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19/12/12

Donne con disabilità


Intervista alla progettista e presidente di CERPA Italia(Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell'Accessibilità) Pietra Nobili  da parte di Superando.it:


La Convenzione ONU sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), approvata dalle Nazioni Unite nel 1979, è stata ratificata dall’Italia nel 1985 (Legge 132/85), ma non ha ancora una traduzione ufficiale in lingua italiana. La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (2006) è stata tradotta in italiano ancora prima di essere ratificata (Legge18/09). Questo vuol dire che le donne con disabilità faranno meno fatica a vedersi riconosciuti i diritti in quanto disabili, piuttosto che in quanto donne?
«È possibile, in quanto le donne condividono con gli uomini aventi pari disabilità alcune esigenze (minimi comuni) corrispondenti ai diritti stabiliti dalla Convenzione. Per questa parte, probabilmente, le (donne con) disabilità potrebbero vedere riconosciuti per primi quei diritti, mentre per gli altri, comunque connessi alla disabilità, ma patrimonio del femminile (ad esempio il diritto alla salute e alla riproduzione delle donne con disabilità), non so dire quanta fatica e quanto tempo ci vorrà per vederli realizzati.
Temo che ancora una volta verrà condotta un’azione neutra di applicazione dei diritti, in quanto le donne con disabilità subiscono l’opera del sessismo così come le altre donne, e quella del “disablismo” [la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, N.d.R.]che a volte si affianca, altre si somma, altre ancora moltiplica la svalorizzazione.
Fintantoché non cambieranno nel profondo i paradigmi culturali che sostengono il neutro e la discriminazione, credo che faticheremo ad ottenere nel reale e concreto quotidiano il riconoscimento di tali diritti.
Come ho già avuto modo di scrivere, credo che la Convenzione sulla Disabilità resti – e con essa la Legge 18/09 -, un testo di ottimi intenti che possono essere trasferiti dal piano filosofico-simbolico e dei diritti esigibili in cui attualmente sono collocati, a quello materiale e concreto del vissuto solo se ci sarà una reale trasformazione culturale e politica e un costante aggiornamento degli strumenti d’intervento finalizzati all’inclusione sociale di tutti e tutte».


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