Riflessi di compleanni per noi autistici
Stanotte compirò 61 anni. Accade come ogni anno sulla coda del Ferragosto, quando sembra che il mondo s’imponga spensieratezza. Io invece di pensieri ne ho uno che, per quanto faccia, non mi potrà mai abbandonare. Ho per di più accanto a me proprio Tommy, che galleggia nell’aura di una crisi epilettica. Il sole del mare non gli avrà giovato e quindi aspettiamo con le persiane chiuse che arrivi, così non ci si pensa più.
Non è una tragedia, quando Tommy si accorge che la convulsione sta arrivando comincia a soffiare forte e mi avverte che è meglio che lo faccia stendere, io ci sono abituato ed è una prassi con cui ho fatto da tempo i conti. Però più io invecchio meno sono sicuro che riuscirò sempre a stare accanto, in maniera utile, al mio gigante scosso da tremore.
Per questo mi comincia a pesare sempre più il mio tempo che si consuma. Questo compleanno mi imporrà anche il nuovo carico del prossimo compleanno di Tommy. E’ per me l’anno in cui dovrò affrontare il passaggio di Tommy alla maggiore età. I suoi coetanei già staranno pensando alla festa memorabile da fare con gli amici, alla patente che prenderanno, al fatto che la società nel bene o nel male comincerà a trattarli da adulti.
Per Tommy e i suoi diventare adulti è solo un cruccio, non so se lo avvertano consapevolmente, ma sono sicuro che la percezione di essere un ingombro, sempre più voluminoso per il mondo lillipuziano, dovrebbe essere una sensazione soffocante per tutti questi ragazzoni.
Tommy sarà maggiorenne tra qualche mese e io sarò meno suo padre. Qualcuno mi chiederà ragione di quello che faccio per lui, di quello che spendo, di come lo spendo. Dovrò conservare gli scontrini dei cinema, delle pizze prese assieme, delle scarpe a strappo, dei pantaloni mimetici e di tutto quello che penso a lui serva. E’ giusto ed è per sua tutela…Ma nessuno allo stesso tempo mi potrà assicurare, con pari solerzia, che quando io non ci sarò più la sua vita non cambierà.
“Io sono un leone triste…Nei miei occhi l’ eco della nera foresta, della nostalgia che resta delle notti d’ amore…” E’ un verso mi pare di Gottfried Benn, me lo dedicò una volta un amico per il fatale 17 agosto e divenne il mio motto spavaldo/decadente, la frase ricorrente con cui m’ esaltavo nei miei compleanni gloriosi di ragazzo indomito. Penso che oggi anche la nostalgia sarebbe un lusso, figuriamoci le notti non attraversate dal solito pensiero fisso…”In che mondo lo lascerò?”
Come al solito i disabili sono l’ anello più debole della solidarietà tra umani. E tra loro quelli che non possono parlare e difendersi ancora di più sono fantasmi. Ecco perché questo compleanno, giorno per me già da sempre funesto, è già nella sua vigilia il più triste che io ricordi.
leggi qui tutto l'articolo di Gianluca Nicoletti
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