In notte d'indugio
i rami sfuggenti,
con occhi di ghiande
martellano i tetti
di latta sbiadita.
Le finestre annoiate
esultano richiamandosi
in tremolanti fischi di vetro.
I mari, stropicciati
da lingue di vento guaiolanti,
si contorcono in roboanti
chiare d'uovo sforchettate.
Seduto
con polmoni salmastri
sento l'anima poggiarsi
su tappeti orientali
e conto
con mani contratte
candele d'attesa
che respirano
sbavando e sbandando
la luce cerulea.
Presto sarà giorno.
(Stefano Feraco)
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