“L’Universo non giudica: cospira a favore di ciò che desideriamo. Perciò il guerriero ha il coraggio di guardare le ombre della propria anima, e si domanda se non stia chiedendo qualcosa di sbagliato per se stesso. E presta sempre grande attenzione a ciò che pensa.” PAULO COELHO
23/03/15
Tienimi per mano al tramonto
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne
e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...
Tienila stretta quando non riesco a viverlo
questo mondo imperfetto...
Tienimi per mano...
portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano...
nei giorni in cui mi sento disorientata...
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate...
Tienimi la mano, e stringila forte
prima che l'insolente fato possa portarmi via da te...
Tienimi per mano e
non lasciarmi andare... mai...
(Herman Hesse)
14/03/15
Seta
.........
La sera Hervé Joncour preparò i bagagli. Poi si lasciò portare nella grande stanza lastricata di pietra, per il rito del bagno. Si sdraiò, chiuse gli occhi, e pensò alla grande voliera, folle pegno d’amore. Gli posarono sugli occhi un panno bagnato. Non lo avevano mai fatto prima. Istintivamente fece per toglierselo ma una mano prese la sua e la fermò. Non era la mano vecchia di una vecchia.
Hervé Joncour sentì l’acqua colare sul suo corpo, sulle gambe prima, e poi lungo le braccia, e sul petto.
Acqua come olio. E un silenzio strano, intorno. Sentì la leggerezza di un velo di seta che scendeva su di lui. E le mani di una donna – di una donna – che lo asciugavano accarezzando la sua pelle, ovunque: quelle mani e quel tessuto filato di nulla. Lui non si mosse mai, neppure quando sentì le mani salire dalle spalle al collo e le dita – la seta e le dita – salire fino alle sue labbra, e sfiorarle, una volta, lentamente, e sparire.
Hervé Joncour sentì ancora il velo di seta alzarsi e staccarsi da lui. L’ultima cosa fu una mano che apriva la sua e nel suo palmo posava qualcosa.
Aspettò a lungo, nel silenzio, senza muoversi. Poi lentamente si tolse il panno bagnato dagli occhi. Non c’era quasi più luce, nella stanza. Non c’era nessuno, intorno. Si alzò, prese la tunica che giaceva piegata per terra, se la appoggiò sulle spalle, uscì dalla stanza, attraversò la casa, arrivò davanti alla sua stuoia, e si sdraiò. Si mise a osservare la fiamma che tremava, minuta, nella lanterna. E, con cura, fermò il Tempo, per tutto il tempo che desiderò.
Fu un nulla, poi, aprire la mano, e vedere quel foglio. Piccolo. Pochi ideogrammi disegnati uno sotto l’altro. Inchiostro nero.
(da il libro Seta di Alessandro Baricco)
04/03/15
Apparizioni di nubi
Piccola vela bianca, in un mare sconfinato
tremante sullo specchio volubile dell'acqua
di paura e di freddo, nella corsa verticale;
alle volte ti assale
lo spettro visionario che t'insegue nel cielo.
Un Re tronfio, con la pancia di nuvole,
passa nel limite estremo dell'orizzonte.
Delle case fantastiche, si disfanno
in una dissoluzione aerea
precipitando masso su masso, con un balzo profondo:
dalle finestre sbocconcellate
la luna si spenzola a contemplare il mondo.
È incuriosita di te, piccola vela:
E ti perseguita con la sua scia luminosa
che s'incendia nel mare in uno sciacquio d'oro infinito
Tu senti il freddo della sua luce, e più tremi.
Ed i navigli obbedïenti ai remi
fuggono verso i porti nascosti nell'ombra,
dove le braccia dei moli s'aprono sterminatamente nere,
e gli occhi dei fari piangono lacrime equidistanti.
(Enrico Cavacchioli)
Stanchezza
Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno,
tutte queste cose -
queste e cio’ che manca in esse eternamente -
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile,
c’è senza dubbio chi non vuole niente -
tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza…Fernando Pessoa
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