi nel contesto sociale.Lo sport può essere un mezzo per rafforzare le autonomie personali anche per i più gravi.

Mi sono sempre battuta anche per Silvia per farle fare dello sport, non necessariamente agonistico. Ci sono riuscita..parzialmente...

Questi ragazzi con disabilità intellettiva e non autosufficiente, hanno bisogno però di persone volontarie che li aiutino nel loro sport....e spesso, almeno nella città di Bolzano mancano queste figure...Forse bisognerebbe fare più opera di sensibilizzazione nelle scuole e far conoscere ai ragazzi studenti, che esiste questa fascia di "ragazzi meno fortunati" che hanno bisogno del loro aiuto.

Ho creato su Facebook il gruppo: " Vogliamo anche "noi" giocare a pallacanestro " e spero di riuscire assieme a qualche associazione sportiva di Bolzano creare una piccola squadretta di pallacanestro di ragazzi disabili intellettivi con l'aiuto di qualche ragazzo volonteroso...

06/03/10

Indignarsi è poco...


riporto una lettera di un amico su Facebook, e "Se anche voi desiderate indignarvi contro l'azienda dei trasporti per disabili C.T.A., scrivete a questo indirizzo e-mail ctagigli@virgilio.it" (In merito alla vicenda apparsa in questa nota: qui )


Cari amici,

desidero raccontarvi che cosa mi è accaduto nella giornata di giovedì 4 marzo 2010 mentre mi accingevo per andare al meeting organizzato dalla RSD Sorriso ONLUS per affrontare il tema dell'accessibilità a Milano per tutti coloro che hanno problemi motori.Partenza da Arluno alle ore 13,45 perché il servizio trasporti disabili C.T.A non era disponibile alle 16 a causa dei servizi programmati per le scuole, per portare i ragazzi a casa alla fine delle lezioni. E fin qui tutto bene, non ho fatto alcuna polemica, sono stato accondiscendente e sono partito molte ore prima rispetto alle 17, orario previsto per il meeting sulla disabilità.Da Arluno a piazza del Duomo ci vogliono esattamente 25 km, chilometro più chilometro meno. Il conducente, un cafone maleducato, ha guidato il mezzo come se fosse in un circuito di formula uno, facendomi sballottare sulla carrozzina a destra e a sinistra, nonostante i ripetuti consigli di guidare più piano e con più prudenza. Questo cafone, non soltanto non mi ha dato retta, ma ha continuato a guidare ad una velocità pazzesca, colpendo dossi e buche lungo il tragitto. La mia pancia e la mia schiena mi facevano male e mi veniva da vomitare. Il cafone ha continuato la sua corsa, sbagliando per giunta strada. Anziché portarmi a Milano, si è diretto verso Saronno, esattamente ad Uboldo.Dal momento che sapevo di dover partire prima, ho dato appuntamento ad un mio amico in piazza del Duomo alle 14.30, calcolando che 25 km li si può percorrere in 40 min.L'autista, ad ogni buca e dosso, mi faceva saltare in aria dandomi contemporaneamente una spinta per il contraccolpo verso il basso, facendomi di fatto spostare il mio corpo quasi al bordo della carrozzina, del sedile della carrozzina, tanto da avere il sedere al bordo. Praticamente stavo cadendo per terra. Siamo giunti in piazza del Duomo alle ore 15,10, dopo 1 h 20. Ma non è finita qui.Il cafone maleducato, oltre ad avermi lasciato lì da solo senza aspettare l'arrivo del mio amico, non mi ha neppure sistemato, tirato su per non cadere, andandosene via incurante del pericolo che stavo per correre, quello di cadere dalla carrozzina. Ero messo in maniera tale da far preoccupare chiunque. Ma mi sbagliavo. Tutta la gente che passava in piazza Duomo non solo non mi ha degnato di uno sguardo con l'intento di aiutarmi, ma quando mi sono avvicinato ad una coppia 55 enne per chiedere aiuto affinché non cadessi, il marito ha gridato alla moglie di andare via come se io stessi per chiedere l'elemosina o qualcosa del genere. Mi sono sentito umiliato nel modo in cui sono stato abbandonato dall'autista e dal viaggio disumano che ho dovuto anche pagare: € 80.Quando il mio amico Ivan mi ha visto si è sentito in difficoltà, non sapeva cosa dire, era molto arrabbiato con l'autista. E dal momento che lui scrive per "Il Giorno", molto probabilmente scriverà un articolo contro il disservizio dell'azienda dei trasporti disabili C.T.A.Quello che mi ha fatto pensare, che mi ha fatto riflettere profondamente, oltre ad essere stato umiliato e abbandonato come un sacco di patate, è la reazione della gente indifferente al problema che gli si presentava davanti agli occhi, è il menefreghismo da parte di chi dovrebbe tutelare i disabili, da parte di chi li trasporta per un fabbisogno oggettivo, da parte di tutte le persone che non hanno mosso un dito mentre stavo per cadere. Questo episodio mi ha fatto veramente capire, dopo 22 anni di carrozzina, quanto siamo piccoli dentro, poveri di spirito, poveri d'animo, miseri di cuore, insensibili ai bisogni altrui.Mi sono diretto con il mio amico all'appuntamento sponsorizzato più e più volte su Facebook per trattare l'argomento dell'accessibilità per i disabili a Milano, per sensibilizzare le persone a risolvere in maniera adeguata questo problema, abbattendo quelle che sono le barriere culturali e sociali, distruggendo l'emarginazione e la discriminazione, compiendo di fatto un'azione positiva e concreta per arrivare ad una integrazione sociale. Questo è il sogno di tutti, non soltanto delle persone con problemi motori, perché prima o poi saremo tutti i disabili, sia durante il corso della nostra vita, sia durante il periodo breve della vecchiaia dove chiunque, nessuno escluso, avrà bisogno di una città accessibile senza barriere architettoniche e soprattutto culturali e sociali.All'appuntamento si sono presentate soltanto cinque persone e questo la dice lunga sul lavoro da fare per sensibilizzare le persone al problema reale e tangibile del blocco mentale e di cuore che incontriamo tutti i giorni quando si vuole aprire un argomento e una tematica così importante come quella della disabilità. Siamo tutti i disabili, non dimentichiamocelo, ma non tutti siamo in grado di metterci nei panni altrui e soprattutto di aiutare coloro che sono in difficoltà. Non sono le barriere architettoniche quelle che fanno paura, no, assolutamente!Noi tutti dobbiamo cambiare dal di dentro, partendo dall'istruzione alle elementari, medie, superiori e via dicendo, partendo da una sensibilizzazione familiare, da noi genitori che abbiamo l'obbligo di insegnare ai nostri figli che cos'è il rispetto per la persona, per coloro che sono in condizioni di disagio. Quello che oggi viviamo, la città che i nostri padri e ancor prima i nostri nonni ci hanno lasciato, lo viviamo proprio perché chi ci ha preceduti non ha avuto la minima considerazione e lungimiranza nel togliere il più possibile le barriere architettoniche, culturali, e sociali nelle nuove generazioni avvenire. Non facciamo anche noi lo stesso errore. Ci ritroveremo, in vecchiaia, con problemi motori e con tante barriere che noi stessi, da giovani, non abbiamo voluto abbattere. E, quindi, non potremmo che prendercela soltanto con noi stessi. Costruiamo insieme oggi il futuro di domani!Un abbraccio e buona riflessione a tutti.

Massimo Lorusso

8 marzo


Per ricordare questo giorno, mi piace postare un articolo di Franco Bomprezzi, giornalista, dal blog: vita.it

8 marzo, i cento fiori delle donne disabili

8 marzo, diluvio di retorica, di frasi fatte, banalità, mimose all’incrocio, cene fra donne, galanterie non richieste, routine di una ricorrenza che dovrebbe ricordare un terribile incendio in una fabbrica, ma quasi nessuno lo sa o ci pensa. Non voglio aggiungere le mie banalità. Eppure penso, vedendo le immagini di Francesca Porcellato, atleta paralimpica che a 39 anni, alla vigilia dei giochi di Vancouver, è emozionata come una ragazzina e diventa rossa per i complimenti in video di Alex Del Piero, alla forza dirompente di comunicazione emotiva che le donne, anche nella disabilità, portano con sé.
Una forza che è anche tenacia di appartenenza di genere, orgoglio e consapevolezza. Consiglio a tutti, in vista dell’8 marzo, di visitare il sito della Uildm, Unione Italiana Lotta alla distrofia muscolare, perché al suo interno si trova un vero giacimento di documenti e di materiali per capire che cosa vuol dire disabilità al femminile. Il “gruppo donne” della Uildm ha dodici anni di vita, e fanno parte del coordinamento Francesca Arcadu, Annalisa Benedetti, Oriana Fioccone, Simona Lancioni, Francesca Penno, Anna Petrone, Gaia Valmarin e Marina Voudouri. Le cito tutte perché meritano davvero che sia conosciuto questo lavoro certosino, fatto di questionari, seminari, incontri, approfondimenti di tutte le tematiche più delicate e “normali”, dalla maternità alla sessualità, dal lavoro alla famiglia, dal rapporto con il corpo al trucco e alla bellezza.
E’ una storia esemplare di comunicazione parallela e sotterranea, un torrente carsico di idee e di sollecitazioni culturali che il mondo del giornalismo ignora, avendo a portata di mano storie eccezionali (le interviste recenti a due donne con distrofia che raccontano come sono diventate mamme) ma anche testimonianze di questa doppia difficoltà, perché quando si è disabili e donne si devono affrontare, nella nostra società, entrambe le condizioni di discriminazione. Lo dico non per farmi bello, come maschio progressista e benpensante (anche se forse un po’ lo sono), ma perché è vero.
E c’è un altro mondo sommerso che merita il nostro affetto, la nostra considerazione, ma soprattutto un grande rispetto: il ruolo delle donne che accudiscono, proteggono, aiutano a vivere, ogni giorno, migliaia di persone con grave disabilità, non autosufficienti, ma oggi più di qualche decennio fa, ancora in casa, nella propria dimora, nella propria famiglia, e non in una camerata di istituto. Vengono alla ribalta solo quando la cronaca si fa drammatica, o la mancanza di aiuti risulta così sfacciata da non poter essere del tutto ignorata.
Ma sono lì, tutti i giorni, tutte le notti, tutto l’anno, e non mollano mai, rinunciando molto spesso alla propria esistenza di donne libere, in grado di programmare una gita, un weekend, un giro di shopping, una sera a teatro. Sono queste donne a rappresentare in buona misura la salvezza e l’esistenza in vita per tanti, tantissimi, disabili non autosufficienti. Vorrei che almeno ci pensassimo un po’ di più, cominciando anche ad ascoltare la loro voce, i loro diritti, le loro proposte.
Ci sono poi le donne che vengono da lontano, e che ora sono qui, nel nostro Paese, lasciando nel loro cuore il dolore per una famiglia abbandonata e divisa solo per cercare di sopravvivere economicamente. Le etichettiamo come badanti, le mettiamo in regola solo dopo averle considerate clandestine, e poi ci fermiamo subito, per non lasciarci coinvolgere dalle loro vite di donne, dalle loro fragilità che non possono neppure ammettere, chiamate a risolvere i nostri problemi, a mettere le mani sui nostri cari in cambio di denaro.
Mi piacerebbe un 8 marzo dedicato alla dignità delle donne con disabilità e delle donne vicine alla disabilità. Un grazie non basta, ma è almeno il minimo che si meritano. Felice 8 marzo, con un sorriso.

04/03/10

Intima essenza


Una poesia dedicatami da una cara amica : Daniela


Intima essenza


lente spire di fumo

ascendono lievi


in ognuna appendo

sogni, ricordi, profumi

battiti ed emozioni


E con i bianchi riccioli

che si elevano

dipingo l'intima essenza

delle profondità del mio cuore

02/03/10

Sentenza Corte Costituzionale


Non si possono mettere limiti alle ore di sostegno per i disabili gravi!

A sancirlo è la Corte Costituzionale con sentenza depositata il 26 febbraio u.s.

LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2008), nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno;dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 2, comma 414, della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui esclude la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga, in presenza nelle classi di studenti con disabilità grave, una volta esperiti gli strumenti di tutela previsti dalla normativa vigente.
La motivazione della Corte Costituzionale è legata all'impossibilità per il disabile grave di conseguire il livello di istruzione prevista, in contrasto con i valori di solidarietà collettiva nei confronti dei disabili gravi".

Per la consulta si tratta di "un illogico e irrazionale regime discriminatorio che non tiene conto del diverso grado di disabilità di tali persone, incidendo così sui loro diritti".

Per coloro i quali, quindi, sarà riconosciuta la connotazione di gravità, l’ordinamento scolastico dovrà organizzarsi, prevedendo anche la possibilità di assumere "in deroga" insegnanti di sostegno così da garantire il fondamentale diritto all’istruzione degli alunni disabili. E ciò, di conseguenza riverbererà effetti favorevoli anche agli alunni ritenuti non gravi.La Corte Costituzionale preliminarmente precisa «...che i disabili non costituiscono un gruppo omogeneo. Vi sono, infatti, forme diverse di disabilità: alcune hanno carattere lieve ed altre gravi. Per ognuna di esse è necessario, pertanto, individuare meccanismi di rimozione degli ostacoli che tengano conto della tipologia di handicap da cui risulti essere affetta in concreto una persona».

vedi qui sentenza