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21/04/13

La brutta storia della deforestazione





Il processo di fotosintesi è un meccanismo attraverso il quale le piante non solo assorbono anidride carbonica dall’aria, generando al suo posto dell’ossigeno, ma compiono anche una continua trasformazione di sostanze inorganiche in sostanze organiche, producendo gli zuccheri, che sono gli elementi nutritivi fondamentali, situati alla base della piramide alimentare. Tutta la catena sovrastante di organismi, nella quale ci troviamo anche noi, poggia su queste fondamenta: le specie viventi traggono il loro sostentamento dal lavoro di trasformazione fatto dalle piante, che convertono l’energia solare in glucosio ed ossigeno. Entrambi sono indispensabili per la continuazione della vita sul Pianeta. Attualmente la specie Homo Sapiens sta distuggendo ogni anno 13 milioni di ettari di foreste che compiono queste funzioni essenziali. Le piante, grazie all’assorbimento di anidride carbonica, concorrono anche a mitigare l’aumento di temperatura creato dall’effetto serra. Le foreste primarie che oggi stanno progressivamente scomparendo sono la culla della biodiversità, che è un altro elemento fondamentale per la prosecuzione della vita. Tagliare le foreste è un’azione priva di ogni senso logico: come tante altre, esiste perchè porta degli utili nelle casse di speculatori privi di scrupoli, che a loro volta sono motivati da una domanda di mercato che tutti noi consumatori concorriamo a creare.
Le foreste sono tra i principali serbatoi di carbonio del Pianeta: quando esse vengono abbattute e il suolo viene destinato ad altro uso, il carbonio viene rilasciato nell’atmosfera e l’aumento di concentrazione concorre all’incremento dell’effetto serra. Questo effetto si somma al mancato assorbimento che le piante non sono più in grado di svolgere. Anche gli incendi dolosi che vengono appiccati intenzionalmente per poi accaparrarsi le superfici distrutte contribuiscono ad aumentare i gas serra: in totale, il fenomeno della deforestazione e quello degli incendi sono responsabili per una quota del 20% delle emissioni globali di anidride carbonica.
 
                         Il 70% della deforestazione è da attribuirsi al meccanismo degli allevamenti intensivi, che richiede continuamente nuovi pascoli e produzione di enormi quantità di mangimi per il sostentamento degli animali. I consumi di carne sono putroppo in aumento, ed il fenomeno è molto preoccupante perchè la lunga e complessa filiera della zootecnia produce altri danni collaterali, ed ulteriori contributi di gas serra che la portano ad essere equiparata ai trasporti in termini di responsabilità agli effetti del riscaldamento globale. Non da ultimo, la carne è un alimento a bassissima efficienza, che rispetto ad un’alimentazione vegetariana utilizza molto suolo e molte risorse, e permette di nutrire alla fine poche persone. Altra causa di deforestazione è poi la forte richiesta di legnami d’opera e di legnami pregiati, che causano un dilagare di tagli non autorizzati: basti pensare che meno del 10% del legno sfruttato in Amazzonia viene estratto secondo criteri di gestione sostenibile. La nuova e più recente minaccia è costituita dalla coltivazione di soia per la produzione di biocarburanti.
Nonostante l’impegno delle istituzioni e degli organismi intergovernativi, la pressione per lo sfruttamento di nuovi territori è altissima; le ultime rilevazioni da satellite che riguardano il semestre tra l'agosto del 2012 e il febbraio del 2013 ci restituiscono un dato allarmante: in Amazzonia, cuore verde del nostro Pianeta, la deforestazione è aumentata del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In questo solo semestre sono andati distrutti 1.695 kmq di foresta, pari alla metà della superficie della Vale d’Aosta. L’area di foresta primaria non disturbata da attività umane continua a diminuire. I programmi di rimboschimento messi in atto dalla Cina, dall’India e dal Vietnam, che hanno contribuito a limitare il danno, si concluderanno putroppo nel 2020: secondo l’ultimo rapporto FAO di valutazione delle risorse forestali mondiali, senza interventi decisi per prendere misure efficaci e permanenti, si rischia che il fenomeno di perdita netta di foreste ed il livello di emissioni di carbonio abbiano un brusco peggioramento con il termine di questi programmi.

Gabriele Porrati
Progetto Cambiamo


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