Vincitrice al terzo posto del concorso letterario "Una cartolina per Matera".
Volano i sogni nei silenzi,
tra le pietre e gli echi
che raccontano la storia.
Lo zeffiro che mormora
nella maestosità dei calanchi
e burlone celia coi ricordi.
Sulle rupi ed i pendii scoscesi
si artigliano caparbie nudi grotte
dipinte in un impeto di fede
testimoni di cultura e umanità.
La nuda terra che si snoda
e sfocia nelle trine dei balconi
dove soffiano impavidi i venti
tra vestigia antiche e nuovi tempi.
Dolcemente appare nel pianoro
e tra gli archi e i bui anfratti
si distende e posa generosa
all’ombra delle cento guglie,
mentre sfila civettuola nella piazza.
Respira e si divide nella murgia
nelle tracce millenarie del passato
negli orti, nelle chiese ed i palazzi
tra le corti, i ballatoi e le scalinate
come diamanti e perle incastonate.
Dolce l’ora del vespro si ammanta
in quei rioni, di mistero e incanto
quando, tra le pietre si rinnova
un rito arcaico chiamato Santo.
E l’accarezza dolce il vento
sul limitar della gravina
lì, dove l’acqua amò il tufo
e la città dei sassi generò.
Figlia, l’aspra Rocca dell’Idris
si erge indomita e fiera
a rimirar la sua Matera.
Ed io mi volgo in quello specchio
quando i sassi, ad uno ad uno
mi caddero nel cuore.
Maria Grazia Rapone
Volano i sogni nei silenzi,
tra le pietre e gli echi
che raccontano la storia.
Lo zeffiro che mormora
nella maestosità dei calanchi
e burlone celia coi ricordi.
Sulle rupi ed i pendii scoscesi
si artigliano caparbie nudi grotte
dipinte in un impeto di fede
testimoni di cultura e umanità.
La nuda terra che si snoda
e sfocia nelle trine dei balconi
dove soffiano impavidi i venti
tra vestigia antiche e nuovi tempi.
Dolcemente appare nel pianoro
e tra gli archi e i bui anfratti
si distende e posa generosa
all’ombra delle cento guglie,
mentre sfila civettuola nella piazza.
Respira e si divide nella murgia
nelle tracce millenarie del passato
negli orti, nelle chiese ed i palazzi
tra le corti, i ballatoi e le scalinate
come diamanti e perle incastonate.
Dolce l’ora del vespro si ammanta
in quei rioni, di mistero e incanto
quando, tra le pietre si rinnova
un rito arcaico chiamato Santo.
E l’accarezza dolce il vento
sul limitar della gravina
lì, dove l’acqua amò il tufo
e la città dei sassi generò.
Figlia, l’aspra Rocca dell’Idris
si erge indomita e fiera
a rimirar la sua Matera.
Ed io mi volgo in quello specchio
quando i sassi, ad uno ad uno
mi caddero nel cuore.
Maria Grazia Rapone