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25/02/12

Non chiedono il colosseo...






Lo Stato cieco e i figli dimenticati  (www.lindro.it)

Elizabeth nel 2009 è premio Nobel. La madre di Veronica, invece, ogni notte si deve alzare più e più volte, per girare la propria figlia nel letto, per evitarle piaghe da decubito. E che avranno mai in comune queste due donne?
La prima è Elizabeth H. Blackburn, una biologa che ha raggiunto il Nobel per la medicina, assieme a J. W. Szostak e a Carol Greider, per i loro studi sui telomeri; è proprio la Blackburn che svela, con precisione statistica, ciò che è immaginabile: i 'caregiver', coloro che danno assistenza continuativa, hanno un'aspettativa di vita - dopo 15 anni a fianco di un proprio caro ammalato - inferiore alle media. Inferiore di tanto: dai 9 ai 12 anni.
Ecco: la madre di Veronica ha notevoli probabilità di vivere meno delle sue coetanee. E per lei è un problema, ma non perché volesse viaggiare per il mondo, no. Il suo dramma è che lei deve stare qui, per sua figlia.
Dunque, due esistenze che non sembrano collegate e invece lo sono: e da qui in avanti, invece, si parla di pensioni . Col linguaggio demagogico della politica, si sono scardinati i progetti di tanti italiani; io stessa non posso essere sufficientemente distaccata dal tema della riforma pensionistica, lo ammetto. Solo sui social network si trova chi non si scorda di ciò che è accaduto: i gruppi come 'Giù le mani dalle pensioni' sono ancora oggi un luogo in cui incontrarsi e scambiare informazioni ed esperienze su vicende su cui persino i sindacati sono colti da amnesia. E' proprio qui che c'è il Comitato di prepensionamento per i familiari di disabili gravi e gravissimi - nessuno pare accorgersi di loro, sono la realtà scomoda, la realtà punto e basta, abbastanza aguzza da far volgere altrove lo sguardo.
Quando la signora Maria Simona ha partecipato a un noto programma televisivo, lasciando al pubblico il suo accorato desiderio di poter stare al fianco di sua figlia, nessuno ha risposto. Nemmeno una parola, anche se in studio c'erano rappresentanti politici. Ma se il pensionamento è legato fortemente all'aspettativa di vita, com'è possibile non prendere atto di studi scientifici? Se non si sfruttano l'umana empatia e il buon senso, almeno si prendano in considerazione i dati oggettivi. Il 3 dicembre 2011 queste famiglie hanno organizzato un sit-in in piazza del Colosseo, e precisano semplicemente di voler rispetto. Mica il Colosseo, appunto.
Tutti hanno diritto - dopo a un esistere di lavoro - a uno stralcio di tempo nel quale riposare ed essere se stessi. Ma questi genitori (e anche questi figli, fratelli, sorelle) vogliono star a casa per essere accanto ai loro cari, per accudirli, nella solitudine in cui sono abbandonati. L'idea è che i vertici del Paese non sappiamo che sia, l'impatto deflagrante di un handicap grave su di una famiglia. Per esempio, a lungo è stato sfiorato e poi abbandonato il progetto del prepensionamento di chi accudisce questi ragazzi. Vogliamo parlare di attività usuranti?
Allora facciamo qualche esempio, per intenderci meglio.

C'è Sashah, un nome che è una carezza: ha 23 anni, una tetraparesi spastica, una condizione terribile
chiamata microcefalia ed è sorda. A sua madre mancavano circa due anni alla pensione, prima della manovra. E invece. Invece lei, vedova, continuerà ad avere sensi di colpa per "l'abbandono giornaliero" della sua bambina - sì, bambina, perché ha disperatamente bisogno di lei: "I viaggi che ho fatto in questi 23 anni NON sono stati viaggi di piacere ma viaggi della speranza", scrive.
O la mamma di Letizia, gravemente cerebrolesa: avrebbe bisogno di stare accanto a sua figlia e al compagno, anche lui divenuto disabile - dice una cosa semplice: "Solo in un'occasione la disabilità gravissima esiste: quando l'omicidio-suicidio di un genitore sale agli onori della cronaca, fa riempire pagine di riflessioni altisonanti dei soliti saccenti per poi ripiombare nel buio più assoluto...".
E la ricordate Veronica, poche righe fa? Non vede, non parla, non cammina, ha una tetraparesi spastica e sua madre, dopo notti estenuanti, prende un furgone a va in giro per Milano, per lavoro.
E la mamma di Gabriele e Lorenzo, entrambi disabili gravi; si chiama Anna Maria, ed è un medico, e sa essere chiara e sintetica sulla propria e altrui condizione: "Basterebbero la deprivazione del sonno e della speranza; ma c'è naturalmente molto altro: la fatica fisica, il peso emotivo, la sottrazione progressiva dei diritti e delle tutele, le richieste sempre più pressanti e implacabili del soffocante produttivismo, a noi che, genitori di 'soggetti improduttivi', dobbiamo produrre tre volte: per i nostri cari, per il nostro lavoro, per lo Stato che non vede i nostri figli" - lo Stato cieco di fronte ai loro figli, lo Stato disabile. La fortuna di non essere una giornalista professionista è quella di poter esprimere opinioni - anche tra le righe. Lo sdegno è un sentimento sempre palpabile.
Per cui, se lo provate anche voi, prendete questo articolo o altri; cercate di loro, di loro ricordatevi: queste storie accennate sono state raccolte dal loro Comitato, le potete avere, le potete conoscere. Se è crudele posticipare un'agognata e meritata pensione, qui è questione di sopravvivenza, di fronte a un lavoro usurante e continuo, fatto però con infinita dedizione: "... le feci che ogni giorno ed ogni notte puliamo, con amore, anno dopo anno, anche quando siamo malati, anche quando non ce la facciamo, anche se sentiamo il cuore contorcersi e lo stomaco bruciare", racconta Michele, padre di Marco, autistico. Le feci pulite con amore. C'è bisogno d'altro?
Imboccare con amore, lavare con cura, vestire delicatezza, cullare quei corpi adulti, quelle menti intense, tra sfortuna e adorazione. Immaginate solo una mezza giornata delle loro, perché non sono casi sporadici, ma una verità ampia, anche se celata. La deprivazione della speranza. Che si lasci loro il tempo di stare coi loro bambini, il più possibile.
Perché, alla fine, hanno ragione: non chiedono mica il Colosseo, loro.

21/02/12

Battesimo di Daniel...

alcune foto del battesimo di Daniel, il mio nipotino....purtroppo quel giorno avevo la febbre a 39 e così non ho potuto essere presente....mi è dispiaciuto moltissismo... pazienza....ma Silvia c'era....


che mi sta facendo?...:)


io voglio uscire......:)



cosa c'è qui sotto??...:)

20/02/12

Manifesto promozione del Turismo accessibile


Manifesto per la promozione del Turismo Accessibile (a cura del Ministero del Turismo)

In attuazione dell’art 30 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ratificata con Legge n. 18 del 24/2/09  
1. La persona nella sua accezione più completa, con i suoi specifici bisogni derivanti da condizioni personali e di salute (ad esempio: disabilità motorie, sensoriali, intellettive, intolleranze alimentari, ecc.) è un cittadino ed un cliente che ha diritto a fruire dell’offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi adeguati e commisurati a un giusto rapporto qualità prezzo.
2. L’accessibilità comporta il coinvolgimento di tutta la filiera turistica a livello nazionale e locale, a partire da: a. il sistema dei trasporti; b. la ricettività; c. la ristorazione; d. la cultura, il tempo libero e lo sport  
3. L’accessibilità dei luoghi non deve determinare la scelta della vacanza: si deve poter scegliere una meta o struttura turistica perché piace e non perché essa è l’unica accessibile. 


4. È necessario pensare l’accessibilità come accesso alle esperienze di vita, ovvero andare oltre il concetto dello “standard” valorizzando invece la centralità della persona/cliente con bisogni specifici. 
5. L’informazione sull’accessibilità non può ridursi a un simbolo, ma deve essere oggettiva, dettagliata e garantita, onde permettere a ogni persona di valutare in modo autonomo e certo quali strutture e servizi turistici sono in grado di soddisfare le sue specifiche esigenze. 
6. E’ necessario promuovere una comunicazione positiva, che eviti l’uso di termini discriminanti. Essa va diffusa informati fruibili per tutti, e attraverso tutti i canali informativi e promozionali del mondo turistico.


7. Poiché l’accessibilità riguarda non solo aspetti strutturali e infrastrutturali, ma anche i servizi offerti ai turisti, occorre promuovere la qualità dell’accoglienza per tutti, ovvero incentivare un cambiamento culturale che generi profondi mutamenti dei modelli organizzativi e gestionali, ancora prima che strutturali. 
8. E’ necessario incentivare la formazione delle competenze e delle professionalità, basata sui principi dello Universal Design e che coinvolga tutta la filiera delle figure professionali turistiche e tecniche: manager, impiegati, aziende, imprese pubbliche e private. Occorre inoltre aggiornare i programmi di studio degli Istituti per il Turismo, Tecnici, Universitari, dei Master e dei Centri Accademici a tutti i livelli. 
9. Le Autonomie Locali, ognuna per le proprie competenze e vocazioni, hanno il compito di implementare l’accessibilità urbana, degli edifici pubblici e dei trasporti locali, pianificando inoltre periodiche azioni di verifica e di promozione delle proposte turistiche per tutti. 10.Per realizzare e promuovere il turismo accessibile in una logica di sistema si auspica la fattiva collaborazione tra gli Operatori turistici, le Autonomie Locali, gli Enti Pubblici, le Associazioni delle persone con disabilità e le Organizzazioni del turismo sociale.

I principi ispiratori del Manifesto sono approfonditi nel documento “Istruzioni per l’uso del Manifesto per la Promozione del Turismo Accessibile


17/02/12

Lettere di dolore


«Circa 80 milioni di cittadini europei sono affetti da una qualche forma di disabilità. Tale cifra, tradotta in termini percentuali, è pari al 16% della popolazione europea. In altri termini, almeno un europeo su 4 ha un familiare disabile». Bastano questi numeri, dati l'altro giorno dal commissario Antonio Tajani in una audizione al gruppo Ppe dell'europarlamento, a capire come l'handicap faccia parte quotidianamente della vita di moltissimi di noi.
Lo dicono i numeri, lo dicono i messaggi di cui traboccano i blog dedicati a questi temi come quello del Corriere della Sera (InVisibili), lo dicono le lettere che arrivano al giornale ogni volta che, forse senza la continuità invocata, ci occupiamo di alcuni dei tanti problemi della disabilità.
«Uscire» allo scoperto, raccontare la propria storia, rivelare la propria sofferenza, è essenziale per rompere con una cultura che per secoli ha «nascosto» il disabile in casa, dentro la famiglia, nel chiuso degli affetti dei genitori e dei fratelli, come fosse frutto di una colpa. Così come pensava San Gregorio Magno teorizzando che «un'anima sana non albergherà mai in una dimora malata» o il quarto Concilio Lateranense deliberando che «l'infermità del corpo a volte proviene dal peccato».
Per questo, oggi, sommersi da messaggi di consenso e di dolore dopo avere messo a fuoco l'altro giorno il tema del disinteresse dello Stato nei confronti delle famiglie, così come sottolineato dal rapporto del Censis, abbiamo deciso di pubblicare alcune di queste lettere. Lettere di italiani che non chiedono l'elemosina. Ma si raccontano, si sfogano, denunciano. Nella speranza che aiutino chi sta «lassù» (non il buon Dio, si capisce: lui lo sa già) a capire come un paese serio, anche in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo, non è legittimato a dimenticarsi delle fasce più deboli della popolazione. E tanto meno scaricare il problema sulle famiglie.
(Gian Antonio Stella)
qui troverete alcune delle lettere arrivate al Corriere della Sera

16/02/12

L'odore di mio figlio...


La lettera della mamma di un bambino disabile
«Dopo quasi quindici anni ovviamente non mi sono rassegnata né ad avere un figlio disabile né a continuare le mie battaglie, anzi ti dirò che ci ho preso gusto. Anche perché ogni giorno me ne porta una nuova e devo dire che la mia vita è molto ma molto interessante.
Dunque, Ale frequenta un liceo vicino casa e un bel giorno manca l’acqua per il quartiere perché nel fare certi lavori una ruspa ha tagliato una condotta. Cartello all’ingresso della scuola con l’avviso “per mancanza di acqua le lezioni finiscono alla terza ora”. Entro ma i bidelli mi dicono che Ale no, non può, manca l’acqua ovvero ne esce un filo. Lo dovrei riportare a casa perché le “condizioni igienico-sanitarie” non permettono la permanenza del disabile a scuola. I poveri bidelli fanno il loro dovere ma non hanno fatto i conti con il fatto che le carrozzine possono fungere da nave rompighiaccio.
Il trucco è semplice: i pedali dove poggiano i piedi del disabile sono all’altezza delle caviglie di qualunque persona, basta spingere un pò e AHIAA!!! Oops mi scusi, accidenti ste carrozzine, permesso e mi fiondo in classe e sistemo il pupo. Arriva il Generale e lo Stato maggiore (tradotto Preside e Vicepreside e qualche professore) e mi ripetono la litania delle condizioni-igienico sanitarie.
Scoppio a ridere e faccio l’elenco: muri scrostati, due tazze al cesso per sei classi (25 a classe totale 150 ragazzi), linoleum scortecciato per terra e muffa vicino alle pareti delle finestre. E, se proprio dobbiamo parlare di igiene nessuno dei ragazzi ha sapone per lavarsi le mani “dopo”. Ale ha un bagno nuovo tutto suo, ha rotoli di carta, fazzolettini umidi, guanti per l’AEC e biancheria di ricambio e fornisco all’Aec uno speciale sapone igienizzante per le mani. Se poi insistono posso fargli arrivare due taniche da 20 litri ognuna entro un’ora dal mio colf.Insomma se qualcuno deve tornare a casa sono i 150 ragazzi e non lui. Se poi vogliamo dire che il disabile puzza per definizione allora è un altro discorso.
I poveretti cercano di sopravvivere alla mia valanga di ragioni, i ragazzi ammutoliscono e si guardano tra loro, e l’Aec che non può perdere la giornata (se non lavora non lo pagano) ha la bella idea di chiedermi anche per calmarmi: ma no Ale non puzza, anzi lei gli mette un buon profumo. Di che marca è? Penhaligon ovviamente. Uno dei professori, l’insegnante d’inglese, se ne esce fuori “Accidenti ma è costosissimo e quasi introvabile!! “Certo è una delle più costose acque di colonia inglesi, a Roma lo vendono solo tre profumerie”.
Il Generale e lo Stato Maggiore borbottano che mai lo hanno sentito nominare e io rincaro la dose “E’ ovvio che non l’avete mai sentito, è molto costoso, alta profumeria solo per duchi inglesi e disabili italiani”. Quando Ale torna a casa mi riferisce che lui al bagno non ci è andato ma una compagna ha chiesto per favore se poteva. L’Aec, un extra-comunitario, un bello spirito, rideva sotto i baffi mentre mi spettegolava: uno dei professori è andato su Internet a cercarsi Penhaligon. Peccato che mi sono persa la sua faccia quando ha visto la schermata del prezzo!!
Adesso Ale mi riferisce che nessuno gli dice più che puzza e anzi qualcuno fa commenti e complimenti sul maglione e sulle scarpe, il professore d’inglese mi tratta più cordialmente ed è venuto a sapere dei miei anni trascorsi tra i sudditi di Sua Maestà per cui ogni tanto mi fa qualche domandina d’indagine (No a prendere il tè con la Regina non ci sono stata).
L’aria sembra cambiata a scuola, mi pare più profumata. E un piccolo particolare per chiudere: tra le tante conseguenze del danno cerebrale, una è che i disabili non sudano. Il loro sistema di termo-regolazione salta, quindi non sudano e quindi non possono avere un cattivo odore che è dato dalla fermentazione del sudore.
La termo-regolazione, per quanto possa sembrare strano, è associata alla respirazione. Molti disabili faticano a respirare tanto che la parte inferiore del viso si deforma e loro stanno spesso con la bocca aperta come un maratoneta arrivato in finale. E non sudano e non puzzano.
Ale ha risolto i suoi problemi di respirazione verso i tre anni di vita ma fino ai sette anni ha dormito con la macchina respiratoria, ha iniziato a parlare verso i quattro anni e il suo viso non si è deformato. Ricordo ancora con gioia una notte afosa di luglio: ero andata a controllarlo e avevo visto la pelle lucida di sudore sul retro del collo. Per la prima volta ho sentito l’odore di mio figlio, aveva cinque anni.
E con questa nota di calore ti lascio: vado a calpestare un poco di neve fino all’automatico delle sigarette e a godermi il silenzio bianco di una città che è molto più pulita e profumata dei suoi abitanti.
Un abbraccio e buona notte. Queen Ann»

Il mio passato


Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
è come se non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
non conta più niente.
Il passato ed il futuro
non sono realtà ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.

                                          (Alda Merini)

15/02/12

La Maschera


TRILUSSA - La maschera
Vent’anni fa m’ammascherai pur’io!
E ancora tengo er grugno de cartone
che servì p’annisconne quello mio.
Sta da vent’anni sopra un credenzone
quela Maschera buffa, ch’è restata
sempre co’ la medesima espressione,
sempre co’ la medesima risata.
Una vorta je chiesi: – E come fai
a conservà lo stesso bon umore
puro ne li momenti der dolore,
puro quanno me trovo fra li guai?
Felice te, che nun te cambi mai!
Felice te, che vivi senza core! -
La Maschera rispose: – E tu che piagni
che ce guadagni? Gennte! Ce guadagni
che la genti dirà: Povero diavolo,
te compatisco… me dispiace assai…
Ma, in fonno, credi, nun j’importa un cavolo!
Fa’ invece come me, ch’ho sempre riso:
e se te pija la malinconia
coprete er viso co’ la faccia mia
così la gente nun se scoccerà… -
D’allora in poi nascónno li dolori
de dietro a un’allegria de cartapista
e passo per un celebre egoista
che se ne frega de l’umanità!


11/02/12

CARNEVALE DI VENEZIA "Le maschere più belle" "The most beautiful masks ...

Il Martellone del Comune



trovata su facebook su: Disabilità Non È Diversità NOI NON DIMENTICHIAMO NESSUNO, SIAMO QUI PER TUTTI QUELLI CHE HANNO QUALCOSA DA DIRE, O CHE ABBIANO SUBITO SOPRUSI O ALTRO!


bella idea!! ovviamente è solo una provocazione...ma comprendo chi in carrozzella è bloccato... per la poca o niente sensibilità di molta gente.....

È nato prima l’uomo o la finitezza del pianeta?


Lo scorso 1 febbraio si è tenuto alla Camera un convegno organizzato dal senatore Carlo Giovanardi dal titolo provocatorio “È nato prima l’uomo o la gallina?”, nel quale si è parlato del ruolo delle proteine animali nell'alimentazione umana e del valore economico della filiera zootecnica, includendo nell’analisi quei comparti che utilizzano i pellami nel settore dell’abbigliamento e della moda. La tesi promossa dall’incontro è stata la seguente: dal momento che milioni di italiani si vestono e si nutrono di prodotti di origine animale, e che altrettanti individui ricavano il loro reddito da attività fondate sull'allevamento, occorre smettere di demonizzare un settore che per l’Italia vale 40 miliardi di euro l’anno.
Non intendo soffermarmi in questo spazio sulle argomentazioni etiche, la cui trattazione ci porterebbe alquanto lontano, anche alla luce del fatto che uno dei relatori era Monsignor Mauro Cozzoli, Ordinario di Teologia Morale alla Pontificia Università Lateranense. Sorvolo anche sulle considerazioni nutrizionistiche, che non sono il mio campo, e mi prefiggo invece di evidenziare come si continuino ad utilizzare dei modelli di ragionamento vecchi, propagandandoli come metodi per risolvere problemi socioeconomici che a forza di parlarne, non possono più nemmeno definirsi nuovi. Sono ormai quarant’anni, infatti, che si discute in termini scientifici dell’insostenibilità del nostro modello produttivo basato sulla crescita continua, e da più di duecento si discute del problema demografico. Il rebus gigantesco che oggi dovremo risolvere in tempi putroppo rapidissimi sta nel numero di persone che abita il nostro pianeta, e nelle risorse procapite che vengono consumate da ciascuno di questi individui: entrambi questi fattori sono in costante crescita, mentre la dimensione fisica della sfera sulla quale abitiamo continua a rimanere sempre la stessa. I nostri prelievi di risorse già oltrepassano abbondantemente la biocapacità della terra, ovvero le sue possibilità di autorigenerazione, mentre a valle del processo produttivo i rifiuti generati dal nostro modello lineare hanno attivato meccanismi distruttivi quali ad esempio un riscaldamento planetario che rischia di sfuggire completamente al nostro controllo.
Le prime strategie da mettere in atto per minimizzare i danni prodotti sono degli spostamenti da comparto a comparto, con il fine di raggiungere lo stesso scopo, arrivandoci per una strada diversa, che privilegi una migliore efficienza. Così come il trasporto delle merci su gomma, rispetto a quello effettuato su idrovia e ferrovia rappresenta un nonsenso energetico, e genera una serie di pesanti problemi collaterali i cui costi ricadono comunque sulla comunità, altrettanto l’alimentazione carnea è estremamente energivora rispetto a quella vegetariana, a parità di persone sfamate richiede estensioni di terreno fino a dieci volte maggiori, e produce enormi devastazioni planetarie, quali deforestazione, inquinamento di acqua, perdita di biodiversità e generazione di consistenti quantità di gas serra. I costi di tutto questo vanno conteggiati nel bilancio economico finale. Se l’ONU ha avviato nel 2008 una campagna
mondiale per la riduzione dei consumi di carne, e l’Unione Europea ha fatto la stessa cosa nel 2009, il problema evidentemente esiste: tutti i responsabili in Europa e nel mondo sono stati invitati a promuovere misure a livello internazionale, nazionale e locale per affrontare le problematiche ambientali e di salute pubblica connesse con i crescenti consumi di carne.

Se ci siamo cacciati in questa situazione di crisi economica planetaria, dalla quale potremo uscire solo con un radicale cambio di paradigma, è perchè abbiamo omesso di includere nel nostro conto economico il degrado del capitale naturale e i danni collaterali prodotti dai molteplici e continui “progressi” del nostro modello, di cui sono stati computati soltanto i benefici, e mai i costi e le conseguenze negative. In un momento storico delicatissimo come questo, nel quale si è ormai conclusa l’era dell’energia a buon mercato, ed il suolo produttivo a fini alimentari sta diventando una risorsa preziosissima, insidiata dall’espansione dei biocarburanti, minacciata dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, attanagliata dalla crescita dilagante del cemento e dell’asfalto, stravolta dai dissennati cambiamenti d’uso del territorio, non si possono più adottare delle tattiche protezionistiche che rendono intoccabili ed autoreferenziali alcuni settori. È il momento di confrontare delle opzioni, scegliendo di trasferire le risorse dove si ottengono risultati analoghi con spese ed impatti negativi minori. Prima di giudicare quanto effettivo benessere portino i 40 miliardi di fatturato di quel comparto che non deve essere messo in discussione, domandiamoci quante esternalità negative si generano da quelle cifre, e quanto efficiente sia quel metodo produttivo, se viene messo a confronto con altre possibilità parallele, in una prospettiva di calcolo globale. La natura ragiona in questo modo, e tira avanti senza problemi da quattro miliardi e mezzo di anni. Proviamo a seguire lo stesso schema di pensiero anche noi, che siamo arrivati alla frutta dopo poco più di duecento anni di sviluppo industriale.
(di Gabriele Porrati-Coordinatore del Progetto Cambiamo

09/02/12

Secondo il calendario Maya....




La fine del calendario dei Maya non prevede alcuna catastrofe globale, tanto meno la fine del mondo, dicono gli attivisti indigeni e gli anziani che hanno parlato con IPS News in Guatemala. Ma le risorse naturali, quelle sì, stanno finendo, a casua delle attività umana. Secondo il calendario Maya, 21 dicembre 2012 segnerà la fine di un grande ciclo di 13 "baktun", ciascuno di 144 mila giorni, della durata complessiva di 5.126 anni. Ma la fine di un ciclo non significa affatto la fine del mondo, e l'isteria collettiva innescata dal presunto giorno del giudizio con la fine del 2012 non rispecchiano affatto il pensiero degli Indios Maya del Guatemala odierno.


Secondo gli storici, il grande ciclo iniziato il 11 agosto, 3.114 aC, e termina il 21 dicembre di quest'anno, con il solstizio d'inverno - segnando l'inizio di un nuovo lungo ciclo di conteggio. Quello che ci preoccupa invece è l'urgenza di riorientare il nostro comportamento verso a natura, contrastare il riscaldamento globale e le politiche neoliberiste che hanno portato all'estrazione indiscriminata di petrolio e minerali per mandare avanti grandi fabbriche, e che costituiscono una seria minaccia per umanità ", spiega alla IPS News Antonio Mendoza, attivista nel gruppo indigeno Oxlajuj Ajpop, che prende il nome proprio dal numero 13 (in lingua Quiché) del calendario Maya.
"L'idea è di venire insieme in unità e solidarietà e salvare il valore (Maya) della conoscenza della natura e della Madre Terra", ha aggiunto Mendoza.

L'antica civiltà Maya è stata sorta intorno al 2000 aC nell'area che oggi va dal Messico meridionale, al Guatemala, al Belize occidentale e nord dell'Honduras. La civiltà Maya è fiorita fino al 900 dC, che ha segnato l'inizio del periodo post-classico, conclusosi sei secoli più tardi con la conquista spagnola.
Al culmine della cultura Maya, nel periodo classico - tra il 250 e il 900 dC - era una delle civiltà più avanzate del mondo, nota per la sua architettura e pianificazione urbanistica, una matematica sofisticata, accurati calcoli astronomici e un avanzato sistema di scrittura geroglifica.
fonte: salvaleforeste.it

08/02/12

Trova tempo


Trova tempo di pensare:
è la fonte del potere.
Trova il tempo per sognare:
è attaccare il tuo carro ad una stella.
Trova tempo per leggere:
è il fondamento della saggezza.
Trova tempo per l’amicizia:
è la strada della felicità.
Trova tempo per amare
ed essere amato:
è il privilegio degli Dei.
Trova tempo per aiutare gli altri:
la giornata è troppo breve
per essere egoista.
Trova tempo per ridere:
è la musica dell’anima.
(antica preghiera Irlandese)

06/02/12

Scrivere un Curriculum


da "Vista con granello di sabbia"

di Wislawa Szymborska (premio Nobel della Letteratura nel 1996)

Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

05/02/12

Febbraio



IL TUO MIRACOLO, AMORE

Come si allungano le ore
di luce, com’è ingordo Febbraio
di oro torbido e di vita
allo stato nascente
di rami germinanti dal niente
su cui si apriranno dei fiori
dicendoci che è possibile riavere
dal niente, forme, profumi, colori.
È questo il tuo miracolo, Amore,
questa violenta volontà di essere
materia che si agita e si muove
e si piega e si mescola e confonde,
l’energia marina del vento,
l’energia aerea delle onde.
È questo il tuo miracolo, Amore,
lo spirito che entra nelle cose
che popola il vuoto di mimose
come fa sui viali liguri Febbraio.
(Giuseppe Conte)

04/02/12

Nuovo blog: InVisibili

Un nuovo spazio per discutere idee e proposte 

e per confrontarsi sui temi della disabilità

Il blog InVisibili si presenta dal nome: denuncia una condizione nella quale troppo spesso vive chi ha a che fare con una disabilità. L'obiettivo del blog è cambiare questa situazione: innanzitutto parlandone, nel modo più chiaro e sereno possibile. Discutendo idee, proposte, progetti per mettere i disabili in condizione di vivere e confrontarsi alla pari. E nello stesso tempo per offrire alla società le risorse dei disabili. Non vorremmo che lo spazio venisse occupato dalla compassione o, peggio, dalla pietà. Sono atteggiamenti inutili in un Paese che dovrebbe sforzarsi di eliminare qualsiasi tipo di discriminazione. Vorremmo che insieme si stigmatizzassero i comportamenti sbagliati e si trovassero soluzioni dettate dal rispetto dell'individuo ma anche dal buon senso. Chi non sta abitualmente accanto a persone con handicap, fisico o mentale, non conosce le difficoltà quotidiane che queste devono affrontare. E le enormi fatiche di chi le aiuta e le sostiene. Probabilmente non è insensibilità, è semplicemente ignoranza. Al pari del Canale Disabilità di Corriere Salute, questo blog ha le caratteristiche per "intendersi" con i vari software di cui i disabili possono dotarsi per ovviare alla loro specifica limitazione. L’accessibilità per i disabili non è necessariamente sinonimo di complicazione: lo dimostreranno Franco Bomprezzi e Simone Fanti che gestiranno il blog a distanza con assoluta facilità, da telelavoratori. È tempo di portare allo scoperto quello che è restato per troppo tempo nascosto. O meglio Invisibile.

Il Segreto del Pensiero Vivente

01/02/12

L'elefante con le ghette

Ora









GUARDA FELICEMENTE AL TUO PASSATO

E RIVIVI LE GIOIE DI TUTTE LE METE
CHE HAI GIA' CONQUISTATO
GUARDA FELICEMENTE AL TUO FUTURO
E ASSAPORA LA GIOIA DI TUTTE LE METE
CHE PUOI ANCORA RAGGIUNGERE
CHIUDI GLI OCCHI E ASCOLTA
SOLO IL TUO RESPIRO SENZA FRETTA
E SENTIRAI CHE LA SOLA VERA
STRAORDINARIA VITA CHE TI APPARTIENE
ATTIMO DOPO ATTIMO
LA STAI VIVENDO ORA